E' fatta di ricordi l'ultima battaglia della Legione straniera

E' fatta di ricordi l'ultima battaglia della Legione straniera E' fatta di ricordi l'ultima battaglia della Legione straniera Parigi celebra il centocinquantesimo anniversariodel famoso Corpo creato da Luigi Filippo ma qualcuno vorrebbe abolirlo. Un libro ne rievoca tradizioni, storia e personaggi. Le due immagini del legionario: un po' eroe, un po' «avanzo di galera» PARIGI — In occasione del suo centocinquantenario, Plon pubblica una «Storia della legione straniera» di Georges Blond. autore di un'abbondante opera narrativa e saggistica. Il merito di questo grosso volume è di evocare non solo l'epopea della legione coi suoi innumerevoli, gloriosi o tragici fatti d'armi, ma anche la fisionomia di molti personaggi pittoreschi e le singolari tradizioni su cui si fonda la leggenda di questo corpo. Una leggenda a tinte fortemente contrastate, che a seconda delle passioni politiche, ha contribuito a dare del legionario due immagini antitetiche altrettanto false: quella del prototipo di un eroismo disinteressato e quella del «pezzo da galera», brutale e torturatore. Creata il 10 marzo 1831 con un'ordinanza di Luigi Filippo e comprendente inizialmente sette battaglioni di altrettante nazionalità, la Legione straniera ha per caratteristiche essenziali il suo sistema di reclutamento internazionale e anonimo e l'efficacia del suo addestramento. Secondo le ultime statistiche disponibili, cinquantadue nazionalità vi sono attualmente rappresentate, di cui 1\,5% di lingua tedesca, W°c di latini, 5% di slavi, 396 di anglosassoni, 2% di afro-asiatici, 196 di nordici, 896 di «diversi» e il resto di francofoni. Secondo le epoche e le congiunture storiche, si è registrata una preminenza di tale o tal altra nazionalità. In origine l'ossatura era costituita da tedeschi e svizzeri, eredi dei celebri lanzichenecchi, e poiché i tedeschi hanno la vocazione militare nel sangue, l'inquadramento a livello dei sottufficiali ha continuato ad essere prevalentemente germanico. Così si spiega anche la persistente tradizione dei canti tedeschi: a Natale per esempio i legionari intonano in coro «Stille nacht» e «Tannenbaum». Dopo la rivoluzione sovietica, la Legione accoglierà uno squadrone di cosacchi, veterani delle armate bianche di Wrangcl e di Denikini, celebri per la loro eleganza e l'arte di provetti cavallerizzi. Durante il secondo conflitto mondiale, si noterà un grande afflusso di ebrei del Centro-Europa, desiderosi di battersi contro Hitler, e nel dopoguerra quello di vari fascisti, fra cui Giuseppe Bottai, ex ministro dell'educazione. La Legione è stata sempre accogliente per gli adolescen- ti scappati da casa, per i cuori infranti, gli spiantati, le teste calde, Accetta anche «i piccoli delinquenti che non sembrino incorreggibili», cui offre la possibilità di «riscattarsi attraverso il servizio delle armi, i pericoli dei combattimenti, il sangue versato». Perciò ammette che ci si arruoli sotto una falsa identità, e questa è sempre stata una pratica corrente. Così nei registri della Legione figurerà il nome del caporale Mariubaldini, che si distinse nell'assedio di Sebastopoli, ed era in realtà un principe Ubaldini di autentica nobiltà romana: si dice fosse stato vescovo e avesse rinunciato alla porpora per l'avventura. O ancora il nome del sergente Kara Giorgio, che partecipò nel 1870 alla disastrosa guerra contro la Prussia e riuscì a ripassar le linee nemiche travestito da mugnaio: era un Katageorgevitch, il futuro Re Pietro I di Serbia. Le nuove reclute firmano un contratto per cinque anni. denunciabile entro tre settimane. La selezione fisica è molto rigorosa: tre candidati su quattro vengono scartati. L'addestramento è durissimo, la disciplina di ferro. Fintanto che il quartier generale della legione rimase a SidiBel-Abbés, in Algeria, gli insubordinati scontavano le pene al campo disciplinare di Colomb-Bechar. Più che un campo era una galera: gli uomini erano costretti ai lavori forzati, fabbricar mattoni o cavar pietre per le costruzioni militari. All'interno del campo dovevano circolar sempre a passo ginnastico e a piedi scalzi. Niente riposo, niente tabacco, né vino. La durezza di questo regime spiega come molti fossero i disertori, ma anche come la Legione abbia formato gli uomini più indomiti nei combattimenti, più resistenti alla fatica e alle mille insidie dei climi inclementi a cui erano esposti. Ma c'è anche il rovescio della, medaglia. La straordinaria fraternità che lega que¬ st'accozzaglia di uomini di ogni razza, il gusto dell'avventura, il culto dell'onore, e il fascino esercitato sulle donne dalla fama di irresistibili dongiovanni (si dice che durante la campagna contro gli asburgici del 1859, cui la Legione partecipò sotto il comando di Napoleone IH. le belle milanesi abbiano riservato un'accoglienza particolarmente frenetica agli eroi della battaglia di Solferino). Ci furono poi sempre dei legionari previlegiati. Limitiamoci a citare il singolare comandante Aage, figlio del principe Waldemar di Danimarca e della principessa Maria d'Orléans e pronipotino di Re Luigi Filippo. In seguito a un dissesto finanziario, entra nella Legione nel 1922, e vi rimane fino alla morte, anche dopo aver sposato una milionaria americana. Quando la sua unità è in riposo, si mette in frac e dà sontuosi ricevimenti, comportandosi come un principe russo della Belle Epoque. I suoi uomini lo adorano, per un riflesso di snobismo, perché è generoso, perché è un bevitore fuori classe — e questo è un titolo di vanto nella Legione —, perché suona la batteria alla perfezione e non esita a far a pugni per una questione d'onore. Lo spazio non consente di evocare gli infiniti episodi in cui si è «illustrata» la Legione. Ricordiamo almeno il leggendario massacro di Carneione, di cui si celebra ogni anno il 30 aprile la ricorrenza. Accadde nel 1863 in Messico dove 62 legionari incaricati di scortare un trasporto d'oro furono attaccati da un migliaio di guerriglieri messicani. Trincerati in un caravanserraglio resisteranno fino all'ultima cartuccia, mettendo fuori combattimento 300 degli assediatiti; 49 legionari troveranno la morte nell'impresa. Quando i superstiti, feriti, sono costretti ad arrendersi, gli aggressori sbalorditi prorompono in un grido: «No son hombres, son demonios!». I legionari hanno combattuto in Spagna per tre anni" contro i cartisti, hanno trionfato a Sebastopoli durante la guerra di Crimea, ai primi del secolo si sono impegnati nella lunga guerra del Rif contro i berberi, signori del deserto. La prima guerra mondiale li ritrova sui Dardanelli e in Serbia. Muoiono a migliaia nella battaglia delle Argonne, dove primeggiano i garibaldini. nèlI'Artois, sulla Somme. Qui dobbiamo citare il nome del poeta americano Alan Seeger: nel villaggio di Belloy una campana, consacrata alla sua memoria, suona ogni giorno {'Angelus per ricordarne il sacrificio. E anche quello dello svizzero Blaise Cendrars, che perse la mano destra nella Champagne. Il ricordo di questi sanguinosi combattimenti e della calda fraternità nelle trincee fangose rivive in vari scritti del poesta: «La mano tagliata». «Ho ucciso». «L'uomo fulminato». Da Narvik. all'estremo Nord della Norvegia, all'Eritrea, dalla Siria a Bir-Hakeim contro l'armata di Rommel, dalla Foresta Nera al Danubio, i legionari sono presenti durante il secondo conflitto mondiale sui più svariati campi d'operazione. Il penultimo capitolo della loro storia, quello delle guerre coloniali, è il più noto. L'Indocina, col finale luttuoso di Dien Bien Phu, dove 1500 legionari, arroccati in una fortezza reputata imprendibile, trovarono la morte — sorpresi da migliaia di guerriglieri di Giap, che si erano introdotti fin sotto le loro posizioni scavando dei cunicoli nella giungla —, 4000 furono feriti e gli altri fatti prigionieri. L'Algeria, con la sua lunga sequenza di imboscate, di sommosse duramente represse, di battaglie vinte contro i fellagba, di insurrezioni fallite contro il potere centrale. Nel 1962, Sidi-Bel-Abbés, culla della Legione, deve essere sgomberata. La legione si è ora ripiegata nel Midi della Francia, in Corsica, nella Guiana e in Polinesia. I legionari hanno ritrovato la loro vocazione primitiva di «costruttori», che si vantano di aver ereditato dai romani. A Calvi; in Corsica, hanno costruito il campo Raffalli, a Madagascar l'aeroporto di Andrakaka, sull'atollo deserto di Muroroa, nel Pacifico, la prima base nucleare francese, in Guiana stanno costruendo una gigantesca strada attraverso la foresta vergine, in direzione del Brasile. Capita ancora che qualche reparto venga impegnato in un'episodica azione armata in Africa. I para della Legióne sonò ' intervenuti due violte" nel Ciad, dilaniato dalla guerra civile. Nel 1978, nello Zaire, sono piombati dal cielo a Kolwezi per arrestare i massacri di europei da parte di forze katanghesi infiltrate (questa Operazione Leopardo» è narrata da Pierre Sergent ne «La legione salta su Kolwezi», edizioni Presses De La Cité). Grazie all'«Operazione Barracuda», l'anno successivo hanno posto termine, senza spargere una sola goccia di sangue, al regno del tirannico Bokassa. Questi interventi sono però stati contestati per motivi politici. Nel novembre 1979 una proposta di legge tendente ad abolire la Legione è stata presentata in Parlamento: la commissione della difesa l'ha respinta. La Legione non ha fatto commenti. Elena Guicclardi Illustrazionc di Dino Battaglia (da «L'uomo della Legione», ed. Opini)