Soldati: il mondo si incendia ma io racconto di Nico Orengo

Soldati: il mondo si incendia ma io racconto Intervista sul nuovo romanzo Soldati: il mondo si incendia ma io racconto «Per cambiare ci vuole pazienza. Il terrorismo è pigrizia» Uno dei personaggi ha suscitato una polemica con Testori: «Il mio critico d'arte è tutto inventato» Il caro-libri? «"L'incendio" costa come un chilo di fagioli» TORINO — Si agita continuamente, punta la canna da passeggio per indicare un albero, sottolineare un aggettivo, mettere un punto esclamativo. Ha sempre bisogno di qualcosa, un bicchier d'acqua, un golf, fare pipi, una telefonata. A settantacinque anni Mario Soldati ha la vitalità e la irrequietezza curiosa di un ragazzo, un ragazzo con l'eterno toscano ai margini delle labbra, l'occhio sornione da Groucho Marx, la camicia colorata e il grande nodo della cravatta un po' dandy. Mario Soldati pubblica in questi giorni un romanzo, si chiama L'incendio (Mondadori, pagine 327. lire 9500). una storia a cui pensava da quindici anni, ma che gli rimaneva in testa senza trovare la via della pagina, finché le prime righe non gli sono apparse chiare: •• Verso la metà di giugno ero andato a Venezia con Emanuela sapendo che il suo fidanzato (fidanzato ormai anche nei confronti delle due famiglie! sarebbe tornato dall'America il 19 o il 20». Trovato l'inizio, tutta la storia è andata avanti serenamente e in due mesi e mezzo il romanzo era finito. E' una storia tenera e beflarda, divertentissima con un intreccio carico di suspense dalla prima all'ultima pagina. Racconta la fine di un amore e la nascita di una grande amicizia. Un industriale, l'ingegner Zorzi. lascia la sua giovane amante che deve sposarsi e conosce un pittore, affatto famoso e bizzarro. Mucci. Su segnalazione di un critico d'arte omosessuale, il Marinoni, ha visto un suo quadro. «L'incendio», che vuole a tutti costi comprare e regalare come dono di nozze alla ragazza. Con il pittore stringerà una grande amicizia, ne diventerà il suo più appassionato collezionista e gli offrirà la possibilità di un viaggio in Africa, lontano da una donna, la Fernanda, postina in Bardonecchia. che non può sopportare più. Ma in Africa il pittore scompare. Zorzi e Marinoni affranti dal dolore sentono l'impegno di far conoscere l'arte del grande pittore sconosciuto e Marinoni prepara articoli, mostre, catalkghi. tutte le cose che per pigrizia non aveva mai fatto quando il Mucci era in vita. Il successo è assicurato, le quotazioni vanno alle stelle. Ma... ha da qui inizio tutta una allegrissima serie di ma. di colpi di scena. — Soldati ama, come personaggio dei suoi romanzi, la figura del pittore. Già ne «Lo smeraldo» il protagonista è uno che dipinge. Perché? «Ho sempre avuto la mania del pittore. Ne L'incendio dico perché. Mi scoccia l'idea die il pittore... lo scrivo, James per esempio ha scritto dei capolavori, ma come faceva a vivere? Non guadagnava niente! Era ricco di famiglia, altrimenti... Il pittore no: fa una cosa. Ha bisogno di soldi e fa un quadro..Subito». — Chi ha letto il romanzo non ha difficoltà a scoprire che dietro l'autorevole critico del «Corriere della Sera», il Marinoni, ci sia Testori. E si dice che Testori si sia molto offeso con lei. Soldati si alza, si sfila la giacca, s'infila un golf, fende l'aria con il suo bastone da passeggio. «Balle. Tutte balle. A Testori ho parlato per tre anni di questo personaggio, gli Ito chiesto consigli — Peggio ancora, no? «Ma non è lui! Il Marinoni ha un fisico da corazziere e non ha manie religiose. E la casa com'è? Lussuosa. Allora non è la vita di Testori. La storia quando si svolge? Nel '64. E nel '64 Testori non era critico d'arte al "Corriere"». — Chi ha letto il romanzo non può non accorgersi di tanti particolari che portano ad identificare il Marinoni con Testori. « Per esempio?». — Allievo il Marinoni di Longhi come Testori e poi... «Balle. Tutte balle. Per forza doveva avere autorevolezza il personaggio per fare una certa cosa che adesso non dico per non togliere una sorpresa al lettore. E dunque si. ullievo di Lunghi. E poi io sono tutt'ora molto amico di Testori, lo stimo e l'ammiro. Ma non corrisponde in niente. Come si chiama il critico? Sergio Marinoni. E il pittore? Mucci Smeriglio. E io? Mario Soldati. E allora guarda le iniziali: M.S. Caso mai sono io. Ma non sono né l'uno né l'altro». — Allora i personaggi sono tutti di fantasia, anche la Fernanda, pontina a Bardonecchia? «C'era una postina a Bardonecchia che mi amava molto. Avrà avuto vent'anni più di me. Adesso sarà morta. Tutti gli anni a Natale mi mandava un rododendro. Non è la Fernanda. Del critico ho già detto. Il pittore è un pittore postimpressionista, un Morlotti figurativo, un Mattioli, ma anche un cézanniano. uno che costruisce con la materia. Solo il personaggio che racconta la storia è vero: Filiberto Lodi, un grande amico, morto nel '77. Un uomo innamorato della vita, uno elle se entrasse adesso qui si rischiarerebbe la luce. L'ho conosciuto nel '54, me l'ha presentato Giorgio Bassani mentre a Ferrara giravo con Sophia Loren La donna del fiume. Lo vedevo sempre tra Milano e Sanremo, un grande giocatore di scopone e conoscitore di vini. I suoi amici eravamo Calvino, io e Landolfi. Era un uomo d'affari, com'è nel libro, ma innamoratissimo dell'arte. Ed è lui che racconta. Non io. E' una delle rare volte che di ine non c'è gnatica na frisa. E' Filiberto Lodi. Il libro l'ho scritto perché volevo che lui fosse ancora vivo E mentre lo scrivevo l'ho sentito vivere al mio fianco». — Cosa vuol dire per lei il piacere di raccontare una storia? .. Una seconda natura. Amo molto leggere i romanzi dove c'è l'intreccio, la suspense: Stei'enson. Hardy. Ma io leggo e scrivo dimenticandomi di leggere e scrivere, ledendo i fatti come se la iuta si svolgesse davanti a me. E voglio che il lettore dimentichi l'esistenza della pagina scritta, del libro, e che veda e oda la realtà». — E quali magie impiega per intrattenere il lettore? «Sono uno scrittore che Calvino definisce "trasparente". Anche Pasolini l'ha detto, recensendo Lo smeraldo, scrisse che ero uno scrittore "fraterno", cioè trasparente. Sono uno scrittore, ma come una voce vicina. Quando scrivo, fra una parola semplice e una difficile, scelgo sempre quella semplice. Perché per fare risaltare l'azione bisogna che le parole-spariscano. anche le pagine. Davanti deve rimanere solo la realtà». — E' una dichiarazione di no al bello stile? «Le belle parole, le belle frasi arrestano la lettura. Io sono uno scrittore orizzontale, come un fiume che va. Ci sono gli scrittori verticali, fatti di roccia e spigoli, Gadda per esempio. Ma questo mio essere come un fiume non mi impedisce di altere dei momenti di riposo e pausa, come per i fiumi e i golfi, i laghi. E allora anch'io scrìvo momenti descrittivi, lirici, ma è ancora suspense. Lo faccio nel momento in cui il lettore vorrebbe andare avanti, tende l'attenzione sui fat ti che devono accadere ». — Che spazio ha oggi un narratore per raccontare storie, stretto com'è dalla prepotenza e tragicità delle tante storie che la realtà quotidiana gli propone? «Lo spazio del narratore non è nei fatti esterni, ma nel modo in cui la sua coscienza li registra. Testori sull'attentato al Papa ha reagito con fanatismo religioso. E' un esempio. Lo spazio poetico è interiore. Ci può essere uno scrittore oggi che si commuove ledendo questo fascio di luce su quella sedia. Goethe ha scritto durante le guerre napoleoniche». — Lo scrittore si misura sulla realtà allontanandosene? «Fra il tempo e lo spazio intorno a lui c'è un rapporto segreto che magari vuol scoprire e scrìve, ma può anche scrivere per dimenticarla». — La realtà di oggi cosi dura, cosi violenta... «Molti ragazzi oggi ci giocano, fanno i terroristi militanti. Incominciano come terroristi giocanti. Ma cosa altro possono fare? Non credono nel progresso, nella cultura, nel lavoro, nella famiglia. Vogliono cambiare tutto per non cambiare niente. Dobbiamo cambiare noi stessi, prima. La violenza è un fatto dì pigrizia, ci vuole pazienza, studio e lavoro per cambiare se stessi e la società. E questo avviene a poco a poco. Ma costa fatica e allora si ricorre alla violenza. E gli ideali che si pongono sono sempre molto alti: Rivoluzione Totale. Cercano le utopie come progetto così hanno già una scusa di non poterle raggiungere». — Come nasce la scelta di una storia da raccontare? «James scriveva nei suoi Diari la parola "un germe". Sentiva un brandello di conversazione e pensava che poteva essere un "germe" buono per iniziare una storia. Così, anch 'io, chissà...». — E per «L'incendio»? «Forse andando sulle Alpi, in un posto in cui da anni non andavo e vedendo, dove prima non c'era, un nastro bianco, una diga. Un germe così...-. — Al cinema non va più, si addormenta? «Da quando non si può più fumare non vado più. In America vado sempre, perché c'è un angolo dove si può fumare». — Il suo romanzo costa 9500 lire. Pensa che sia caro, che in questi tempi il prezzo dei libri sia esageratamente aumentato? «L'altro giorno a Tellaro sono uscito a fare una passeggiata e ho visto una cassetta di fagioli freschi, sembravano quelli dipinti da Mucci nel mio romanzo: "fagioli freschi, meravigliosi baccelli cremisi e crema". Mi sono fermato e li ho comprati. Un chilo. Li ho pagati novemilacìnquecento lire. E dunque non sono i libri che sono cari, sono i fagioli che sono cari. Cos'è un chilo? Mezza cena per due persone. E di fagioli, poi...». Nico Orengo