Figlio mio dovrai amare le donne d'inverno e gli uomini d'estate

Figlio mio dovrai amare le donne d'inverno e gli uomini d'estate Il «Libro dei consigli» persiani Figlio mio dovrai amare le donne d'inverno e gli uomini d'estate FURSTENSPIEGEL, cioè «Specchio dei principi» chiamano i tedeschi quella letteratura etico-didattica fiorita soprattutto nell'Oriente medievale islamico, ma ben rappresentata anche in Occidente, che ha nel Cortegiano del Castiglione il più insigne specchio, non solo dei principi ma di tutta l'alta società rinascimentale, della sua vita e ideologia. Il genere è comunque di origine orientale, ed ha avuto nell'ambiente iranico, feudale e cavalleresco, il più tipico sviluppo. Dai Persiani lo mutuarono gli Arabi, adattandolo alla loro composita civiltà musulmana; e persiano e arabo-islamico insieme è uno dei più caratteristici esemplari giunti fino a noi, il «Libro dei Consigli» del principe iranico delI'XI secolo Kaikavùs, della dinastia dei Ziyariti che ebbe un dominio locale sulle sponde meridionali del Caspio. Il suo più celebre dinasta fu un Qabùs, avo dell'autore, che in suo onore avrebbe intitolato Qabùs-name o Libro di Qabùs questo manuale didattico scritto per il proprio figliuolo. So, dice egli in principio, che i figli in generale non sogliono dar retta ai consigli dei padri, ma per l'amore che ti porto e per scrupolo di coscienza io qui te li dò lo stesso (tutto il mondo è paese, sui lidi del Caspio come su quelli del Mediterraneo nell'XI come nel XX secolo). E qui, in un suo elegante persiano lievemente arcaico, non commisto cioè da troppi vocaboli arabi come divenne in tempi più tardi, il buon principe di Persia snocciola in una quarantina di capitoletti la sua esperienza di uomo di mondo, in servizio del distratto rampollo. E' un'esperienza e una morale connessa, diciamo subito, che non dà proprio le vertigini per altezza e peregrinità di concetti: è l'orizzonte intellettuale ed etico-politico d'un rappresentante di quell'aristocrazia feudale iranica che ave- va quattro secoli innanzi accettato l'Isiàm degli Arabi invasori, serbando fede al tempo stesso nelle tradizioni culturali e sociali patrie, già fiorite sotto i Sasaniti, e che dovevano a loro volta influire sullo sviluppo culturale e sociale dei conquistatori. Si comincia quindi, come di prammatica, con le lodi di Allah e dei Profeti; ma poi presto si passa alle sentenze di Anushirwàn il Giusto (il più illustre sovrano sasanide, assunto a modello di saggezza regale), e si entra concretamente in materia con precetti e considerazioni che toccano tutta la sfera di vita d'un nobile persiano del tempo: banchetti e simposi, bagni ed amori, guerra e caccia e sport come il gioco del polo, cani e schiavi, moglie e figli, scienza astrologica e arte poetica, e il saper trattare coi principi, e vivere a corte, nell'alea infida della società feudale del tempo. I bei giorni del grande Qabùs erano già tramontati, e l'autore stesso e il figlio destinatario del libro non eran più dinasti indipendenti, ma vassalli dei potenti sultani Ghaznevidi, presso cui aveva poetato Firdusi. Ma l'ideale etico-politico dell'autore lo fa contentar del suo stato, un'aurea mediocritas fatta di prudenza, accortezza e decoro, lontana da ogni eccesso che egli si sforza di inoculare al figlio. H quadro che ne risulta è tutt'altro che eroico, ma è per noi prezioso per i dati che ci serba su una società e un'epoca di cui ci restano cosi frammentarie testimonianze. E' questo, del Castiglione persiano, una società cavalleresca e cortigiana, pia e gaudente insieme, legata ai beni di questa vita pur riserbandosi, attraverso il culto scrupolosamente osservato e qualche anelito e volata mistica, una porta aperta alle spalle verso il misterioso Al di là. Ma l'Ai di qua resta in primo piano, come ben si vede fra l'altro nei consigli di papà Kaikavùs sul delicato tema degli amori: amori per donne o per efebi, secondo il costume largamente diffuso nell'ambiente e nell'epoca? Entrambi i generi hanno i loro vantaggi e svantaggi, sentenzia il nostro, e il consiglio finale è di combinarli in alternanza stagionale (eros maschile d'estate, e femminile d'inverno, e così tutti contenti...). Alla corte di Urbino, non sappiamo quanto questa salomonica conclusione sarebbe stata accettata dalle dame e cavalieri che facevan corona a don Baldassarre; sul Caspio, qualche secolo innanzi, la pensavan così; e forse, nella pratica, i due mondi erano meno lontani di quanto parrebbe. Riccardo Zìpoli, uscito alla fiorente scuola iranistica di Venezia, ha corredato questa sua fluida versione di un classico della letteratura di Persia con introduzione, note e indici adeguati; e Alessandro Bausani, caposcuola degli odierni studi iranici in Italia, vi ha aggiunto una nota orientativa sui termini astrologici qui ricorrenti, una parte fissa del bagaglio culturale dell'epoca, che ogni tanto cerchiamo di ristudiarci e regolarmente torniamo a dimenticarci. Nell'insieme, abbiamo qui un'amabile iniziazione alla Persia medievale, tanto più grata a rievocarsi in contrasto con quella degli Ayatollah furibondi dei nostri giorni. Sian grazie a Qabùs, a Kaikavùs, e al loro interprete ita- Iian0 - Francesco Gabrieli Kay Ka'us ibn Iskandar, Il libro del consigli a cura di Riccardo Zipoli, Adelphi, 406 pagine, 14.000 lire. Coppa di ceramica del periodo abbaside (sec. X)

Persone citate: Alessandro Bausani, Castiglione, Francesco Gabrieli, Profeti

Luoghi citati: Italia, Persia, Urbino, Venezia