La nuova sfida dei consumatori

La nuova sfida dei consumatori AUMENTA IN TUTTA EUROPA L'ESIGENZA DI UN PIÙ' ATTENTO CONTROLLO SUI PRODOTTI La nuova sfida dei consumatori Le aziende, già in difficoltà per l'aumento delle materie prime, tendono a ridurre la qualità delle merci - Le organizzazioni degli acquirenti possono esercitare una importante influenza sui produttori, come ha dimostrato il recente boicottaggio delle carni «gonfiate» - Il vuoto legislativo sulla materia sembra destinato a durare ancora a lungo - La situazione nei mercati europei, dove il livello di protezione del consumatore è più apparente che reale I dirigenti delle aziende in Europa, sotto la pressione dei crescenti costi delle materie prime, dell'energia e del lavoro, della rallentata crescita, quando non è contrazione, dei mercati, e della dura concorrenza straniera, si trovano di fronte ad una nuova sfida in casa propria negli Anni Ottanta: la rinascita del fronte dei consumatori, le cui richieste un tempo erano avanzate da pochi e che ora in modo crescente trovano eco in una più ampia fascia di acquirenti. Questo secondo scatto nella crescita del movimento dei consumatori in Europa arriva come una specie di paradosso nell'attuale clima economico. Originariamente, il movimento era considerato secondo i dirigenti europei un «figlio della prosperità». Nel periodo postbellico, in particolare negli Anni 60, quelli del boom, le società potevano infatti permettersi di soddisfare molte domande dei consumatori, assicurando, ad esempio, che i prodotti fossero fabbricati secondo criteri sempre più avanzati di sicurezza. L'attuale era di stagflazione, tuttavia, ha stimolato un nuovo orientamento nel movimento dei consumatori europei e nelle risposte delle aziende alle loro richieste. Questi cambiamenti, si noti, contraddicono le previsioni più ovvie ; come nel caso delle teorie, ora in discredito, dell'inflazione e della disoccupazione, ci sono scarsi effetti sul commercio, e poche semplici risposte. Da una parte inoltre i governi di centro-destra, al potere nella maggior parte dei Paesi europei, simpatizzano in larga misura per il mondo degli affari, soverchiato dai regolamenti e da legislazioni che intralciano la concorrenza internazionale. I legislatori, gli uomini d'affari e persino i consumatori sono generalmente d'accordo sul fatto che nel prossimo futuro non ci saranno altre accentuazioni nei regolamenti a protezione del consumatore. L'unica eccezione riguarda la sicurezza dei prodotti. Come ha dimostrato il recente boicottaggio della carne di animali «gonfiati» con ormoni, il problema della sicurezza è ancora primario nella mente del consumatore e dev'essere risolto da opportuni regolamenti. Inoltre un severo rispetto delle norme da parte dei produttori, cosi come dovrebbe essere assicurato dalle direttive della Cee, è considerato dai consumatori una necessità ed è persino accettato da molti responsabili delle aziende come un fatto inevitabile. Questo affermarsi di regole severe è però controbilanciato dalla crescente preoccupazione dei consumatori per il fatto che molte delle direttive e dei regolamenti già operanti sono stati applicati liberamente: il livello di protezione del consumatore nella maggior parte dei mercati europei — essi sostengono — è più apparente che reale. Come conseguenza essi hanno rilanciato le loro vecchie, polemiche pressioni sul comportamento dei produttori e dei commercianti, agendo in nome dei singoli e richiamando l'attenzione delle autorità sulla violazione delle leggi a protezione del consumatore. Inoltre, gruppi di consumatori si sono accorti delle possibilità offerte, per la protezione del consumatore, da una più rigorosa adozione delle leggi anti-trust, o «direttive per la concorrenza». Infine i consumatori europei fanno sempre più frequentemente pressione direttamente sui produttori, in anticipo e persino al di là di ogni ragionevole prospettiva di nuove leggi a protezione del consumo. Benché questo aspetto del movimento dei consumatori sia quello che più facilmente i produttori potrebbero ignorare, esso rappresenta quella sfaccettatura del consumismo europeo che alla fine può avere l'impatto maggiore sulle aziende, il prodotto e le politiche di marketing.

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