L'industria torna a galla

L'industria torna a galla ANALISI CONGIUNTURALE DEI QUATTRO PAESI L'industria torna a galla In Europa si moltiplicano i segnali di ripresa, ma questa evoluzione rischia di essere bloccata da tassi di interesse troppo elevati - Polemiche per il progetto monetario franco-tedesco - In Italia forse imminente una drastica riduzione dei consumi - Le critiche agli Stati Uniti Questo studio mensile, realizzato da una «équipe» di esperti di analisi congiunturali con la collaborazione della Cégos-Economie, presenta un panorama comparato delle gestioni a brève termine di quattro Paesi (Germania Occidentale, Francia, Gran Bretagna e Italia) e della situazione economica negli Stati Uniti e nel Giappone. In questa primavera 1981 i governi dei Paesi europei si chiedono se l'ondata di depressione che si è abbattuta su di essi dopo la metà del 1980 non stia forse rifluendo. Essi si accontenterebbero benissimo, per cominciare, di una stabilizzazione e dell'arresto di un degradamento che sovente ha abbassato il livello dell'attività industriale al 5 o al 10 per cento in meno di quello dell'ultimo anno. Ora, numerosi segnali dimostrano che questa speranza potrebbe diventare realtà. Fra l'altro, le vendite di automobili in marzo hanno smesso di flettere in molti Paesi, benché gli osservatori più prudenti mettano in risalto il ruolo eccezionale giocato dalle vendite promozionali. Le produzioni industriali, come dimostrano i nostri grafici, sembrano avviare qualche movimento spontaneo di ripresa. Ma questa tanto attesa evoluzione, con i suoi effetti sugli investimenti, non rischia forse di essere frenata, anzi strangolata, da tassi di interesse troppo elevati? In Germania il conte Otto Von Lambsdorf, ministro dell'Economia, ha sottolineato la forte ripresa, in gennaio e febbraio, delle ordinazioni all'industria, alimentate soprattutto dall'estero. Egli si dimostra fiducioso, pur dando il proprio sostegno alla politica rigorosa della Bundesbank, sovente criticata, come hanno fatto nel loro rapporto di «primavera» i cinque istituti della congiuntura. Questi ultimi, più pessimisti del governo, ritengono — però con l'eccezione dell'Ifo di Monaco — che le autorità monetarie vanno al di là delle loro funzioni mantenendo tassi di interesse eccessivi in funzione di considerazioni di cambio, cosa che rischia di ostacolare una ripresa che essi non vedono che per la fine del 1981. Benché situato al livello del 10 per cento sul lungo periodo, e tenuto conto di un'inflazione che, nonostante una netta recrudescenza, non supererà sui dodici mesi il 6 per cento, il costo del denaro è elevato, e costituisce un ostacolo per le spese di attrezzature le quali, sempre secondo i cinque istituti, nel corso dell'anno dovrebbero diminuire del 4 per cento in volume. Ma accusare l'influenza americana con tassi elevati, qualificati «distruttori» dal cancelliere Schmidt. non vuol dire dimenticare gli squilibri tedeschi, come ha sottolineato Lambsdorf affermando: *Io credo che i tedeschi consumino troppo e che il governo abbia troppo largheggiato nelle spese sociali*. In Francia, se si considera la produzione industriale, il punto più basso non è ancora stato raggiunto, benché l'Insee (Istituto di statistica), nella sua recente inchiesta metta in evidenza una stabilizzazione della domanda interna. Certo, le immatricolazioni di automobili in marzo sono aumentate, ma approfittando soprattutto di quelle importate, come d'altronde rischia di fare qualsiasi ripresa senza un ristabilimento della competitività. A questo proposito è preoccupante constatare la netta caduta in volume (6 per cento) degli investimenti previsti dagli imprenditori nel corso dell'inchiesta dell'Insee. E' vero che l'autofinanziamento delle imprese ha avuto una forte flessione di fronte alle vicende pre-elettorali e al marasma del mercato, ma i tassi di interesse, benché meno elevati, in rapporto all'inflazione, che in Germania, devono a loro volta giocare un ruolo di dissuasione. Da qui lo sforzo del governo francese, che ha coinvolto il suo omologo tedesco in un'opera di riduzione concertata e su scala mondiale dei tassi di interesse, intesa essenzialmente a esercitare pressioni sugli americani. Ma gli argomenti del ministro francese dell'Economia, Monory. non hanno avuto alcun successo. Perché per il presidente della banca centrale americana, Volcker, come per l'equipe del presidente Reagan. i tassi di interesse non sono più un obiettivo, ma la conseguenza di una riuscita azione anti-inflazionistica. E' stato dunque annunciato un nuovo progetto monetario franco-tedesco: il lancio comune di un prestito di 5 miliardi di dollari sul mercato internazionale dei capitali. In Francia è stato presentato «elettoralmente» come destinato ad alimentare un «fondo speciale per l'occupazione» in modo da accordare alle piccole e medie imprese prestiti agevolati. In realtà occorre sottolineare che. in Francia come in Germania, i prestiti dall'estero non sono affatto una novità, poiché già contratti con discrezione per importi uguali se non superiori a quelli della nuova operazione. La differenza tra le due sponde del Reno non potrebbe provenire che dal modo con il quale tali fondi saranno impiegati. In Francia per le imprese che — a differenza delle società nazionali che hanno potuto già raccogliere l'essenziale dei prestiti precedenti — non hanno potuto indebitarsi direttamente all'estero. In Germania per investimenti finalmente produttivi, e non per la sola copertura del disavanzo di bilancio. Il prestito franco-tedesco solleva in Francia molte reazioni elettorali, in Germania dottrinali, nel Mercato comune politiche. Esso è in linea di principio lassista e inflazionista. Eppure il Giappone, più pragmatico, lo utilizza largamente per finanziare il suo sviluppo, congiuntamente a una ferma politica salariale che ha permesso di ridurre sensibilmente, e senza artifici, i tassi di interesse, poiché il tasso di sconto é ancora stato ribassato dal 7.25 al 6.25 per cento. Grazie a questo incentivo, e anche alle misure del piano di rilancio, gli economisti dell'Istituto Yamaichi ritengono che le spese per attrezzature, che tendevano a rallentare dal 20 al 6 per cento, ripartiranno. Ed è cosi che il Giappone è riuscito a conservare un sufficiente livello di attività e a ispirare fiducia negli investimenti, in particolare ai ricchi produttori di petrolio. I mezzi finanziari sono meno importanti del clima economico. A questo riguardo, e in senso opposto, si può citare il caso della Gran Bretagna, che come il Giappone vede da poco tempo i suoi tassi diminuire e che, come i Paesi produttori di petrolio, ha una situazione verso l'estero largamente eccedentaria. Le autorità danno per scontata una ripresa dell'attività e degli investimenti. Il Cancelliere dello Scacchiere, sir Geoffrey Howe. stima che il punto più basso sia stato ormai raggiunto e che nei mesi a venire non potrà che andare meglio. E' esatto che le ultime cifre sembrano indicare qualche cambiamento di tendenza: in febbraio la produzione industriale è aumentata per la prima volta dopo lunghi mesi, e l'avvio nella costruzione di case è in aumento. L'Italia cammina un po' in senso inverso agli altri Paesi. I consumi — ma meno la produzione a causa delle importazioni — sono rimasti elevati fino a poco tempo fa. ma rischiano adesso dì' diminuire vistosamente per effetto delle recenti misure monetarie. E' quanto dimostra il caso dell'automobile: le immatricolazioni italiane, che fino al febbraio scorso erano rimaste le sole a superare il livello di un anno prima, a partire da marzo sono in diminuzione. Contrariamente a quanto succede altrove, non è tanto in conseguenza di pressioni esterne e interne che i tassi di interesse sono stati drasticamente aumentati: il tasso di sconto è passato in un colpo solo dal 16,5 al 19 per cento, cosa che comporta per le imprese tassi effettivi dal 22 al 24 per cento (ma. è anche vero, con un'inflazione del 21-22 per cento). Ma, come ha sottolineato Allan Withmore del Fondo Monetario Internazionale in una lettera indirizzata al ministro delle Finanze, Nino Andreatta, queste misure non possono essere efficaci se non accompagnate da azioni correttive per ridurre il disavanzo di bilancio e per agire sui salari (la «scala mobile»). Un riequilibrio indispensabile che permetterà di evitare una reazione a catena dell'inflazione (nutrita dalla svalutazione della lira), poi a far rifluire quest'ultima, e ritornare cosi a tassi di interesse più ragionevoli. In ultima analisi, bisognerà che per il loro risanamento i Paesi europei abbiano pazienza. E anche per quello dell'economia americana, poiché — come ha ricordato Wilfried Guth della Deutsche Bank — non è logico da parte degli europei rimproverare adesso agli americani di condurre una politica di rigore monetario, mentre durante lunghi anni li hanno accusati di lassismo. Ed è per questo che tassi elevati, contrariamente a quanto si pensa in Europa, sembrano disturbare molto meno l'economia americana, come testimonia la crescita record del pnl (+6,5 per cento) nel primo trimestre di quest'anno. Maurice Bommensath PREZZI DGFMAMG LASON DG FMAM I 1980 I 1981 98765 4 3 DISOCCUPAZIONE Germania A I DGFMAMGLASON DGFMAM I 1980 I 1981 % 120 SCAMBI 115 110 105 100 95-| 90 85807570 65 Garnìnua /hf : ani Francia DGFMAMGLASON DGFMAM 1 1980 I 1981 SVILUPPO M G L A 1980 SONDGFMA I 1981 QUALITÀ' DELLO SVILUPPO PREZZI — Indice dei prezzi al consumo (dati su base Ocse). Scarti in rapporto alla media dei quattro Paesi. Tra febbraio e marzo l'inflazione media dei quattro Paesi si è fortemente accelerata dal 12,8 al 14,3%. Questa accelerazione è soprattutto dovuta ai prezzi inglesi, il cui tasso è passato dall'8,3 al 12,7%, e un po' meno ai prezzi tedeschi, passati dall'8,7 al 9,2%. Dal canto loro i prezzi italiani e francesi sono rimasti rispettivamente al 22 e al 13%. Ricordiamo che queste cifre sono calcolate sugli ultimi tre mesi. Valutati su 12 mesi risultano del 5,5% in Germania, del 12,6 in Gran Bretagna e in Francia, e del 20,3 in Italia. CONTINUITÀ' DELLO SVILUPPO SCAMBI CON L'ESTERO —Tasso di copertura delle esportazioni (Fob) sulle importazioni (Cif) (dati su base Ocse). Tra gennaio e febbraio il tasso di copertura, corretto delle variazioni stagionali, è un po' aumentato in Germania (dal 102 al 104%) ed è diminuito in Italia dall'81 al 78%. Tra febbraio e marzo il tasso è rimasto stabile all'89% in Francia. (I dati della Gran Bretagna, non sono conosciuti a causa dello sciopero degli addetti alle statistiche). QUALITÀ' DELLO SVILUPPO-OCCUPAZIONE — Disoccupati iscritti a domande di lavoro non soddisfatte in percentuale sulla popolazione attiva (dati su base Ocse). Tra febbraio e marzo il tasso di disoccupazione, corretto delle variazioni stagionali, è ancora aumentato dal 4,65 al 4,90% in ermania, dal 7,45 al 7,70 in Francia e dal 9,50 al 9,90 in Gran Bretagna. Tra l'ultimo trimestre 1980 e il primo trimestre 1981 questo tasso è aumentato dal 7,60 al 7,70% in Italia. TASSO DI SVILUPPO INDUSTRIALE — Indice della produzione industriale, esclusa l'edilizia (dati su base Ocse). Tasso di sviluppo trimestrale di ciascun Paese (espresso su base annuale). Calcolata su dicembre, gennaio e febbraio, la produzione industriale, comparata ai tre mesi precedenti, non è peggiorata in Germania ma sensibilmente meno in Gran Bretagna (—3%). Per contro la recente evoluzione è meno buona che in Italia (—3%) e in Francia (—8%). Stati Uniti: situazione comparata e incidenze (note e calcoli confrontabili) SI Bono auccadutl numerosl segni dl rallentamanto: raglatrazlona In lebbralo, e + per ii terzo mese conaacutlvo, dl un — 0,3% da parte degll indlcatorl pravlalonali, CRESCITA ( + ) tort* dimlrmzlono (— 25%) dall'lnlzlo dl costnizlone dl ab|tazlonl. Tuttavla, In tanso ccntrarlo la produzlone Induatrlaie e aumentata In mane dallo 0,4%, e nel prtmo trimeatre II pin del 6,5%. Calcolato ail gennalo, lebbralo o marzo, ii taaao annuale del prazzl all'ingroaao ha pp-Z7I conttnyalo ad accelerarsl lortemenle (dal 9,2 al 12,7%), par alfatto doll'annulla- ( ) manto dal controllo ail prazzl dal patrollo. II taaao dal prazzl al mkiuto a aceao Ir.vece dall'11,3 al 8,6 par cento. Tra lebbralo e marzo II taaao dl dlaoccupazlone In rapporto alia popolazlone DISOCCU- atthta e corretto dalle variazlonl stagionall, a rim at to stabile al 7,3%. Numero dl PAZIONE ! ) dlaoccugati a popolazlone attlva Bono aumenlatl entrambl, rlapettlvamente a 7,8 V ' mlllonleaS8,4mlllonl. »»»>•>»■ " dlaavanzocommercial*, calcolato Fob-CII, cho era aumentato aenza aoluzlone SCAMBI dl continuHa da 1,66 mlllardl dl dollar i In novembr* a 5,4« millardl In gennalo, a ( ) dlmlnulto In lebbralo a 3,15 mlllardl, grazle a fortl vendlta dl aerel e dl carbone. ENnHANZ!ahianetaria NeS" S!atl Uni" la dlmlnuzlone del lassl dlntoresso ecmbra ossersi lermata, e II SU GRAN BRETAGNA prime rate e nuovamente aallto dnl 17 al 17,5 per cento. GERMANIA, FRANCIAE ITALIA i : . La situazione in Giappone i 1 .... | + | La produzlone Induatrlaie a aumentata dello 0,6 par cento In gennalo a dell' 1,7 In CRESCITA , . feobrulo, a al trova adasao al medealmo llvello dl un anno la. Tuttavla I'ottlevoltv "*■ > mento della domanda Interna a aenalbile per le abltazlonl e per le eutomoblli. + L'lnflazlona del prazzl al dettagllo, calcolato augll ulUml be meal dl gennalo, febPREZZI f.\ beak) a marzo, e paaaata dal 3 al 7,8 per cento. Tuttavla, calcolato *u dodlcl meal <■ + ) erimasta stabile al 6,5 per cento. DISOCCU + II taaao dl dlaoccupazlone In rapporto alia popolazlone attlva a paaaato dal 2,2 pazione ( + ) per cento dl gennalo al 2,4 dl lebbralo (dobblamo eegnalare die le modallta dl ' calcolo aottovaluUno queeto taaao dl dlaoccupazlone). + La bilancla commercial*, corretta dalle variazlonl stagionall, a riaultala eccedenSCAMBI ( + ) Main gennalo e lebbralo, edlnuovo In marzo (2,15 mlllardl dl dollar!).