Calvi e i finanzieri in carcere

Calvi e i finanzieri in carcere Calvi e i finanzieri in carcere (Segue dalla 1* pagina) accusati di esportazione illecita di capitale. Gli altri due imputati presenti. Carlo Bonomi. presidente della Invest, e Giorgio Cigliana, direttore generale dello stesso gruppo, sono invece coinvolti, secondo l'accusa, in una delle due presunte operazioni illecite, quella relativa al Credito Varesino. Erano invece assenti Carlo Canesi, per motivi di salute. Giuseppe Zanon di Valgiurata. presidente della Toro ai tempi dell'operazione Calvi, e Carlo Castelberg, entrambi latitanti. I reati contestati agli undici imputati riguardano la violazione degli articoli 1 e 2 della legge 30 aprile 1976 (esportazione illecita di valuta e omesso rientro dei capitali) e gli accusati rischiano da 1 a 6 anni di carcere e una multa compresa tra il doppio e il quadruplo della somma portata oltre confine (da 26 a 28 miliardi, secondo l'accusa). Ma su tutti questi punti gli avvocati della difesa hanno sollevato una raffica di eccezioni costringendo la corte, entrata in camera di consiglio nel pomeriggio, a una seduta incredibilmente lunga. Chiuso questo primo capitolo, lutto fa prevedere che il match giudiziario sarà tra i più accesi: da una parte un'accusa, fondata su rapporti della Guardia di Finanza e della Banca d'Italia molto particolareggiati, dall'altra una nutrita schiera di «principi del foro» pronti a sfruttare ogni occasione per aprire delle maglie nella «legge 159». quella relativa all'esportazione di capitali, e a dimostrare che la girandola di passaggi dei titoli azionari tra le banche italiane e le società anonime sparse fra Liechtenstein. Panama e Bahamas è avvenuta nel pieno rispetto delle norme. Qualche avvisaglia di questo match la si è già avuta ieri, quando i difensori degli imputati hanno cercato di smontare l'intera inchiesta del sostituto procuratore generale Gerardo D'Ambrosio, che si è conclusa con il «blitz» del 20 maggio. Tutti i legali (Dominioni per Cappugi, Maris per Tonello, Pisapia per Calvi, De Riso per Zanon, Nuvolone per Minciaroni, Isolabella per Spada) hanno chiesto la «nullità» degli atti di cattura per «vizio nella procedura per direttissima-. ma anche perché gran parte dei fatti contestati agli imputati sono avvenuti prima del 30 aprile 1976, cioè sono anteriori alla cosiddetta «legge Ossola», che veniva a ratificare un decreto legge del marzo precedente. In particolare l'avvocato Stella, per Bonomi, ha messo in luce alcuni elementi che inficerebbero la validità dell'ordine di cattura: «Non è stato colto in flagranza — ha detto quindi l'ordine di cattura doveva essere soltanto facoltativo-. E poi, sempre secondo Stella. D'Ambrosio non ha fatto un «distinguo» tra i due capi d'accusa: «Bonomi è imputato solo di esportazione di valuta, per tre miliardi e mezzo, un reato che è punibile con la multa, mentre il capo d'accusa principale, l'operazione da 23 miliardi, non riguarda il presidente della Invest-. Stella aveva anche chiesto la «libertà provvisoria» del suo difeso per altri due motivi: lo stato di salute di Carlo Bonomi («che non si è ancora ripreso da un grave incidente motonautica-) e la «personalità morale e sociale- dell'imputato (incensurato, alla guida di un impero finanziario non indifferente). Due motivazioni queste cui si sono richiamati quasi tutti i difensori, ma che nel primo pomeriggio, alla ripresa dell'udienza, sono state respinte dal pubblico ministero Corrado Carnevali. In particolare Carnevali ha sostenuto la «assoluta legittimità- in base al codice di procedura penale sia «dell'avocazione dell'inchiesta- da parte del procuratore generale («che non poteva poi rimandarla — ha precisato — al pubblico ministero cui l'aveva tolta-), sia degli ordini di cattura, giustificati dalla «particolare gravità dei fatti in esame- (esportazione di valuta per una cifra superiore ai 15 milioni, aggravata dal fatto che vi hanno concorso più persone; omesso rientro dei capitali ecc). Semmai, ha precisato il pubblico ministero, se il tribunale riterrà «meritevoli di esame- le condizioni di salute di qualcuno dei cinque imputati «si potrà nominare un perito che accerterà la possibilità concreta di curare i detenuti nell'ambito del sistema carcerario-. L'unico imputato per cui Carnevali ha chiesto uno «stralcio dal provvedimento- è stato Canesi che ha 87 anni, la sua «posizione è meno rilevante di altri- Superato lo scoglio dei preliminari, il processo può ora entrare nel vivo e tutto fa ritenere che dagli atti, contenuti in otto voluminosi plichi, depositati soltanto giovedì in cancelleria, possano uscire non poche sorprese. Compreso il materiale sequestrato negli uffici di Licio Gelli, che proietta sulla intera vicenda della «Centrale» l'ombra della Loggia P2: si va dalla cena d'affari in casa di Francesco Cosentino, ex segretario della Camera (oltre a Gelli erano presenti Calvi e Anna Bonomi Bolchini, che avrebbero siglato un vero e proprio «patto d'acciaio» tra i due gruppi finanziari), ai «patti di sindacato» tra Calvi e Zanon (che avrebbero garantito al presidente dell'Ambrosiano il controllo della «Toro» due anni prima dell'operazione), ai tentativi di «addormentare» l'inchiesta del sostituto procuratore Luca Mucci che aveva deciso di allargare le indagini in Svizzera. Cesare Roccati

Luoghi citati: Bahamas, Ossola, Panama, Svizzera