Wyszynski e il compromesso storico di Frane Barbieri

Wyszynski e il compromesso storico FU ARBITRO E MODERATORE DI QUARANTANNI DI STORIA POLACCA Wyszynski e il compromesso storico Antinazista durante il conflitto, con accanto Wojtyla, nel dopoguerra fu per il dialogo con le autorità comuniste - Primate di Polonia dal '48, alternò flessibilità e durezza verso il potere - Dall'arresto all'intesa che incoraggiò Gomulka a sfidare Krusciov - Gli incontri cruciali con Gierek e Kania - Nel suo Istituto dei lavoratori le lontane radici di Solidarietà Non sappiamo quale posto verrà assegnato dai vaticanisti al cardinale Wyszynski nella storia della Chiesa. Siamo certi, però, che gli spetta un posto importante nella storia del socialismo. Non ha fatto parte di nessun politburo né comitato centrale, ma ha condizionato spesso le loro azioni molto più di tanti dirigenti comunisti Se il socialismo nella Polonia ha avuto un iter diverso da quello degli altri Paesi, se oggi in quel sistema crescono i primi germi di un nuovo pluralismo, lo si deve prima a Wyszynski che ai Gomulka, Gierek e Kania. Con il cardinale di Varsavia muore probabilmente un grande ecclesiastico. ma muore anzitutto un grande politico, della Chiesa e del suo Paese. Il suo ruolo era infatti segnato sin dall'inizio da un'intuizione molto più. politica che ecclesiastica. Sul finire della guerra la Polonia occupata aveva due governi in esilio: uno sotto la protezione degli inglesi, presieduto da Mykolajczyk; l'altro protetto dai sovietici, con a capo Bierut. Le ragioni ecclesiastiche inducevano ad auspicare l'avvento del governo di Londra. L'intuizione politica consigliava invece di seguire quello che veniva da Mosca. Wyszynski fu tra i primi a capire che l'esasperata battaglia diplomatica di Churchill per salivare la Polonia alla democrazia occidentale era perduta in anticipo: sia perché l'Armata Rossa, avanzando inesorabilmente, non alerebbe mai restituito all'Occidente un Paese conquistato: sia perché Roosevelt si era già rassegnato di mollare la Polonia come «il maggior trofeo di guerra dell'Urss» (come disse una volta Stalin). Di conseguenza si orientò verso l'unica scelta realistica e prese contatto con il governo di Bierut. installatosi a Lublino, liberata dai soinetici. La linea Wyszynski accentuò la distinzione fra la Chiesa polacca e le Chiese degli altri Paesi, destinati a cadere sotto il controllo sovietico. Già durante la guerra, la Chiesa della Polonia era fortemente impegnata nella resistenza antinazista (ne presero parte sia Wojtyla che Wyszynski), mentre nell'Ungheria, nella Cecoslovacchia e nella Croazia l'episcopato si era adeguato al dominio tedesco. Verso la fine del conflitto, le Chiese di tutti questi Paesi osteggiarono attivamente l'espansione solletica mentre quella polacca tendeva a un dialogo. Mentre negli altri Paesi, messe allo sbaraglio, le Chiese risultano indebolite, in Polonia la Chiesa diventa più forte die mai, sostenendo un ruolo determinante nella l'ita nazionale. Altrove si r>erifica per certi versi una scissione fra religione e nazione, nella Polonia invece la religione si presenta come substrato essenziale dell'identità nazionale. Sulla scia di questa sua lungimirante linea, Wyszynski ascese all'arcivesco■vado di Gniezno e Varsavia, e diventa primate della Polonia nel 1948. L'anno meno felice per mettere in atto il suo disegno politico: era il momento in cui Stalin scatenò l'offensiva contro tutte le vìe nazionali sull'ondata della rottura con Tito. Bierut infatti fu indotto a interrompere ogni rapporto con la Chiesa, ripudiando il concordato e confiscando i beni ecclesiastici. Alternando durezza e flessibilità Wyszynski tuttavia costrinse il governo a un compromesso già nel 1950: una dichiarazione •■ comune dava a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio. Il governo aveva bisogno della Chiesa anche sul piano internazionale. Sollecitò infatti a Wyszynski un intervento presso il Vaticano per applicare anche nella geografia ecclesiastica le nuove frontiere e far attribuire alla giurisdizione della Chiesa polacca le diocesi dei territori e.r tedeschi. Wyszynski si recò a Roma (fu il primo arcivescovo dell'Est cui venne concesso il passaporto), ina incontrò un netto rifiuto di Pio XII. Il governo allora riapri le ostilità: ritirò gli accordi del '50. tentò il proselitismo fra i cattolici mettendo in moto l'addomesticatu organizzazione del Pax. Apri un processo e condannò pure il vescovo di Kielce. Anche nella Polonia sembrava nascere la «Chiesa del silenzio» della quale Wyszynski fu consacrato infatti primo cardinale, nel 1953. Non andò a Roma per riti- rare la berretta cardinalizia, temendo che le autorità non lo lasciassero ritornare (la prenderà appena quattro anni dopo). Come per dimostrare fondati i suoi sospetti, il governo decretò nello stesso anno il suo arresto, a causa delle vibranti proteste contro la condanna del vescovo di Kìelce. destituendolo dalle funzioni e rinchiudendolo in un convento di monache sperduto sul confine slovacco. Il periodo del silenzio durò per Wyszynski tre anni. Uno dei pruni atti della rivolta antistalinista di Gomulka nel 1956 fu la reinvestitura del cardinale primate nell'arcivescovado alle porte dello Staro Miasto. Era il momento in cui la sofferta linea Wyszynski colse i suoi primi frutti. Gomulka aveva vinto al comitato centrale, però non alleva vinto le diffidenze dei sovietici, e per vincerle aveva bisogno di un forte appoggio dei polacchi. Si rivolse a Wyszynski e questi, in una solenne dichiarazione letta in tutte le chiese, invitò il popolo credente ad appoggiare la «primavera polacca» (era la prima fra le tante primavere sfiorite dell'Est). Forte di quest'appoggio. Gomulka trovò il coraggio di sfidare Krusciov. Il capo sovietico, con una forte delegazione, si era avviato in volo a Varsavia per verificare e contenere il colpo di Gomulka contro il filosovietico Ohab. Ma Gomulka fece girare l'aereo dei capi del Cremlino intorno a Varsavia, vietando per due ore l'atterraggio, finché Krusciov non si decise preventivamente, ancora in volo, a riconoscere la legittimità della sua elezione e del colpo avvenuto al comitato centrale. Mesi dopo. Wyszynski invitò i cattolici a votare plebiscitariamente le liste di Gomulka alle elezioni per il Sejm. Bisognava dare ai sovietici una protra dell'unanimità dei polacchi e bloccare i rigurgiti stalinisti. Vinse Gomulka. ina vinse anche e forse di più Wyszynski. pur non ostentando la vittoria. Si recò allora a Roma accompagnato da tutti i vescovi, sicuro di poter ritornare in patria. Ma ben presto ci si accorse che Wyszynski era più perseverante nella sua linea di quanto non lo fosse Gomulka nella propria: il nuovo segretario del partito comunista si sarebbe piegato ai dettami di Mosca. Rinunciando al riformismo e imponendo di nuovo la linea dura al Paese, Goinulka cerca pure di arginare il terreno riconquistato da Wyszynski alla Chiesa. Fra rapporti alterni, in cui il confronto si sovrappone al dialogo, nel 1963 si arriva al controllo statale sull'insegnamento nelle chiese e nei seminari. Un messaggio di Wyszynski ai vescovi tedeschi (detto «Del mutuo perdono»J. che per molti versi, sulla scia del Concilio, anticipa la Ostpolitik, irrita il governo di Varsavia e ha come conseguenza il ritiro del passaporto al cardinale. Il Sinodo Vaticano del 1967 si svolge cosi senza la sua testimonianza. Alle avvisaglie dei primi moti di malcontento. Gomulka deve restituirgli però il passaporto. A Roma, Wyszynski risponde urtato ad alcune obiezioni dei prelati americani: «Non c'è una Chiesa del silenzio in Polonia: noi parliamo forte e chiaro. C'è una chiesa di sordi ed è la vostra». Infatti, arriva ben presto il momento in cui Wyszynski viene chiamato a far sentire la sua parola. Nel 1970 la sommossa degli operai di Danzica fanno cadere Goinulka. Gierek. nel promettere una nuova primavera, deve ricorrere aneli 'egli all'appoggio del cardinale. Da allora, la Chiesa polacca diventa una componente quasi istituzionale, se non istituzionalizzata, del potere. Ogni momento cruciale della vita nazionale è seguito dagli incontri di Wyszynski con il segretario del partito Gierek e con il primo ministro Jaroszeurycz. Il ruolo del cardinale primate diventa insostituibile per i precari equilibri del Paese al punto che nel '76 il governo polacco interviene presso il Papa perché non applichi al primate la regola per la quale gli alti prelati cessano dalle funzioni nel momento in cui compiono 75 anni Gierek curiosamente temeva Wojtyla, il quale doveva succedere al Primate, dato che l'alloro arcivescovo di Cracovia, nel suo rigore pastorale, si mostrava molto meno portato ai compromessi e alle mediazioni. Le riserve dei governanti forse hanno segnato il destino di Wojtyla: se si fosse impelagato negli intricati meccanismi di quello stravagante Stato, per certi versi ecclesiastico-marxi¬ sta, che è la Polonia, chissà se poi sarebbe divenuto Papa. La insita di Giovanni Paolo II alla sua patria doveva diventare poi il capolavoro di Wyszynski Ci voleva tutta; la sua tenacia e immaginazione, tutta la sua diplomazia per convincere Gierek che il pellegrinaggio del Papa non avrebbe eclissato il potere e allo stesso tempo indurre il veemente Vicario di Cristo a dare a Cesare quel poco che in quei giorni di entusiasmo nazionale e religioso gli rimaneva. Non potendo compiere un miracolo e cambiare le sorti della Polonia, ribaltandola geograficamente in un'altra zona del globo terrestre, Wyszynski si adopera nell'alleviare le ingiustizie arrecatele dalla storia: «La Polonia, è stanca di essere il Cristo) delle nazioni». Accettando o rassegnandosi al socialismo, come a una realtà irreversibile nelle condizioni del suo Paese, suggerisce con insistenza di migliorarlo e farlo comunque più polacco, ispirato al Cristianesimo oltre che al marxismo. Invita cosi il governo in un'omelia ad accettare -il pluralismo sociale al posto della dottrina unica». Ammonisce: «Non c'è progresso senza la libertà della parola e della coscienza, se si fa dell'uomo soltanto un valore economico». // partito non fa in tempo a cogliere gli ammonimenti né ad intuire la loro presa sui polacchi. Così, dopo Gomulka, anche Gierek si vede scoppiare fra le mani il malcontento degli operai. E il nuovo capo del partito, emerso dalla crisi. Kania, si trova anch'egli nelle condizioni di chiedere la mediazione di Wyszynski. Questa volta, però, il quadro è sostanzialmente cambiato. Di fronte al governo c'è Solidarnosc. c'è Walesa, quelli che hanno recepito i messaggi del cardinale e tradotto in un'organizzazione le istanze sociali da lui sollevate. Se si cercano le radici del sindacato indipendente, le si troveranno ne//'«Istituto dei lavoratori» che Wyszynski. con lungimiranza e inseguendo appunto il suo intuito più politico che ecclesiastico, fondò nel lontano 1948. Aveva previsto che la forza da opporre allo strapotere del partito dominante era costituita dai lavoratori. Nei momenti più critici, quando il confronto stava per diventare scontro nazionale, l'arbitro e moderatore diventava Wiszynski Alternava gli incitamenti al rinnovamento e i richiami alla moderazione. Scongiurava gli eccessi che potevano fare scattare l'intervento sovietico, ma era anche la garanzia che i sovietici questa volta alerebbero incontrato la compatta resistenza dei polacchi alle loro imposizioni. Nel debellare le pressioni ideologiche di Suslov, Kania confidava nelle intuizioni politiche di Wyszynski. Non per caso il papa Giovanni Paolo II nasce dal crogiuolo della Chiesa polacca. Ma per essere giusti, il pastore Wojtyla emerge da una Chiesa salvata e rinvigorita dal politico Wyszynski. piuttosto che viceversa. Se un giorno si realizzerà il miraggio del decantato -compromesso storico-, occorrerà constatare che a intuirne l'inevitabilità fu il cardinale Wyszynski. molto prima di Berlinguer. Frane Barbieri Varsavia. Il cardinale Wyszynski prima della malattìa: il viaggio in Polonia di Giovanni Paolo II è stato il suo capolavoro