La Sicilia salverà dalla distruzione otto dei suoi meravigliosi castelli

La Sicilia salverà dalla distruzione otto dei suoi meravigliosi castelli Serviranno da richiamo turistico e per manifestazioni teatrali La Sicilia salverà dalla distruzione otto dei suoi meravigliosi castelli DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PALERMO — Finalmente si fa qualcosa per recuperare alcuni tra i più prestigiosi castelli della Sicilia. La Regione ha messo a disposizione i fondi per recuperarli e valorizzarli. Potranno presto diventare «strutture» al servizio del turismo ed essere utilizzabili per incontri ed attività a carattere culturale come con¬ certi, balletti e- rappresentazioni teatrali. «/ primi sforni li abbiamo compiuti. Altri certamente non ne saranno risparmiati, assicura a Palermo Luciano Ordile, assessore regionale ai beni culturali e alla pubblica istruzione. 'Stiamo rimettendo in piedi un meraviglioso patrimonio d'arte e di storia». Sono otto i castelli costruiti nel Medio Evo in varie zone dell'isola che stanno per uscire da un secolare letargo e che potranno risorgere e riacquistare il loro antico aspetto, com'è già avvenuto, d'altronde, in anni passati con quelli di Caccamo presso Palermo e di Lombardia che sorge sulla cima di Enna nel cuore della Sicilia e dal quale è possibile ammirare all'orizzonte il massiccio dell'Etna. Sono i castelli di Mussomeli e Carini, Acquedolci e Buso, Roccavaldina e Maniace, Donnafugata e Mezzojuso. Quest'ultimo e quello di Carini sono già stati trasferiti al demanio, essendo stati rilevati con poche centinaia di milioni dalle rispettive amministrazioni comunali. S'è sbloccata il mese scorso anche la pratica per rendere pubblico (costo 800 milioni di lire) il castello di Donnafugata a Ragusa, da non confondere con l'omonimo palazzo che sorge a Palma di Montechiaro ed appartiene a parenti di Giuseppe Lanza Tornasi l'autore de «Il Gattopardo». Legati ad antichissime leggende, ed in parte innalzati dalle grandi casate siciliane dei Chiaramonte e dei Ventimiglia, i turriti castelli rappresentarono non soltanto la potenza militare ma anche la straordinaria ricchezza delle famiglie nobili che possedevano ciascuna decine di migliaia di ettari di terreni. Oggi sono ridotti piuttosto male. Nella quasi gneralità dei casi sono cadenti, assediati dalle sterpaglie, ricettacolo di rifiuti e sfasciumi. Eppure in questi antichi manieri diroccati, che espressero splendori e crepuscolo della società medievale dell'isola, succeduta alle dominazioni araba e normanna, si avverte intenso il «peso della storia», ed è facile immaginare gli intrighi, le storie di sangue, amore e odio, le lotte feroci di cui furono testimoni. All'assessorato regionale Beni culturali e pubblica istruzione, nei moderni uffici di via Notarbartolo nel centro di Palermo, intanto, amministratori e funzionari, nell'esporre il rilievo del recupero dei castelli, precisano che l'operazione è stata resa possibile da una modifica apportata dall'assemblea siciliana alla fine del marzo scorso. Infatti alia legge n. 80 del 1977 (quella, appunto, che prevede la possibilità di acquistare gli antichi monumenti al demanio regionale o comunale o provinciale) è stata apportata una modifica indispensabile. Essa rende possibile aumentare fino al 30 per cento le valutazioni dell'Ute — Ufficio tecnico erariale — circa il valore effettivo dei castelli. Ciò in considerazione degli «elementi storico-artistici ed ambientali». E' stato più che altro un accorgimento per fare aumentare un po' l'importo da versare ai proprietari a conclusione delle pratiche per l'e¬ sproprio. E bisogna tener conto del fatto che oggi quasi tutti gli eredi delle antiche casate siciliane sono tutt'altro che ricchi. Antonio Ravidà

Persone citate: Antonio Ravidà, Buso, Chiaramonte, Giuseppe Lanza, Tornasi