Contrabbandiere di sigarette fulminato con tre colpi alla nuca mentre rincasa

Contrabbandiere di sigarette fulminato con tre colpi alla nuca mentre rincasa Feroce esecuzione, ieri pomeriggio alle 18 tra la folla del popolare Borgo Vittoria Contrabbandiere di sigarette fulminato con tre colpi alla nuca mentre rincasa Sposato con 4 figli, da anni svolgeva quest'attività al margine della legge '- Tre killer l'hanno atteso vicino al portone di via della Vittoria - Uno ha fatto fuoco da mezzo metro, poi è fuggito con i complici su una 128 blu Due ore dopo alla Falcherà: sparano a un decoratore, ferito ad un ginocchio Condannato a morte dal «tribunale» del milieu torinese, un contrabbandiere di Porta Palazzo è stato ucciso ieri pomeriggio sotto casa. Un «killer» spalleggiato da due complici lo ha atteso e gli ha sparato tre colpi alla testa. Si chiamava Salvatore Navilla, aveva 56 anni, abitava con la moglie e tre dei quattro figli in Borgo Vittoria, via della Vittoria 34. Il delitto è avvenuto alle 18,05 mentre l'uomo scendeva dall'auto. Nessuno ha visto gli assassini in faccia. C'è solo la testimonianza di un uomo che ha scorto tre giovani correre verso una «128» blu che subito dopo si è allontanata a tutta velocità. L'omicidio ha tutte le caratteristiche di una vendetta per far pagare uno sgarbo. Ipotesi che trova credito tra gli inquirenti (dott. Fersini e dott. Sassi della «Mobile»), data la figura della vittima che da almeno una ventina d'anni frequentava il sottobosco della malavita torinese. Salvatore Mavilla era un ex infermiere e dal '60 (dopo essersi trasferito a Torino da Catania, sua città natale, con la famiglia) faceva il contrabbandiere. Era molto conosciuto a Porta Palazzo, nel suo borgo non faceva mistero dell'attività che pare gli rendesse un discreto guadagno. Nel vecchio palazzo di via della Vittoria 34, a pochi metri dalla piazza dove giornalmente si svolge il mercatino rionale, i vicini di casa descrivono Mavilla come un uomo pacifico, non ricordano che in passato sia stato oggetto di minacce o di attentati. Ripetono: « Uno come tanti che faceva il suo lavoro. E'ventanni che abita qui, non ci ha mai dato fastidio». Salvatore Mavilla era uscito di casa verso le 14 e doveva rientrare alle 18. Nell'alloggio del terzo piano l'attendevano la moglie. Giuseppina Santangelo, e i figli, Antonio, di 30 anni. Angela, di 28, e Giovanna, di 6. L'altro figlio, Carmelo, 33 anni, è sposato. Continuano i vicini di casa: •Rientrava sempre verso quest'ora, era metodico». Forse per questa ragione il killer e i complici sono arriva¬ ti pochi minuti prima dell'agguato. Nessuno dei commercianti della via pare abbia scorto il gruppetto sostare sotto l'androne. Neppure Bruno Felettig, abitante aneli'egli in via della Vittoria, ha notato nulla. Dice: «Sono arrivato un istante prima di lui, l'ho visto parcheggiare l'auto. La strada era semideserta, ho sentito i colpi alle mie spalle, mi sono voltato, ma non c'era più nessuno». Gli assassini hanno sorpreso il contrabbandiere mentre scendeva dalla sua auto, una 127 Top, marrone chiaro metallizzata, parcheggiata di fronte al portone di casa, sul lato opposto del marciapiede. Non gli hanno dato neanche il tempo di chiudere la porta, tre colpi di pistola a tamburo di grosso calibro (forse una «38 special») lo hanno freddato all'istante. Da una prima ricostruzione pare che i tre siano scappati a piedi verso via Saorgio dove li attendeva (a meno di 100 metri di distanza) una «128» blu. Ma anche questa testimonianza non è molto sicura. Gli inquilini delle case di via della Vittoria hanno detto che dopo le detonazioni si sono affacciati, ma non hanno visto nulla, se non il corpo riverso di Salvatore Mavilla. Racconta Mauro Giagnone, 21 anni, titolare con il padre di un negozio di calzature che si trova proprio di fronte al luogo dove il contrabbandiere è stato assassinato : « Tre colpi secchi in rapida successione. Abbiamo pensato ad una pistola giocattolo, ma quando ci siamo affacciati sulla strada non c'era nessuno». Un'altra testimonianza, quella di Evelina Cairati. Era sul balcone per ritirare la biancheria stesa: «Anch'io ho sentito le detonazioni, ho guardato, ma non ho visto giovani correre. Se sono scappati a piedi, hanno fatto in fretta. Non ho sentito nessuno stridio di gomme». Aggiunge: «Lo conoscevo bene, sono amica della moglie». Giuseppina Santangelo è scesa in strada, ha abbracciato il corpo inanimato del marito, poi è risalita nell'alloggio. Non ha più detto una'pa* rola. * ★ Misterioso ferimento, quasi due ore dopo, alla Falcherà. Un decoratore è stato colpito a una gamba da un proiettile sparato quasi a bruciapelo da uno sconosciuto scomparso poi su un'auto guidata da un complice. La vittima è Filiberto Pezzella, 42 anni, via delle Querce 81, nativo della provincia di Caserta. Erano le 19,45 quando l'uomo è uscito di casa dicendo alla moglie: •Vado dal tabaccaio a comprare le sigarette prima che chiuda». E' salito sulla sua auto e ha raggiunto via degli Abeti 20 dove c'è un piazzale con un supermercato, alcuni negozi e il tabaccaio. Ma il Pezzella non è riuscito a comprare le sigarette. Appena sceso dalla macchina è stato avvicinato da un uomo che ha esploso un colpo di pistola ferendolo all'altezza del ginocchio della gamba sinistra. Ricoverato all'astanteria Martini, e poi trasferito alle Molinette, il Pezzella è stato sentito dal capo della squadra mobile, dott. Fersini e dal comandante del nucleo operativo dei carabinieri, maggiore Cendamo: «JVon ho nulla da dire: non conosco chi mi ha sparato e né so per quale motivo». •Da qualche tempo — ha detto la moglie agli investigatori — mio marito è disoccupato e si arrangia facendo l'ambulante qui e là». Non è escluso, sostengono polizia e carabinieri, che il ferimento sia maturato in questo ambiente, magari per qualche sgarbo fatto dal Pezzella a un concorrente. Salvatore Mavilla, 56 anni, morto accanto alla sua auto; è stato un facile bersaglio per il killer - Filiberto Pezzella

Luoghi citati: Caserta, Catania, Torino