Due gemelli sono «murati vivi» in casa da un male che blocca loro i muscoli

Due gemelli sono «murati vivi» in casa da un male che blocca loro i muscoli Dramma in corso Belgio 98, l'inesorabile cammino verso la paralisi Due gemelli sono «murati vivi» in casa da un male che blocca loro i muscoli m Hanno 13 anni - Non possono scendere le scale, non vanno più a scuola - La madre: «Vivono su una carrozzella doppia, il loro sogno sarebbe di abitare a piano terreno: ma non troviamo alloggio» Hanno due belle facce simpatiche, i gemelli Indelicato. Facili al sorriso, anche se nella loro condizione ci sarebbe più di un motivo per cedere alla malinconia. Da sei mesi Giovanni e Gianfranco, tredici anni a settembre, non escono più di casa. Sono dei «murati vivi»; non vedono un compagno, non vanno più a scuola. La scuola per loro è un insegnante d'appoggio che viene in casa due volte la settimana. Non frequentano più nemmeno la palestra dove la ginnastica per due ragazzi della loro età è divertimento e gioco, ma quella di riabilitazione motoria, in cui l'esercizio fisico è sempre un fatto penoso, senza gioia, dove però i muscoli vengono tenuti in attività a dispetto del male che tenderebbe a contrarli progressivamente: la distrofia muscolare. Giovanni e Gianfranco, i due gemelli prigionieri di corso Belgio 98, hanno cominciato a non star bene in piedi quando avevano quattro anni. «Si appoggiavano alla ringhiera lungo le scale — dice la madre — camminavano sulle punte dei piedi, con la pancia in fuori. Malati entrambi nello stesso modo, nello stesso momento». Nell'esaminare il risultato degli esami, lo specialista non ebbe esitazioni: •Ancora qualche anno — disse — e non si muoveranno più». «Infatti tre anni e mezzo dopo erano immobilizzati» — dice la madre. Vivono adesso su due carrozzelle appaiate. Per muoverli, bisogna sollevarli di peso mentre le mani indebolite dal male e dalla mancanza di esercizio riescono a stento a sollevare i soldatini disposti sulla tavola del salotto, dove i due ragazzi mangiano e dormono, sullo stesso divano, con la nonna di 73 anni, per mancanza di spazio. Giovanni e Gianfranco sembrano tuttavia non rammaricarsi troppo: non di non andare a scuola, che potrebbe anche essere naturale per due ragazzi della loro età, ma neanche dell'impossibilità di uscire. Essendo stati colpiti nello stesso istante, dalla stessa malattia, la vivono per cosi dire, «in parallelo», fianco a fianco, traggono l'uno dell'altro grande conforto. • Certo, stare sempre chiusi qui li rende un po' nervosi — dice la madre — Per fortuna c'è la televisione». L'immobilità progressiva di cui i due prigionieri sono condannati sarebbe certo meno dura se qualche volonteroso, come talvolta avveniva in passato, si incaricasse di portarli fuori, dal momento che la madre e la nonna non ce la fanno più e il padre è fuori tutto il giorno per lavoro. Ma basterebbe anche che l'alloggio, privo di ascensore, fosse situato al pianterreno invece che al primo piano. Ventisei lunghi gradini lo separano dal piano terra, roba da nulla per chi è sano, una montagna per i due ra¬ gazzi e per chi deve caricarseli sulle spalle. «Da tre anni cerchiamo una casa adatta — dice la madre dei due gemelli — Ho fatto un sacco di domande, ho scritto al sindaco. Tante promesse, tante belle parole, niente di fatto. Abitiamo qui da 16 anni — dice la donna — a questa casa siamo anche affezionati, ma la lasceremmo subito, se si trattasse di dare un briciolo di libertà ai miei figli». m. bocc.