Br: il pm chiede dure condanne ma è mite con Peci (tre anni) di Claudio Cerasuolo

Br: il pm chiede dure condanne ma è mite con Peci (tre anni) Torino: l'accusa ha concluso la sua requisitoria Br: il pm chiede dure condanne ma è mite con Peci (tre anni) Le richieste più alte per le donne della colonna torinese, da 12 a 16 anni - Il pentito Peci aiutato «per aver dato un contributo notevole alle indagini» TORINO — Il pubblico ministero Pietro Miletto, ieri mattina, alla tredicesima udienza del processo che si celebra alle Vallette contro i 73 appartenenti alla colonna torinese delle Br, ha fatto le richiste di condanna. Oli imputati sono un piccolo esercito di terroristi intitolato a una donna, Mara Cagol, la moglie di Renato Curcio, il leader dell'organizzazione, uccisa nel '75 alla cascina Spiotta, nell'Àcquese, in uno scontro a fuoco con i carabinieri. Dei 73 imputati 23 sono donne; il 32 per cento. Sono proprio le donne ad aver collezionato, da parte del pm, le richieste più alte: Nadia Ponti e Silvana Innocenzi, 16 anni e mezzo di reclusione; 15 anni e 4 mesi per la maestrina Angela Vai, 12 anni e mezzo per la latitante Maria Giovanna Massa, 12 anni di carcere per la professoressa Adriana Garizio, che, dopo aver subito una condanna a 3 anni di reclusione per partecipazione a banda armata dalla corte d'assise presieduta da Guido Barbaro, ora rischia molto di più perché è accusata di aver tenuto i collegamenti tra Br e Prima linea. Molti tra gli imputati subiranno a partire dal prossimo autunno altri processi per i delitti, i ferimenti e gli attentati a cui hanno partecipato. Quando il rappresentante dell'accusa sfogliando il suo elenco è arrivato al nome di Patrizio Peci, il grande pentito che con le sue confessioni ha consentito di smascherare l'intera struttura del partito armato a Torino (non solo delle Br, perché indicando Roberto Sandalo ha provocato anche lo sgretolamento di Prima linea), dalle gabbie dei detenuti si è levato un boato di insulti. E' stato il momento di maggior tensione dell'udienza, per il resto tranquilla. Miletto ha continuato implacabile nella sua requisitoria: •Patrizio Peci: tre anni, un mese e 15 giorni di carcere. Lo Stato non può abbandonare chi, come Peci, ha dato un contributo così notevole nelle indagini, consentendo la cattura di terroristi, la scoperta di covi e arsenali di armi, impedendo la commissione di altri delitti e riportando, perlomeno a Torino, una pace sociale che dura da più di un anno e mezzo*, ha spiegato il pubblico ministero. Gli imputati sono stati divisi in categorie. Il primo gruppo comprende i 19 detenuti firmatari dei quattro comunicati letti in aula. Sono gli irriducibili del partito armato, per i quali sono state chieste le condanne più severe. Tra le donne le già citate Ponti, Innocenzi, Garizio e Angela Vai, e ancora Maria Carmela Di Cecco, le sorelle Giovanna e Silvia Arancio. Tra gli uomini, Vincenzo Guagliardo, già condannato dall'assise nel primo processo Br, vigilato speciale, latitante per 2 anni, fondatore assieme alla Ponti della nuova colonna veneta delle Br. Un ruolo a parte il pm ha assegnato all'avvocato detenuto Sergio Spazzali: «Se Peci è attendibile. Spazzali è colpevole», questa l'equazione di Miletto. La prova contro Spazzali è costituita dalla critica (riferita da Peci) che Riccardo Dura (morto nel conflitto a fuoco in via Fracchia a Genova) avrebbe fatto su Azzolini, il quale, dopo la cattura, si sarebbe rivolto a Spazzali, raccomandandogli di far cambiare le chiavi dei covi. «La difesa che l'avvocato ha fatto in aula di se stesso è stata molto abile: mi avete accusato genericamente e io vi spiego che Peci ha spettegolato il mio nome per le chiacchiere che si sono sempre fatte sul mio nome. Chicchiere dovute al modo come io esercito la professione di avvocato», ha continuato Miletto. «Ma t riscontri all'affermazione di Azzolini non mancano, perché l'avvocato ebbe numerosi colloqui con l'imputato in carcere. Quale miglior canale dell'avvocato per passare informazioni dall'interno del carcere ai militanti fuori?», ha concluso Miletto. Un'altra categoria di imputati — la più numerosa — è quella che non ha meritato la concessione né dei benefici previsti dall'art. 4 della legge Cossiga sui pentiti, né dell'attenuante delle generiche. Infine, quelli che hanno confessato, contribuendo alle indagini (otto in tutto hanno beneficiato dell'art. 4, compreso Peci) e i complici minori. Da oggi, cominciano le arringhe dei difensori. Claudio Cerasuolo

Luoghi citati: Genova, Torino