Fu liberato da un sacerdote il ragazzo rapito a Padova? di Francesco Fornari

Fu liberato da un sacerdote il ragazzo rapito a Padova? Alberto Fineo, trovato seminudo a Reggio Emilia Fu liberato da un sacerdote il ragazzo rapito a Padova? Lo studente, 17 anni, fu sequestrato la sera del 15 maggio - L'intervento di un prete che avrebbe saputo in confessione dove era tenuto prigioniero - Assoluto riserbo delle autorità sulla vicenda DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE REGGIO EMILIA — E il prete coraggioso, tagliate le catene che lo tenevano prigioniero, libera il ragazzo rapito e lo porta in salvo... Cosi potrebbe concludersi la «storia» che è al centro di tutte le chiacchiere nei bar, negli uffici, nelle strade di Reggio dove sabato mattina si è conclusa la drammatica vicenda di Alberto Fineo, 17 anni, figlio di un industriale, rapito la sera del 15 maggio da un «commando» di banditi che, armati fino ai denti, avevano fatto irruzione nella sua casa alla periferia di Padova. Una storia dai contorni sfumati, piena di ombre e di contraddizioni e forse per questo particolarmente interessante. Alberto Fineo, secondo le prime informazioni fornite dai carabinieri, viene ritrovato, seminudo e malconcio, alla periferia di Reggio. I banditi l'avrebbero lasciato andare senza pretendere un soldo di riscatto. Perché? Si fanno molte ipotesi, la storia non convince, ma gli investigatori si trincerano dietro il più rigoroso silenzio. Col passare dei giorni, però, le prime tessere del complesso mosaico vengono fuori. Si scopre che il ragazzo non sarebbe stato trovato per strada ma sareb- be arrivato direttamente nella casa del dott. Bevilacqua, procuratore della Repubblica di Reggio, che ha provveduto ad informare la polizia. Ma chi ce l'ha portato? Il mistero si infittisce, nessuno parla, ma un'altra tessera affiora dal muro di riservatezza che circonda l'accaduto. Un prete avrebbe accompagnato Alberto Fineo in casa del magistrato, dopo averlo «trovato» nella prigione in cui l'avevano incatenato i sequestratori. Come aveva saputo il sacerdote che il ragazzo era prigioniero in quel posto? A questo punto si entra nel campo delle ipotesi, delle interpretazioni. Ognuno a Reggio dice la sua. sembra comunque che questo sacerdote avrebbe ricevuto l'informazione in confessione, da un membro della banda dei rapitori colto da pentimento. Altri, invece, sostengono che al prete, sempre in confessione, qualcuno che forse sapeva qualcosa avrebbe esternato i suoi dubbi e le sue perplessità su quello che altri avevano commesso e sulla sorte del giovane (che per otto giorni è stato tenuto pare senza cibo dai suoi carcerieri). A questo punto il prete, seguendo le vaghe indicazioni che gli erano state date, avrebbe trovato la prigione e. approfittando dell'assenza dei banditi, spezzate le catene avrebbe liberato Alberto Finco. Perché in seguito l'ha portato a casa del dott. Bevilacqua e non alla polizia? Per evitare di mettersi in mostra ed essere esposto alle eventuali rappresaglie dei banditi. Una storia complicata, avvincente, dove i «buoni-. qui rappresentati da un prete coraggioso e da un magistrato intraprendente, trionfano sui cattivi. Una storia, però, che non trova conferme ufficiali. Non parla il dr. Bevilacqua, non parlano gli inquirenti. L'unica cosa certa è che nei giorni scorsi i magistrati di Padova che indagano sul sequestro sono venuti a Reggio per interrogare «qualcuno». Il sacerdote, sembra. Chi sia questo prete nessuno lo sa, anche se a Reggio si fa con insistenza il nome di don Erocole Artoni. consiglie¬ re comunale indipendente, fondatore della comunità «Giovanni XXIII». che ospita una ventina di tossicodipendenti e ne assiste oltre un centinaio. Un sacerdote che da anni si prende cura dei problemi degli emarginati, dei drogati, dei carcerati. Da molti viene indicato come l'unico in grado di portare a termine un'impresa cosi rischiosa anche perché, si fa notare, nel mondo della «mala» è conosciuto e rispettato e se qualche «balordo» ha un problema si recherebbe sicuramente da lui per un consiglio, un aiuto. Don Artoni, piccolo, tarchiato, con un giubbotto di tela e un paio di occhiali scuri, finge un grande stupore. «Perché proprio io? Ci sono almeno altri tre sacerdoti che si occupano degli stessi problemi». Per un bel po' evita di rispondere alle domande, cercando scampo in silenzi sospetti. Don Artoni, lei come sacredote non può mentire: mi dica soltanto se di questa storia ha saputo qualcosa prima che ne parlassero i giornali. «No, scriva pure che io non ne sapevo niente», risponde. Chissà se in caso di necessità anche un sacerdote può ricorrere a una innocua bu¬ gia? Francesco Fornari

Persone citate: Alberto Finco, Alberto Fineo, Bevilacqua, Erocole Artoni, Giovanni Xxiii

Luoghi citati: Padova, Reggio, Reggio Emilia