Riforma editoria e patti agrari fermi nei cassetti delle Camere di Alberto Rapisarda

Riforma editoria e patti agrari fermi nei cassetti delle Camere Con la crisi solo i decreti potranno essere esaminati e approvati Riforma editoria e patti agrari fermi nei cassetti delle Camere ROMA — Con un ultimo guizzo di vita il governo Foriani ha approvato ieri una lunga lista di decreti e poi si è dimesso. E' stata cosi avviata la «fase due» per ridurre l'inflazione ed è stata garantita la copertura finanziaria per i contratti della scuola, dell'università e degli statali. La felice conclusione dell'anno scolastico senza scioperi degli insegnanti è garantita. Non si può dire altrettanto per i lavori del Parlamento. Solo i decreti potranno essere esaminati ed approvati secondo una prassi ormai consolidata. Ma i disegni di iegge si dovranno necessariamente arenare. Ogni volta clie c'è una crisi di governo, infatti. Camera e Senato cadono in una sorta di letargo durante il quale non possono occuparsi di nessuno degli atti che dovrebbe avere come controparte il governo proprio perché questa controparte non c'è più. Rimarranno cosi fermi nei cassetti di Camera e Senato leggi molto attese che avevano faticosamente compiuto il loro cammino parlamentare dopo anni di difficoltà: la riforma della editoria: i patti agrari: l'anagrafe patrimoniale dei parlamentari, sollecitata dopo le polemiche sulla moralizzazione della vita pubblica. E poi il quasi raddoppio del finanziamento pubblico ai partiti e una serie di leggi che dovevano rifornire di denaro gli enti parastatali (Iri. Eni. Efim). Non verrà approvata l'addizionale sugli stipendi a favore delle popolazioni terremotate e neanche la revisione delle aliquote fiscali Irpef. Sarebbe poco male se la crisi si risolvesse, si potesse formare un nuovo governo e potessero riprendere i lavori parlamentari. Si sarebbe perso solo qualche mese. Ma nei corridoi del Parlamento, dove in questi giorni si radunano i politici per raccogliere voci e per metterle in giro, nessuno esclude con sicurezza la possibilità di uno scioglimento anticipato delle Camere. In questo malaugurato caso, non solo tutte le leggi citate dovrebbero rimettersi in lista di attesa nella prossima legislatura, ma salterebbe anche la commissione di inchiesta sul caso Sindona. dalla quale sono uscite le pile di documenti sulla Loggia P2 che in buona parte sono all'origine di questa crisi. Questo era uno dei timori di quanti vorrebbero che sul «caso Gelli e c.» fosse fatta to talmente luce. Anche perché c'è il rischio che si alzi una nebbia che tutto confonde Ieri, a raffica, arrivavano a Montecitorio notizie di arresti clamorosi, di confessioni che poi non venivano confermate da nessuno. I «peones» demo.cristiani e socialisti sembravano i più frastornati. «Ma tu pensa — diceva un de — noi lavoriamo come malti per procurarci 14 milioni di voti indicendo crociate, scomodando i santi e il padreterno e poi scopri che servivano a quello che stava alla stanza 222 dell 'Excelsior rGelliJ».. Un altro de aggiungeva: «La cosa è troppo grande. Qua ci scappa il morto». In questo clima di totale confusione, si sono inseriti ieri i radicali con una loro clamorosa iniziativa senza precedenti. Per costringere Foriani a venire a spiegare in Parlamento le ragioni delle sue dimissioni, i deputati del pr hanno occupato i loro banchi alla Camera, anche dopo la chiusura della breve seduta pomeridiana. Colta di sorpresa, la presidente Nilde Jotti si è augurata «ripensamento» dei radicali, e nel frattempo ha fatto sgomberare i cronisti dalle tribune stampa. Basta con le crisi extraparlamentari, dicono i radicali critici soprattutto verso Craxi: Pertini rimandi Foriani alle Camere per il dibattito sulla sfiducia. Alberto Rapisarda

Persone citate: Craxi, Gelli, Nilde Jotti, Pertini, Sindona

Luoghi citati: Roma