Congresso pri: ha vinto Spadolini evitata una spaccatura nel partito di Giuseppe Fedi
Congresso pri: ha vinto Spadolini evitata una spaccatura nel partito Nella notte i delegati hanno eletto il Consiglio nazionale Congresso pri: ha vinto Spadolini evitata una spaccatura nel partito L'appello all'unità interna, lanciato nella replica, è stato accolto dall'80% dei congressisti - «Non potrei mai fare il segretario di un partito diviso sulla verticale Nord-Sud» - L'altro venti per cento è andato a Giumella, Pozzoli e Scattolin ROMA — Alla fine la stragrande maggioranza del delegati repubblicani è confluita sulle posizioni del segretario e Giovanni Spadolini è riuscito nell'intento che aveva perseguito con tenacia prima e durante il congresso: una soluzione unitaria che rafforzasse il ruolo dei repubblicani nella gravita del momento politico. Non avrebbe mal accettato di fare il segretario, sia pure con un margine più che consistente, di un partito spaccato sulla 'Verticale Nord-Sud». Ieri mattina lo aveva annunciato perentoriamente ai delegati, chiarendo con efficacia che fra destra e sinistra del pri non vi erano poi contrapposizioni di fondo, cosi come non esistevano fra lui e Bruno Visentini. Lo sforzo unitario di Spadolini ha avuto successo. L'ottanta per cento circa dei delegati ha aderito alla mozione del segretario, (l'altro 20 per cento è andato a Gunnella — 15 — e all'-ala sinistra» di Pozzoli e Scattolin), rafforzato, nel primo pomeriggio dalla adesione del ministro Compagna. E' stata questa la svolta decisiva dell'ultima giornata del congresso. «Ho il cuore spaccato tra Spadolini e Gunnella — ha detto con enfasi dalla tribuna il parlamentare napoletano —. Sono stato raggiunto nel primo pomeriggio da Corona e Gunnella in un ristorante. Avevano un messaggio di Spadolini che io ho interpretato come un ordine. Ho bisogno che tu stia con me, 10 impone la ragion di partito, 11 quale altrimenti si indebolirebbe. E io ho ubbidito. D'altro canto, star vicino a Spadolini non voleva dire star lontano da Gunnella, le cui positroni non sono così distanti da quelle della maggioranza». Del resto, lo stesso Gunne! la (la cui mozione che dovrebbe aver raccolto sul 15 per cento dei voti, se rifiuta l'Ipotesi del «governo di programma» delineata da Visentini, si riconosce sostanzialmente in quella del segretario e sollecita chiarezza nella strategia del partito) dovrebbe confluire con Spadolini al prossimo Consiglio nazionale allargato a 130 rappresentanti — quando si tratterà di eleggere la direzione. A decidere i giochi congressuali, dopo una serie frenetica di incontri fra l «leaders» del partito, è stato, a parte la determinante scelta di campo di Compagna, il successivo ritiro della mozione presentata da Paolo Ungari, rassicurato su alcune correzioni In chiave anticomunista che sarebbero state apportate al testo del documento della maggioranza. E i risultati ufficiali delle tre mozioni? -Saranno noti durante la notte» — ha assicurato un funzionarlo, mentre Gunnella sfornava una battuta velenosa su Compagna: «Ma quale ragion di partito! E' stato costretto a scegliere Spadolini quando ha saputo che il segretario avrebbe dovuto poter contare su tre ministri dello stesso schieramento». Lo sforzo di Spadolini per una confluenza unitaria sulle tesi della segreteria era stato recepito dalla base che, poco dopo le 14, aveva accolto con una prolungata ovazione la fine della replica. La gravità del momento politico, la necessità di presentare al Paese un'immagine di compattezza analoga a quella offerta nel quindicennio lamalfiano, l'approssimarsi di un test elettorale che si carica sempre più di un significato politico, rendono •indispensabile» l'unità dei repubblicani. E in una situazione come quella attuale, •abbiamo bisogno del peso e dell'autorevolezza che ha contraddistinto l'azione del pri negli ultimi anni». Il partito, ha aggiunto Spadolini, non può dividersi In correnti, ma deve restare «un organismo unitario dalle molte voci». Rivolto a Gunnella, leader repubblicano in Sicilia, che aveva deciso di presentare una propria mozione, ha esclamato: -Non sarò mai il segretario di un partito che dovesse spaccarsi sulla verticale Nord-Sud e non riuscisse a recuperare la più larga unità possibile. Così come non sarò mai segretario che succede a La Malfa, di una maggioranza che non comprenda la sua terra». Quanto al temi più strettamente politici, Spadolini ha tracciato 11 ruolo del pri per gli Anni Ottanta, rintuzzando abilmente le critiche di chi lo aveva accusato di non fornire indicazioni di prospettive politiche. Premesso che «ormai si è entrati in una fase "nuova", in cui i socialisti coniugheranno la carta della governabilità con quella dell'alternativa», ha insistito sulla •centralitàrepubblicana». Secondo Spadolini, In sostanza, il pri deve avere un ruolo centrale nella geografia italiana, equidistante cioè dai tre partiti più grandi. «Lo nostra funzione — ha sottolineato — non è quella di favorire un'alternativa di sinistra a prezzi Upim, popolari, né tantomeno di batterci per governi che non comprendano la de; così come non è quella di chiudere il dialogo col pei» (anche se in questa legislatura 11 problema di una partecipazione dei comunisti al governo «non si pone»). Da anni, ha chiarito, "Voglio un diverso tipo di rapporto col pei», per dialogare col quale occorrono però «tutta la forza e la compattezza del pri». Quindi, fermo restando l'essenzialità »del rapporto di pari dignità coi socialisti, la linea del prì deve ruotare su tre capisaldi: il confronto senza pregiudiziali coi comunisti; il raggiungimento del patto sociale; la solidarietà nazionale». Quindi, dopo l'uragano di applausi a Spadolini, Biasini ha sospeso 1 lavori dando a tutti appuntamento alle 17,30 per il voto sulle quattro mozioni e le liste per il consiglio nazionale. Abbiamo chiesto a Visentini un giudizio sulla replica. Il presidente l'ha defini ta •ottima», aggiungendo che esistevano 'Solide basi per una soluzione sufficientemente unitaria». Giuseppe Fedi
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