Crisi di governo oggi per Ia P2 Lettera di Piccoli ai dc della lista di Ezio Mauro

Crisi di governo oggi per Ia P2 Lettera di Piccoli ai dc della lista Si fa aspro lo scontro tra de e psi: si riparla di elezioni anticipate Crisi di governo oggi per Ia P2 Lettera di Piccoli ai dc della lista Forlani ha convocato il Consiglio dei ministri: in mattinata va da Pertini - La speranza di salvare l'esecutivo con un rimpasto è caduta dopo che Craxi si è rifiutato di partecipare al vertice dei segretari - Il segretario de chiede che gli iscritti affiliati alla loggia segreta mettano a disposizione gl'incarichi di partito ROMA — Forlani torna stamani al Quirinale e rassegna le dimissioni del suo governo nelle mani del Capo dello Stato. Alle 9,30, si riunisce il Consiglio dei ministri, l'ultimo del quadripartito nella pienezza dei suoi poteri; subito dopo il presidente del governo più tormentato e sfortunato degli ultimi anni si reca da Pertini, al quale, ieri, aveva promesso •un ultimo sforzo», vanificato dal brusco rifiuto di Craxi di partecipare al «vertice» della maggioranza, che non si è più tenuto. Dopo il «gran rifiuto» di Craxi, è caduta, in modo repentino ma non troppo inatteso, l'ipotesi del «rimpasto» o della crisi guidata. Si è aperta una crisi per i risvolti oscuri e tenebrosi del «caso P2», che hanno provocato sospetti e lacerazioni tra de e psi; dunque, una crisi più che mai al buio, il cui sbocco — se i leader dell'attuale maggioranza e i liberali non troveranno un rapido accordo — sarà il quarto scioglimento anticipato delle Camere. Si riparla di un governo di salute pubblica, istituzionale, ma socialisti e repubblicani hanno già detto d'essere asso lutamente contrari. Il leader del pri Spadolini è stato lapi dario: «J7 governo istituzionale sarebbe una bara per la Repubblica». Per il psi, è possibile uscire dall'attuale drammatica situazione solo con un cambiamento profondo, che •rinnovi tutto ciò che è possibile rinnovare». Anche la de è contraria al governo di salute pubblica, Da Piazza del Gesù si fa però sapere che c'è un «no» ancora più deciso per •cambiamenti profondi» orientati in due direzioni: governo a cinque a direzione socialista oppure governo che coinvolga direttamente il pei. Piccoli è cate gorico: la coalizione attuale più i liberali •costituisce la sola area compatibile con la continuità della legislatura» In termini più chiari: andiamo pure alle elezioni anticipate se i socialisti, presi in contropiede dalla vicenda della P2 e dalle dimissioni di Sarti, intendono giocare, in questa crisi, carte improponibili. Commentando questa linea, Craxi avrebbe detto ieri ad uno dei suoi amici: «Non subisco da nessuno, tanto meno dalla de, né intimidazioni né ricatti. Se la situazione preci pita, sono io che sfido la de. Vedremo a chi daranno ragione gli elettori». Formalmente, la svolta di una vicenda politica da molti giorni già fortemente deterio rata c'è stata ieri mattina, quando Craxi ha fatto telefonare a Palazzo Chigi annun ciando di non essere disponi bile per il vertice convocato dal presidente del Consiglio Forlani c'è rimasto molto male. Craxi ha fatto sapere che, prima del vertice, bisognava riunire le direzioni de (oggi) e psi (giovedì). Una spiegazione che non ha convinto nessuno. Di certo, Craxi non è andato a Palazzo Chigi per altre ragioni. Forlani ha chiesto subito udienza al Capo dello Stato. Pertini ha capito al volo che la crisi era ormai quasi aperta e ha pregato Forlani, apparso un po' sfiduciato, di non mollare; di farsi spiegare bene da Craxi i motivi del suo rifiuto, nella speranza di un estremo rimedio. Ma — secondo informazioni di buona fonte, non confermate — Craxi non si sarebbe fatto trovare per tut ta la giornata! Mettendo insieme numerosi pezzi di un «mosaico» ricavato da una ridda di avvenimenti confusi e quanto mai difficili da controllare, «i motivi» che neppure Forlani sarebbe riuscito a sapere direttamente da Craxi sono, in ordine cronologico, i seguenti: 1) la «crociata» (la definizione viene dal psi) di Piccoli contro tutta la massoneria non è piaciuta al segretario del psi, il quale ritiene che la de è libera di sospendere i suoi iscritti, ma non può fare di ogni erba un fascio perché se la P2 è marcia altre associazioni non lo sono e possono non esserlo. Al psi, si cita con irritazione un articolo di Beici uscito sul¬ l'ultimo numero del settimanale de «La discussione». 2) Le dimissioni di Sarti e l'insistenza dei vertici de per altre immediate dimissioni di ministri e sottosegretari, con obiettivo un rapido rimpasto, fanno scattare una reazione negativa nel segretario del psi. Non per le dimissioni vere e proprie, ma per il «disegno» politico democristiano che sarebbe dietro a tante «crociate moralistiche». Un disegno complesso: la de punta tutto sul rimpasto, elimina, per la «P2», uomini di scarso rilievo e, bruciando la verifica su temi programmatici importanti chiesta da Craxi subito dopo il 21 giugno, anticipa, spiazzandoli, i propositi socialisti. Craxi invita Manca a non lasciare il ministero del Commercio con l'estero, va da Forlani e Fanfani, fa dire a Martelli, al congresso del pri, sabato scorso, che i socialisti chiedono una •verifica generale, di fondo, senza limitarsi ad un rimpasto, 3) Piccoli insiste nel rimpasto e fa capire che, in caso contrario, è aria di elezioni anticipate. Al psi si pensa che • la misura sia colma» ma si teme, non a torto, che la sortita de punti a isolare i socialisti sul tema P2, •sfuggendo al resto». Stavolta Craxi ha giocato di anticipo. Non va al vertice e si rende irreperibile. Longo chiede una mediazione di Fanfani, Il presidente del Senato tenta l'impossibile, mentre Forlani dichiara: • Evidentemente, Craxi ritiene che sia necessario un chiarimento più vasto. Il presidente del Consiglio parla con Zanone, Piccoli, Longo, Fanfani, Spadolini. •E' la crisi», dice il segretario del pri. «£' fuori tempo affrontare il problema della presidenza del Consiglio socialista sul quale tutti dobbiamo meditare e che è affidato nella soluzione alla saggezza e all'autorità di Pertini», precisa Longo senza fare previsioni,; Luca Giurato ROMA — Alle cinque di ieri pomeriggio, lo scandalo Gelli, con l'elenco delle affiliazioni alla loggia P2, è arrivato all'esame del Comitatffilei garanti della de, riunito a porte chiuse in una stanza al secondo piano della sede del partito, in piazza del Gesù. Una seduta per riconfermare •l'incompatibilità tra appartenenza alla massoneria e alla de». Il presidente è il senatore Guido Gemella: del Comitato fanno poi parte due alti magistrati (l'ex presidente del Consiglio di Stato, Uccellatore, e il sostituto avvocato generale dello Stato, Baccari), l'ex presidente dell'Azione cattolica Agnes, e tre professori universitari: Gismondi, rettore della seconda Università di Roma, Petrocchi, presidente del Consiglio universitario nazionale, Mathieu. professore di filosofia morale. Qual è il compito che il Comitato dei garanti si trova di fronte? «Crai aspetta da noi indagini, istruttorie e giudizi, si sbaglia— ci ha spiegato il presidente Gonella —. Il nostro ruolo e il nostro compito sono di altro tipo. Il Comitato dei garanti, infatti, non è nato in occasione dello scandalo Gelli, ma è stato costituito sei mesi fa, quando al centro del dibattito politico era la cosiddetta questione morale, e si parlava della necessità di moralizzare la vita pubblica». La funzione del Comitato, dunque, è quella di varare, come spiega Gonella, «un codice di comportamento morale, che sancisca i doveri dei parlamentari, dei dirigenti di partito e anche dei semplici iscritti alla de. Ci siamo già riuniti e abbiamo lavorato in questa direzione. Ora è venuto alla luce il problema della massoneria, con la necessità di affrontare la questione della compatibilità-o meno con associazioni di questo carattere. Su questo punto particolare, lo statuto del partito non dice nulla, ribadisce soltanto che gli iscritti alla de devono essere fedeli agli ideali cristiani. Occorre fissare alcune norme di comportamento per gli iscrìtti alla de». In ogni caso, lascia capire Gonella, non toccherà ai «garanti» esprimere giudizi e sentenze sulla reale appartenenza alla P2 dei democristiani coinvolti negli elenchi di Licio Gelli. 'Non credo proprio — dice il presidente — che ricorreremo a interrogatori. Noi dobbiamo preparare le norme, non esprimere i giudizi. La nostra è una funzione normativa, mentre la materia dei giudizi disciplinari spetta aiprobiviri». La «regola» di comportamento nei riguardi della massoneria, che i probiviri dovrano definire, verrà poi portata a conoscenza degli organi di partito. Quando? •Al più presto, non appena saremo pronti. Forse addirittura già domani», ci ha detto ieri Gonella. Sulla base di queste indicazioni, gli organi di partito decideranno poi le eventuali misure da adottare nei confronti di coloro che risultano inclusi nell'elenco predisposto Ezio Mauro (Continua a pagina 2 in quinta colonna)

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