Wall Street aspetta il grande risveglio

Wall Street aspetta il grande risveglio Wall Street aspetta il grande risveglio Venerdì l'indice Dow Jones degli industriali ha chiuso a quota 971,72. Dopo aver toccato il 13 febbraio un minimo di 931,57 e il 27 aprile un mas-' simo di 1024,05, l'indice, che era in discesa in maimio lino a quota 967,76, sembra voler ripuntare a quota 1000. Un Iraguardo perforato 94 volle dal 1966. già 5 volte nel 1981. ma mai tenuto per più di qualche giorno. I* previsione a breve sono tuttora caule. Da un lato l'incertezza sull'andamento dei lassi, che rimangono elevali e. in più. alterni, e la differenza massima slorica di rendimento del 9.3% creatasi tra le obbligazioni primarie a lungo termine e le 500 azioni che formano l'indice dello Standard & Poor's. sono i fattori fondamentali che più frenano il mercato. Dall'altro, una molteplicità di fattori tecnici decisamente negativa a fine aprile e oggi neutra o positiva non indica forza sufficiente per un rialzo durevole. In particolare il volume dei titoli al rialzo e quello dei titoli al ribasso presenta scarti di poco rilievo; i titoli che segnano nuovi massimi sono lontani dal «tetto» di settembre; i titoli che corrono al di sopra delle loro medie mobili a 200 giorni si sono quasi dimezzati da ottobre, specie per il crollo dei titoli tecnologici e di quelli dell'energia; lo scoperto sia dei «dcalers» che del pubblico si è ridotto, migliorando la situazione immediala, ma togliendo un supporlo a un eventuale ribasso. Infine, la divergenza fra l'andamento del Dow Jones industriale — relativamente «fermo» — e quello cedente del «Dow Transportations» e dallo «Standard & Poor's 500». divergenza che secondo la quasi centenaria teoria di Dow è un segnale negativo. Questi e lutti gli altri indicatori tecnici non rappresentano altro che l'impatto psicologico sul pubblico e sulle istituzioni di attese per l'evolversi di fattori dell'economia reale: la permanente difficoltà della Federai Reserve a controllare la massa monetaria, il non sufficiente raffreddamento dell'economia, nonostante gli alti tassi di interesse e di sconto e l'aumento delle riserve obbligatorie delle banche, i dubbi sulla volontà della Camera di approvare i prossimi tagli fiscali che. oggi, potrebbero riaccendere l'inflazione, non ne rappresentano che alcuni. Se le proiezioni a breve, ossia almeno a 3-6 mesi, sono dunque ancora mollo incerte, ben diverse appaiono quelle a medio-lungo termine, quasi tulle super ottimistiche. Come mai lanla euforia? (ìli analisti esaminano il Dow Jones che. nonostante tulio, rappresenta ancora l'indicatore di tendenza più popolare e seguito e ne fanno la storia. L'indice, costruito il 16 feb¬ braio 1885, impiegò ben 39 anni per superare quota 100. Rolla questa barriera nel 1924, iniziò un violento rial/o. sicché quota 100 da base di enorme resistenza, divenne base di supporlo. Nel 1927 venne perforala base 200 e nell'ottobre del 1929 l'indice chiudeva a quota 352.86. Nei quattro anni della grande crisi 1929-1932 il Dow perdeva il 90% del suo valore e chiudeva a quota 41.22 l'K luglio 1932. Qui ricominciava l'ascesa ma per risuperare quota 200 l'indice impiegava ben 14 anni e solo nel 1954 ricuperava quota 300. Appena riperforalo il vecchio massimo di 352.86 cadeva ogni barriera psicologica: nel gennaio 1966 il Don superava per la prima volta quota 1000 e — sempre in gennaio — nel 1971 segnava il massimo storico rfi* 1051.62. Nella storia del Dow dunque le grandi barriere sono stale: quota 100 per 39 anni (escludendo parie della grande crisi); quota 200 rolla solo dopo 19 anni; quota 1000 ferma da 15 anni. Il ragionamento degli analisti, a questo punto, procede per deduzione-induzione. I/economia, pur con difficoltà, tende ora a ripartire su basi disinflazionate e di forte incentivo per il capitale privato. Una volta superato, nel 1981 o massimo nel 1982. lo storico ledo di 1051,62. il magico 1000 dovrebbe divenire psicologicamente un imperforabile supporto e l'indice iniziare un'ascesa tumultuosa. Kcco il perché delle previsioni di grandi esperti di livelli Ira 1250 e 1300 per fine 1982. ! nel resto degli anni oliatila? In uno studio pubblicalo dal prof. Francesco Arcucci. dell'i niversilà di Ceno»a, sulla «Lettera Finanziaria» della Ranca della Svizzera Italiana di questo mese, si fa rilevare che dal 1913. anno in cui venne costituita la Federai Reserve Rank. si succedettero sul mercato di New York quattro fasi di ribasso («bear markels») e Ire fasi di rialzo («bull markels»). Nel primo «bull market», dal 1922 al 1929. l'indice salì da quota 64 a quota 386. moltiplicandosi per 6. Nel secondo «bull markels». al 1932 al 1937. l'indice passò da quota 41 a quota 195. ossia sali di circa 5 volte. Nel corso del terzo «bull market», dal 1942 al 1966. l'indice salì da quota 93 a quota 1001. quasi 11 volle. In inedia, comunque, i rialzi sono siali di circa 6 volle i punti guadagnali dopo la prima fase di «bull market». Poiché il «bull market» in corso è rialzalo nella sua prima fase (1975-1976) di circa 500 punti. Arcucci. e con lui molli altri esperti, conclude che entro gli Anni 80 il Dow Jones potrebbe toccare quota 3000/3500. Antonello Zunino

Persone citate: Antonello Zunino, Arcucci, Francesco Arcucci

Luoghi citati: New York, Svizzera