Sandalo, grande pentito Pl «Lo Stato non ci comprende» di Claudio Giacchino

Sandalo, grande pentito Pl «Lo Stato non ci comprende» I due processi ai terroristi alle Vallette di Torino Sandalo, grande pentito Pl «Lo Stato non ci comprende» TORINO — La Corte, riunita in camera di consiglio, esamina (per poi bocciare) l'ennesima eccezione presentata dal collegio di difesa. Roberto Sandalo, grande pentito di Prima Linea, approfitta della pausa per consegnare alle parole il tormento che lo rode. Appoggiato alle sbarre della gabbia 1, riservata a lui solo, dice: ««Ho il brutto presentimento che qui finisce tutto a tarallucci e vino. Altro che i tanto decantati benefici di legge per quelli che, come me, hanno rinnegato il terrorismo ed hanno aiutato la giustizia». Quasi sovrappensiero, con amarezza, ricorda: « Comincio a pensare che siamo stati ingannati. Quando ti arrestano ti fanno ponti d'oro... Invece, finora, l'unico ponte che ho visto è quello sul fiume Kway, alla tv». Stringe le sbarre con rabbia, sbotta: «Se a Torino da un anno non ci sono stati più morti ammazzati è soltanto per merito di Peci e del sottoscritto. In cambio cosa abbiamo ottenuto? L'etichetta infamante di delatori e la condanna a morte pronunciata dai compagni di un tempo». Sandalo dà un'occhiata alle altre gabbie, affollate da 57 imputati, spiega: «Noi pentiti qua distribuiremo un sacco di anni di galera, non è un compito facile. Essere un pentito ; una cosa terribile, mica si dà la prigione a cuor leggero». La paura della morte incrina la vece di Roberto: 'Prima o poi, continuando a rimanere dentro, saremo raggiunti dalla vendetta dei politici. Un mese fa, nel carcere di Piacenza, Paolo Morandini (uno dei killers del giornalista Walter Tobagi, pentitosi subito dopo l'arresto n.d.r.) si è salvato per miracolo. L'avevano già trascinato in un corridoio dove l'attendeva l'assassino, con un punteruolo. Gli agenti hanno evitato in extremis il peggio, Paolo è finito all'ospedale». Il padre di Sandalo cerca di sdrammatizzare: «Su, non pensare a brutte cose», Roberto ribatte: 'Lapelle è una sola, basta un niente per essere ammazzati. Se avvelenano il cibo, ad esempio, è sufficiente una pillola ed è finito tutto. Cosa credi? che sare¬ mo sempre sorvegliati così per anni? Lo Stato prima si è servito di noi; quando non saremo più utili temo che ci abbandonerà». La paura non abita solo nella gabbia di Sandalo, sembrano essere molti gli imputati che non sanno bene come comportarsi in questo processo soffocato da una cappa di tensioni e incertezze. Nella gabbia 2 Paolo Salvi, pentito di rilievo che solo ieri ha deciso di affrontare la tensione che spira nel bunker delle Vallette, e Walter Zedda, altro pentito, dicono: 'Siamo in una situazione allucinante, parecchi compagni vorrebbero dissociarsi dalla lotta armata, non l'hanno fatto unicamente per timore di ritorsioni». Citano il documento che invano giovedì Vittoriano Mega ha cercato di leggere in aula. 'E' frutto di un lavoro di gruppo, ha incontrato molte, silenziose adesioni. Vedremo durante il dibattimento quanti avranno il coraggio di dirlo forte. Comunque, qui non esiste soltanto il fronte dei duri». Un avvocato rivela: 'Il mio cliente mi ha confidato: 'Avvocato, ho dovuto ricusarla. Io non volevo, lo so che processualmente mi danneggia, ma che vuole? Devo pure sopravvivere». Un altro legale spiega: «Un pentito in carcere ha cercato di mettersi in contatto col mio assistito per elaborare una strategia di. .rsa da quella predicata dai duri. Adesso il ragazzo che difendo è schiacciato dal terrore che i compagni lo vengano a sapere e comincino cosi a prendere corpo sgradevoli sospetti». Un terzo, l'aw. Paola, dice: «/ giornali hanno scritto che ieri Mauro Succa era nella gabbia dei pentiti. Non è vero, Succa manco era in aula. Precisatelo». La Corte esce dalla camera di consiglio, si riprende con le eccezioni, l'udienza termina alle 13. Da registrare, nella mattinata, l'espulsione dall'aula di Filippo Mastropasqua 'l'imputato aveva detto al presidente Bonu: «Lei è falso») ed un lungo comunicato letto da Maria Teresa Conti e Maurice Bignami. Per loro il processo è una farsa, non presenzieranno più. Claudio Giacchino

Luoghi citati: Piacenza, Torino