Di Bella: «Gelli mi chiese di licenziare Enzo Biagi» di Enzo Biagi

Di Bella: «Gelli mi chiese di licenziare Enzo Biagi» Di Bella: «Gelli mi chiese di licenziare Enzo Biagi» MILANO — .Si è fatto di questo giornale un obiettivo di criminalizzazione», dice Franco Di Bella. Il direttore del Corriere della Sera ha invitato i suoi giornalisti, che più tardi nella serata hanno svolto un'assemblea generale assieme ai colleghi delle altre testate del gruppo, a riunirsi nel salone di redazione. Lo ha fatto per •un chiarimento e un'autocritica». Ma non. come ancora pochi minuti prima si prevedeva nei corridoi, per chiedere solidarietà. Né tanto meno per dimettersi, come qualcuno pretendeva. Il chiarimento e l'autocritica di Di Bella riguardano la sua -presunta e non accertata presenza- nella loggia P2 di Licio Gelli. Il direttore del Corriere figura infatti, con il presidente del gruppo Angelo Rizzoli, con il direttore generale Bruno Tassan Din e con alcuni altri giornalisti delle testate Rizzoli, nella lista pubblicata nei giorni scorsi. Autocritica perché tre volte ha accettato d'incontrare Licio Gelli; chiarimento perché, dopo la terza volta, «non ho più visto il signor Gelli, non ho partecipato a nulla che avesse a che fare con lui». Gli era stato indicato, racconta il direttore del Corriere. come un finanziere interessato alla ricapitalizzazione del gruppo. Ne aveva ricavato l'impressione di -un grande navigatore, uomo in contatto con le banche, con l'aria da "gran capo penna bianca"». Con sempre maggiore insistenza, dunque. Gelli chiede a Di Bella di entrare nella sua loggia coperta. L'ultima volta il capo della P2 picchia duro: se lei vuole restare al suo posto, gli dice in sostanza, deve fare quel che le dico. In particolare -deve licenziare Biagi perché ha fatto una trasmissione sulla massoneria-. Im¬ mediato il commento di quest'ultimo: -Questo è il più bel giorno della mia vita», esclama. Tutto qui, nell'autodifesa del direttore del Corriere, il suo ruolo nella turbinosa vicenda della P2. Ai suoi redattori. Di Bella rivolge un invito: giudicare la sua gestione dai fatti. Qualcuno, ricorda, si sente umiliato e offeso» da quanto sta accadendo. «Afa vi siete sentiti umiliati e offesi quando insieme abbiamo impegnato il giornale in grandi campagne d'informazione per il risanamento morale del Paese, la lotta al terrorismo, le grandi battaglie civili?». Ricorda di avere subito forti pressioni, -pressioni spaventose», ma di non avere ceduto mai. Cita un caso: la pagina speciale sull'alimentazione e i consumi, di cui potenti gruppi industriali volevano la soppressione. Di Bella conclude: -Non vi chiedo né un voto di fiducia, né che vi pronunciate in qualunque altro senso... Non ho nessuna intenzione di dimettermi, perché ho la coscienza tranquilla. C'è una commissione d'inchiesta nominata dal governo... Non ho nessuna comunicazione giudiziaria A questo punto dalla riunione si leva un applauso, variamente valutato dai presen-

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