Sotto processo anche la legge sui capitali di Marco Borsa
Sotto processo anche la legge sui capitali Per la Banca d'Italia è troppo «restrittiva», Arcuti (Imi) chiede di liberalizzarla Sotto processo anche la legge sui capitali MILANO — Il processo Caìvi-Bonomi sta suscitando un ampio e vivace dibattito negli ambienti bancari e finanziari italiani sull'opportunità e validità della legislazione che punisce i reati valutari, vieta la circolazione dei capitali, ostacola l'integrazione finanziaria dell'Italia con il resto dell'Europa e del mondo. E' il primo grosso processo che vede l'applicazione della legge 159' che fu introdotta nel 1976, l'anno della svalutazione della lira, con l'obiettivo di bloccare la fuga dei capitali dall'Italia punendo con il carcere quelli che furono allora definiti i .disertori della lira». .Sarà interessante vedere quale linea adotterà la magistratura, e cosa emergerà dal processo perché è la prima volta che questa legge viene messa veramente alla prova», dice Angelo Raffaele Latagliata. ordinario di diritto penale a Roma, uno degli estensori dei due volumi intitolati .Il siste¬ ma valutario italiano, (editore Giuffrè), la più ampia ricerca sulla materia mai uscita finora cui partecipano diversi studiosi sotto l'egida della Banca d'Italia. .La 159» dice ancora Latagliata «é una legge di difficile interpretazione perché manca di sistematicità; basti pensare al problema del rientro dei capitali che, quando avevano assunto la forma di beni non facilmente vendibili, come le case, dovevano essere o svenduti entro i termini previsti o nascosti all'occhio del fisco». L'obiezione di fondo comunque che si muove alla «159« e in genere alle restrizioni valutarie è quella di contrastare con la necessaria integrazione del mercato finanziario italiano con il resto del mondo e l'Europa in particolare. «La legge» dice ancora Latagliata •poteva essere utile quando fu concepita ma resta il fatto che si ispira a principi protezionistici in contrasto con lo spirito dell'integra¬ zione europea. Senza contare che oltre ad impedire l'uscita dei capitali ne ostacola anche l'entrata». Contro questa filosofia restrittiva si è pronunciato ieri anche il presidente dell'Imi Luigi Arcuti che ad un convegno della Banca Commerciale a Stresa. sulla finanza italiana negli Anni Ottanta, ha sostenuto che una graduale liberalizzazione nei movimenti dei capitali porterebbe ad una maggiore solidità della lira e non il contrario come alcuni sembrano temere. Benché il clamore suscitato dal processo Calvi-Bonomi abbia sicuramente incoraggiato il dibattito e le varie sortite, sarebbe errato interpretare le prese di posizione sulla liberalizzazione come una specie di manifestazione di solidarietà con gli imputati di reati valutari. •! reati di cui sono accusati Calvi e Bonomi» spiega Latagliata 'riguardano operazioni all'estero fra residenti italiani. cosa totalmente diversa dalle operazioni che dovrebbero venir liberalizsate che riguardano i residenti italiani e quelli esteri». .A me interessa» ha detto Luigi Arcuti -che i risparmiatori italiani possano comprare titoli americani magari anche solo per mille dollari a testa, almeno inizialmente». La liberalizzazione cioè dovrebbe consentire agli italiani di acquistare beni esteri e viceversa agli stranieri di acquistare beni italiani senza troppi ostacoli. Un graduale smantellamento degli ostacoli metterebbe il mercato finanziario italiano in concorrenza con gli altri mercati, sposterebbe parte delle riserve oggi esclusivamente controllate dalla Banca d'Italia nelle mani di privati cittadini, costringerebbe il Tesoro a tener conto anche delle alternative offerte dall'investimento all'estero nella propria politica di indebitamento. Marco Borsa
Persone citate: Angelo Raffaele Latagliata, Arcuti, Bonomi, Giuffrè, Luigi Arcuti
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