Guarino sulla lettera a Gelli «Sindona non m'interessa più»

Guarino sulla lettera a Gelli «Sindona non m'interessa più» Guarino sulla lettera a Gelli «Sindona non m'interessa più» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK — .Guardi, io Gelli l'ho conosciuto cinque, forse sei anni fa a Roma, in un ristorante... Come si chiama?... Ecco, il Toulà. C'era un mucchio di bella gente, me lo presentò un repubblicano, uno vicino a La Malfa, non mi ricordo il nome. Lo rividi poi a Washington, di nuovo in un ristorante... Il nome mi scappa. Mi fece chiamare il senatore Tedeschi, che era qui in visita, e voleva incontrare qualcuno al Congresso; discutemmo di politica, cose generiche. Gelli non parlò mai della P2, la prima volta che vidi questa sigla fu su un giornale italiano molto più tardi». Al telefono da Washington, dalla direzione del partito repubblicano, Philip Guarino, l'italo-americano con cui Gelli tenne una breve corrispondenza su Sindona, sembra più incuriosito che allarmato. -Di recente, sono stato con Gelli alla cerimonia dell'insediamento del presidente Reagan. Mi aveva chiesto di presentargli alcuni mem¬ bri dell'entourage, cosa che feci. Gli prenotai l'albergo, ci furono degli incontri occasionali, amichevoli. Gelli riparti il giorno dopo. Non mi risulta che abbia mantenuto i contatti con nessuno. Posso garantire che non strinse rapporti con membri di questa amministrazione, non che io sappia». Ma Gelli non contrasse legami con la massoneria americana? 'Sono un massone anch'io. Il Gran Maestro della nostra massoneria, Clausen, mi ha riferito che fu avvicinato da due gruppi opposti di massoni italiani... Non so se uno fosse la P2. Li respinse entrambi. Mi disse che non voleva invischiarsi in beghe della massoneria di altri Paesi. E' un atteggiamento che abbiamo anche noi repubblicani nei confronti dei vostri partiti: da voi scoppiano troppi scandali, gli amici qui continuano a chiedermi che cosa state facendo. Per questo motivo non credo che Gelli abbia negli Stati Uniti alleati intimi e potenti». La vicenda della P2 non vi tocca? 'Assolutamente no». Guarino si ferma un momento: .Chissà che cosa c'è dietro. Viene da sospettare che lo scandalo sia stato provocato da forze estremiste, magari i terroristi». Eppure nelle lettere Gelli e voi parlate con familiarità di Sindona: non nascondete qualcosa? 'Guardi — ripete Guarino — Sindona io l'ho conosciuto in circostanze analoghe a quelle di Gelli. Ignoro le relazioni tra loro due. Sindona lo incontrai cinque o sei anni fa a Manhattan, in occasione di una festa di beneficenza, una raccolta di fondi annualepergli orfani in Italia». Con lui conservò però i contatti. 'Fino all'anno scorso. Sindona era un uomo che cercava di aiutare gli italiani. Ma è dalla fine del processo che non me ne interesso più, ignoro persino chi sia il suo nuovo avvocato». E Calvi? 'Calvi poi l'ho visto una volta sola. Me lo presentò la signora Giannini, la figlia del fondatore della Banca d'America. Erano tutti e due a Washington durante la campagna elettorale di Reagan, stavano nello stesso albergo. e. c.

Luoghi citati: Italia, Manhattan, New York, Roma, Stati Uniti, Washington