A Tel Aviv, Habib inviato americano attende le risposte di Giorgio Romano

A Tel Aviv, Habib inviato americano attende le risposte A Tel Aviv, Habib inviato americano attende le risposte NOSTRO SERVIZIO PARTICOLARE TEL AVIV — Habib rimane in Medio Oriente, anzi in Israele, e l'ambasciata Usa di Tel Aviv sembra destinata ad essere la centrale ricevente e trasmittente cui le altre ambasciate americane di Damasco, Riad e Beirut faranno giungere i messaggi che gli esponenti di queste capitali comunicheranno sulle loro intenzioni e sulle risposte ai piani di pace presentati, anche se si continua ad affermare che non ci sono state proposte concrete. Lo ha detto il capo dell'opposizione laborista Peres, dopo un colloquio con l'inviato di Reagan e una seduta della Commissione Esteri e Difesa della Keneseth, nella quale ha affermato che l'unico punto sul quale i laboristi sono d'accordo col governo è la neccessità che la Siria ritiri i missili. (E Begin ha rincarato, in un'intervista alla Nbc: «Non solo dalla vallata della Bekaa, ma anche dal confine siro-libanese <). All'ottimismo diffuso, dopo il Consiglio dei ministri e le dichiarazioni di mercoledì, ieri sono subentrate valutazioni più gravi; lo stesso Peres ha detto che «la situazione continua ad essere seria e molto preoccupante». E ha aggiunto che le dichiarazioni oltranziste delle varie parti sono controproducenti. Il governo libanese ha accusato una pattuglia israeliana di aver fatto un 'incursione nel villaggio di Kfar Barashieh, nella sona controllata dai -caschi blu» irlandesi, e di aver rapito due persone sospette di aver aiutato i terroristi. Sempre nel Sud si registrano scontri a Nabatieh e Beaufort tra i palestinesi e le milizie del maggiore Haddad, il quale ha smentito recisamente la notizia trasmessa da Beirut, e riportata dalla radio israeliana, secondo la quale mercoledì i suoi uomini avrebbero tentato di gettare un ponte sul fiume Litani. La stampa dedica la maggior parte degli editoriali alla crisi libanese. Mercoledì sera alla televisione sono apparsi in una tavola rotonda il ministro degli esteri Shamir e i suoi predecessori, Eban e Dayan, per un dibattito sulla situazione. Dayan ed Eban erano in vena combattiva: il primo ha insistito sugli errori della politica attuale e sulla rivelazione di segreti militari da parte del premier; il secondo ha affermato che l'insipienza degli israeliani ha aiutato la Siria a raggiungere uno degli scopi che si prefiggeva: rompere l'isolamento in cui si trovava nei confronti degli altri Stati arabi. Giorgio Romano

Persone citate: Begin, Dayan, Eban, Haddad, Peres, Reagan, Shamir