«Calvi non è Sindona», Ia Borsa tiene ma l'incognita è il piccolo azionista

«Calvi non è Sindona», Ia Borsa tiene ma l'incognita è il piccolo azionista Piazza degli Affari ha reagito per ora senza isterismi ai nuovo scandalo giudiziario «Calvi non è Sindona», Ia Borsa tiene ma l'incognita è il piccolo azionista Ieri i tìtoli del banchiere milanese e del gruppo Bonomi sono rimasti stabili e tutti sperano che non ci sia una corsa alle vendite - Qualcuno però è meno ottimista MILANO — La Borsa vuole dimenticare al più presto, come un brutto sogno, lo scandalo giudiziario che ha portato in carcere metà della finanza che conta in Piazza degli Affari. Nessuno ha interesse a turbare il delicato meccanismo in base al quale per la prima volta negli ultimi vent'anni decine di migliaia di italiani investono una parte anche modesta dei propri risparmi in azioni e obbligazioni convertibili raggiungendo complessivamente volumi consistenti a giuf-are dai trecento miliardi i *ati negli ultimi due giorni \1 mercato. Ne vanno di m. _z.g operazioni di aumento del capitale di notevole mole come quello Montedison (oltre 600 miliardi) o dello stesso Banco Ambrosiano (250 miliardi), il cui presidente Roberto Calvi è fra gli arrestati. Le reazioni ai mandati di cattura sono perciò solo di due tipi: di chi cerca di tranquillizzarsi e tranquillizzare gli altri sostenendo che fra pochi giorni gli imputati saranno di nuovo liberi e al loro posto, e di chi alza semplicemente le spalle limitandosi ad osservare che indipendentemente dalla sorte di Roberto Calvi o di Bonomi i due gruppi sono solidi e non rischiano crack clamorosi. -Calvi non è come Sindona* si dice. « E' sicuramente uno spregiudicato ma i suoi depositanti e i suoi azionisti non li ha mai saccheggiati*. A far considerare con un certo distacco la vicenda contribuiscono anche due altri elementi: si tratta di reati valutari vecchi ormai di sei-sette anni e riguardano la materia delle esportazioni di capitali, una pratica largamente diffusa negli ambienti finanziari almeno fino al governatorato di Paolo Baffi. «La Banca d'Italia di Guido Carli» commenta un dirigente bancario -chiudeva uno occhio sulle fughe di capitali che erano punite solo in via amministrativa. Se ripenso all'atmosfera di quell'epoca non me la sento di scandalizzarmi troppo. E poi mettere in prigione tutto un consiglio di amministrazione mi sembra francamente eccessivo». La diffidenza verso la legge 159 che punisce i reati valutari è largamente diffusa negli ambienti bancari ove si cita il caso del responsabile dell'e¬ stero della Banca Commerciale Italiana arrestato qualche anno fa e poi subito rilasciato per la difficoltà dei magistrati nell'addentrarsi in una materia complicata senza la necessaria esperienza e armati di una legge di non facile interpretazione. Vanno in questa direzione i commenti del presidente del San Paolo di Torino. Non si tratta però sempre di prese di posizione limpide come nel caso di Rinaldo Ossola, attuale presidente del Banco di Napoli e critico della «159». Passata la paura di un crollo in Borsa (ieri i ribassi dei titoli coinvolti nello scandalo sono rimasti compresi fra il due e il quattro per cento), messa fuori discussione la solidità delle banche e dei gruppi finanziari decapitati dei loro vertici, prese le distanze dal pericolo di una interpretazione troppo estensiva della 159, sono in molti coloro che scombinare tutti i calcoli? Tutti sperano che non ci sia una corsa alla vendita cosi come nei mesi scorsi c'è stata quella all'acquisto ma, detto questo, emergono poi due modi nettamente diversi di valutare la situazione. C'è chi sostiene che fra qualche giorno la Borsa sarà già ripartita. Io scandalo dimenticato, i suoi protagonisti di nuovo liberi e in sella. E chi invece si domanda come e da quali compratori verranno assorbite le vendite, con quali mezzi e con quali metodi verranno sostenuti i prezzi. Se dovesse prevalere puramente e semplicemente l'ideologia del - facciamo oggi quadrato attorno ai prezzi» per continuare domani a rifilare la merce alla rinfusa nelle mani degli ignari e ingenui risparmiatori (è il timore di questi ultimi) la crisi della Borsa verrà solo rinviata ma non risolta. Marco Borsa mostrano una certa soddisfazione per la severità dei magistrati. -Chi ha tentato di bloccare l'opera di pulizia della Banca d'Italia di Paolo Baffi non è riuscito nel suo intento nonostante le dimissioni dell'ex governatore» è il commento di chi allude a Roberto Calvi, sospettato di essere stato uno dei principali avversari di quell'opera d moralizzazione che gli costò un'ispezione al Banco Ambrosiano. Un sospetto rafforzato dall'appartenenza dello stesso Calvi alla Loggia P2. Al di là dei commenti sulle origini e le implicazioni dello scandalo finanziarìo-giudiziario, comunque, Piazza degli Affari si trova ora di fronte ad un difficile interrogativo: cosa succederà nelle prossime settimane? Come reagirà la provincia, cioè quel mondo di piccoli e medi risparmiatori le cui reazioni arrivano sempre in ritardo ma possono

Luoghi citati: Milano, San Paolo, Torino