Se il gregge non segue il pastore

Se il gregge non segue il pastore RELIGIONI E SOCIETÀ' Se il gregge non segue il pastore La sconfitta nel referendum cattolico sulla legge dell'aborto pone alla Chiesa, non solo in Italia, problemi pastorali di grande portata e richiede ripensamenti più vasti, al di là della ricerca «politica» delle responsabilità per l'impegno referendario dello stesso Papa, ritenuto da molti prelati eccessivo e imprudente. La dura realtà è questa: soltanto 32,1 elettori ogni cento hanno seguito le direttive dell'Episcopato e, in definitiva, del Pontefice, mentre 67,8 su cento le hanno rifiutate con le più diverse motivazioni,, .inclusa quella preponderante che la legge civile tenta di sconfiggere la clandestinità. Da notare che la proposta del «Movimento per la vita» non puntava a cancellare tutta la legge, in omaggio al rigore dottrinale della Chiesa, ma salvava le norme sull'aborto terapeutico. Il distacco fra Chiesa legale, per cosi dire, e Chiesa reale (o gran parte di essa) va oltre il dato numerico che. pure, è eloquente e preoccupante per quanti pensavano a una situazione diversa. I segnali del cambiamento erano venuti dal rigetto diffuso dell'Enciclica «Humanae Vitae» (1968) contro gli antifecondativi artificiali, dal referendum del '74 sulla legge del divorzio e da una serie di sondaggi per campione, compresi quelli di don Silvano Burgalassi, che ha centrato nel 1980 una percentuale inferiore al 35 per cento, e del Vicariato di Roma. / contraccettivi Che cosa potrà fare la Chiesa per ricuperare ascolto? Dice padre Domenico Grasso, gesuita, docente di Teologia Pastorale alla pontificia Università Gregoriana: «Occorrerà studiare a fondo i dati del referendum. In ogni caso a mio parere, la Chiesa non può più contare su una, società cristiana che accetta spontaneamente il suo Magistero. La Chiesa deve ricristianizzare questa società, come in un Paese di missione». Non ritiene, padre Grasso, che l'evoluzione dei tempi e le conquiste scientifiche impongano un aggiornamento di alcune norme morali della Chiesa sulla sessualità? Per esempio, non sarebbe meglio tollerare i contraccettivi artificiali per prevenire lo sbocco dell'aborto procurato? «La Chiesa — risponde — potrebbe ammettere esclusivamente quei contraccettivi artificiali che non impedissero alla natura di fare il suo corso. Cioè, che lasciassero aperto ogni rapporto coniugale alla trasmissione della vita». Mi sembra una condizione irrealizzabile, allo stato della ricerca scientifica. Fra poco tempo chiunque potrà acquistare in farmacia vaccini o pillole abortive, che funzionano soltanto quando si è già prodotto il concepimento. Non sarebbe «male minore» un contraccettivo artificiale? «Ripeto che un contraccettivo del genere, per essere accettabile dalla Chiesa, dovrebbe rispettare la legge naturale. L'Enciclica "Humanae Vitae"parla chiaro». Paolo VI. però, invocò l'aiuto della scienza, ordinò ai confessori di essere comprensivi verso i peccatori in materia. Ora il gregge che ha ascoltato la Chiesa sulla legge dell'aborto è un terzo degli italiani. Che cosa fare? «La Chiesa — replica padre Grasso — ha una sola missione: proclamare i principi voluti da Dio, dei quali essa è soltanto amministratri.ee e interprete autentica. Ognuno, poi, ha la propria coscienza e ne deve rendere conto a Dio. L'ultima parola, comunque, ppetta alla coscienza e non al Magistero della Chiesa. Per questo, è sempre difficile giudicare l'atto morale: troppi fattori influiscono su di esso». Molti teologi e anche vescovi riflettono sull'urgenza di cambiare certe norme morali della Chiesa. Del resto, la commissione sulla natalità, istituita da Paolo VI, fu favorevole a grande maggioranza alla «pillola». Poi, la minoranza guidata dal card. Alfredo Ottaviani convinse il Papa a ribaltare l'indicazione maggioritaria e usci la «Humanae Vitae». ((Humanae vitae» «Anche vescovi e teologi dipendono dal Magistero. Devono rifarsi alla "Humanae Vitae". Se, poi, cinquanta di essi ne dissentono, la loro posizione non conta nella Chiesa». Se questo è l'atteggiamento dominante, dentro la Chiesa ferve un dibattito nel campo delle norme morali, anche se è discreto dopo la morte di Paolo VI nel timore di pesanti sanzioni disciplinari. La via maestra è la formazione delle coscienze, ma si impone per molti esperti qualche via d'uscita concreta, nel segno della misericordia. I problemi aperti sono reali. Qualche esempio. Sulla base della verità rivelata, il principio di «aperto alla vita» deve intendersi riferito a ogni singolo atto coniugale o. piuttosto, al progetto complessivo della vita coniugale? Il Concilio parificò i due famosi fini, quello procreativo e unitivo dei coniugi. Un documento dell'ex S. Offizio, nel '74. tolse l'incapacità a generare dalle cause di nullità del matrimonio. E' in linea o è contrario alla «Humanae Vitae»? La volontà di non generare è morale solo usando il «ciclo naturale» ed è immorale, invece, se si ricorre ai contraccettivi artificiali? I mezzi sono diversi, ma l'intenzione è la stessa: difficile cogliere distinzioni valide, sul piano morale. La condanna dell'aborto procurato, proclamata dalla Chiesa nell'interesse stesso della società, non sarebbe più fondata se, al tempo stesso, venisse tollerata una via di prevenzione, ovviamente conforme alla fede? Tanti problemi, tanti interrogativi che reclamano risposte diverse dai consueti divieti in nome dei principii perfetti. Lamberto Fumo

Persone citate: Alfredo Ottaviani, Lamberto Fumo, Paolo Vi, Silvano Burgalassi

Luoghi citati: Italia, Roma