Gli altri nomi di Giuseppe Zaccaria

Gli altri nomi Gli altri nomi (Segue dalla 1* pagina) cessive per consentire a chi legge di formarsi un quadro più chiaro delle possibili connessioni tra gli affiliati. La voce «banche», per esempio, è suddivisa in quattro sezioni: presidenti e consiglieri d'amministrazione, direttori, funzionari, impiegati. Paradossalmente, ancora più interessante appare un altro elenco di una trentina di nomi, siglato «da definire» : si tratta di persone che, in tempi diversi, avevano fatto domanda di ammissione alle P2» e la cui richiesta era ancora «in sospeso». L'aspetto più curioso consiste nel fatto che la documentazione fornita dalla magistratura è, per questi aspiranti, più copiosa di quella che si riferisce ai vecchi «fratelli». Tra i nomi, spiccano quelli del ministro di Grazia e Giustizia Adolfo Sarti, dell'editorialista del • Corriere della Sera» Alberto Sensini, di Gioacchino Albanese, ex braccio destro di Cefis attualmente all'Eni, del costruttore Federico Federici, del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, di Franco Colombo, direttore del «Tgl» e cugino del ministro degli Esteri. Per ognuno di essi esiste agli atti una domanda di iscrizione con firma autografa, controfirmata dagli «iniziatori», cioè da coloro che presentavano alla loggia l'aspirante «fratello». Le domande sono veri e propri formulari, sui quali i futuri massoni dovevano specificare: nome, cognome, paternità, maternità, orientamento politico, credo religioso, stato civile (compresi eventuali divorzi o situazioni di convivenza). Stampato su due facciate, ciascun foglio accanto alle firme del richiedente e dei «padrini», mostra uno spazio riservato ai nomi delle persone che avrebbero potuto fornire referenze -sulle qualità economiche e intellettuali» del •fratello candidato». Si apriva allora una vera e propria istruttoria, affidata a quattro «supermassoni»: di due, Viglione e Orlando, presidente della Confcommercio, esiste traccia nella documentazione. Altri parlano anche di Ossola e Andreotti: ma finora non c'è documento dal quale questa loro prerogativa venga confermata. Nel caso del ministro Sarti — che aveva presentato domanda il 1° settembre '77 — garanti erano Fabrizio Trecca, medico chirurgo, scrittore e adesso presidente della Cit; il giornalista e scrittore Roberto Gervaso; l'ex segretario della Camera e presidente della Ciga Hotels, Francesco Cosentino; Gaetano Stanimati, ex ragioniere generale dello Stato, ex ministro del Tesoro, ora presidente della «Rinascente». A «presentare» Gioacchino Albanese erano stati Giorgio Mazzanti (in quel momento presidente dell'Eni e, dopo lo scandalo del petrolio saudita, presidente della Sogam) e l'ex vice comandante generale dei carabinieri Franco Picchiotti. Non meno illustri i presentatori di Carlo Alberto Dalla Chiesa: oltre a Cosentino, a garantire per l'aspirante «fratello» c'erano altri due generali, l'allora capo di Stato maggiore Viglione e il comandante generale della Guardia di Finanza Raffaele Giudice, ancora lontano dalle disavventure che, con lo scandalo dei petroli, lo avrebbero condotto in carcere. Sempre Cosentino, Stammati e Gervaso, con l'aiuto del futuro ministro del lavoro Franco Foschi, garantivano le qualità «massoniche» del giornalista Alberto Sensini. Nessun autorevole presentatore era stato invece citato dal costruttore Federico Federici: nel suo caso infatti si sarebbe dovuto trattare di un ritorno. Già iscritto, Federici era «caduto in sonno», e chiedeva di «riattivarsi». Fra le domande di iscrizione più recenti, quella del direttore del Tgl, presentata il 22 gennaio scorso: nominato da pochi mesi, Franco Colombo chiedeva di entrare a far parte della P2, vantando la protezione di Fabrizio Trecca e di Giampiero Gabotto, già capo ufficio stampa e ora direttore delle relazioni esterne all'«Alitalia». Oltre a registri su cui sono contabilizzati versamenti di quote, ai quali corrispondono registrazioni di conti correnti, nel dossier si trovano le fotocopie di numerose lettere, alcune curiose, altre importanti per le indagini. Il 18 dicembre scorso Gelli scriveva in una lettera di au guri ad Andreotti di avergli inviato per Natale «uno collezione di macchine leonardesche riprodotte in scala dal vero*. A Philip Guarino, grosso esponente della comunità italo-americana di New York, Gelli in un'altra lettera raccomandava Michele Sindona, allora alla vigilia del crack: «Aiutalo, specialmente ora che lo ha abbandonato il Vaticano». Tra i versamenti registrati, ci sono quelli compiuti da Franco Di Bella, Bruno Tassan Din, Angelo Rizzoli. Cospicua anche la corrispondenza tra Gelli e il gruppo Rizzoli (Tassan Din, Russo, Davoli, Argento). Numerose anche le foto. Quel che la Commissione Sindona non ha incluso nel dossier inviato alle Camere è un elenco di un migliaio di nomi (tra cui Forlani. Andreotti, Craxi, Berlinguer), cui non fa riscontro alcun altro documento. Accanto a ognuno è indicato un episodio specifico: ciò fa supporre che possa trattarsi di un elenco di «schedati»: non è chiaro se il materiale sia rimasto ai giudici milanesi o sia stato mai recuperato. L'ipotesi più inquietante tra quelle che circolano è che possa trattarsi di copie del famoso archivio del Sifar, in teoria distrutto dopo l'epurazione nei servizi segreti. I commissari ritengono esista un quarto elenco, ancora non rintracciato, dal momento che gli affiliati alla P2 risultano essere 2.500. _ Buggero Conteduca Giuseppe Zaccaria

Luoghi citati: New York, Ossola