Arrestato il banchiere Calvi l'accusa è di frode valutaria di Renato Cantoni

Arrestato il banchiere Calvi l'accusa è di frode valutaria Con lui Carlo Bonomi, Cigliarla, Valeri Manera, Cappugi, Tonello e Minciaroni Arrestato il banchiere Calvi l'accusa è di frode valutaria Altri due ex amministratori della Centrale, Carlo Canesi e Massimo Spada, sono stati raggiunti da mandato di comparizione - L'inchiesta, per esportazione illegale di valuta, è partita da un rapporto del '75 della Banca d'Italia e riguarda vaste operazioni su titoli della Toro e del Credito Varesino 1 * _ A m • ixil Stregoni Il mondo finanziario italiano è stato investito da un uragano di incalcolabile portata. La magistratura milanese ha ordinato l'arresto di un folto gruppo di note personalità che negli anni 1975-1976 facevano parte del consiglio di amministrazione di La Centrale Finanziaria Spa, un'importantissima società che proprio nei giorni scorsi è stata al centro di molte polemiche per l'acquisizione del 40 per cento delle azioni della Rizzoli-Corriere della Sera. Tra queste spicca il nome di Roberto Calvi presidente del Banco Ambrosiano e della Centrale, indiscusso e potentissimo capo di un grande gruppo bancario-assicurativo che ha ramificazioni in Europa e nell'America Latina e che controlla depositi per circa 20 mila miliardi. Inoltre figura nella lista Carlo Bonomi, figlio della «prima donna della finanza» Anna Bonomi, presidente della Invest Spa, altro grande centro di potere che controlla una serie di società finanziarie, assicurative e industriali. Quali le ragioni del terremoto? Presunta violazione della legge n. 159 del 1976 che commina pene assai severe per l'esportazione illecita di capitali e che prevede per gli importi di una certa consistenza il mandato di cattura obbligatorio. In questo caso i magistrati che di recente hanno sostituito nella istruttoria il p.m. Luca Mucci, che da diversi mesi stava conducendo una delicata inchiesta, hanno evidentemente ritenuto che vi fossero indizi suffi¬ cienti per imputare formalmente gli arrestati di costituzione illecita di fondi all'estero e hanno agito in conseguenza. La questione è di alta tecnica finanziaria. Dice l'accusa che nel 1973-'74 grossi pacchi di azioni Toro Assicurazioni erano stati acquistati, direttamente o indirettamente, da La Centrale e trasferiti in società di comodo all'estero per poi essere riacquistati nel 1975 da La Centrale stessa a prezzo molto maggiorato e comunque assai superiore ai corsi del momento in Borsa: da qui la formazione di una forte disponibilità di valuta all'estero non denunciata quando la legge n. 159 è entrata in vigore. Idem per un pacco di Credito Varesino in precedenza posseduto dalla Invest e poi entrato nel portafoglio di La Centrale: non si tratta di cosa di poco conto perché la cifra ipotizzata è superiore ai 22 miliardi di lire. Gli accusati hanno dichiarato che si trattava di operazioni distinte e che perciò non esiste alcuna disponibilità di valuta all'estero. Tutto questo è nato da una ispezione «a tappeto» della Banca d'Italia presso le aziende di credito del gruppo Banco Ambrosiano. Gli ispettori, trovato tutto in piena regola, hanno obiettato solamente che vi era il sospetto di manipolazioni di pacchetti azionari al fine di costituire ingenti fondi all'estero che, sempre attraverso compiacenti società finanziarie sapientemente create in diversi «paradisi fiscali», avrebbero permesso l'acquisto di azioni del Banco Ambrosia- di azioni del Banco Ambrosiano leader del gruppo: in pratica attraverso questo artificio il Banco Ambrosiano controllava se stesso. Una matassa assai arruffata e difficile da dipanare, perciò. Ma non basta. Nell'inchiesta sulla «P2» sono state trovate tracce di interessamento di Licio Gelli nella concessione del passaporto (precedentemente ritirato) a Roberto Calvi: da qui avocazione dell'istruttoria sull'affare La Centrale e dimissioni del vice-presidente del Consiglio superiore della magistratura Zilletti e altre inchieste non ancora bene precisate. L'entrata nel gruppo Rizzoli-Corriere della Sera da parte della Centrale ha reso ancor più incandescente la questione per le implicazioni di carattere politico che ciò fatalmente comporta. Non bisogna dimenticare certi interventi e certe polemiche ai tempi dell'affare Sir-Imi che ha avuto come conseguenza il sacrificio di Paolo Baffi, uno dei più intransigenti difensori dello Stato. Non è ancora chiaro se ci troviamo di fronte a un ulteriore capitolo di una lotta fra potenti fazioni, oppure all'ennesimo episodio di malcostume che ha imperversato negli Anni Settanta e che oggi trova la giusta punizione, oppure a un classico boomerang che colpisce qualche troppo audace stregone del potere e della finanza. Probabilmente vi è di tutto un po', ma è triste vedervi mescolati alcuni personaggi di chiara probità, come Cigliana, travolti dalla forza cieca del ciclone. ' Renato Cantoni

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