Gli automezzi dell'esercito che servono per ricostruire
Gli automezzi dell'esercito che servono per ricostruire Rassegna dei veicoli impiegati dopo le calamità naturali Gli automezzi dell'esercito che servono per ricostruire Li hanno sistemati al posto d'onore, nel verde alla sinistra del palazzo di Torino Esposizioni. Hanno montato una tenda e se ne stanno 11, cortesissimi. pronti a rispondere alle domande dei visitatori, domande che sono frequenti e spesso difficili. Un servizio come un altro, proprio come si conviene ai militari. Che cosa potevano esporre? I loro automezzi, naturalmente, che evocano fascino di imprese epiche e di battaglie mai combattute, ma soprattutto di pronti interventi e ne testimoniano la loro presenza nel Meridione sconvolto dal terremoto. Si va dal Leopard alla Campagnola, dal gigante alla formica, entrambi utili in una strategia militare che tutti si augurano non debba mai essere utilizzata. Vediamoli velocemente, cominciando proprio dal Leopard che alla rassegna torinese è esposto in due diverse versioni, carro soccorso e recupero e carro pionieri. Già le dimensioni esterne sanno di impressionante: il primo, con il vomero alzato, è lungo otto metri, largo 3,25 e alto 2,70. Pesa oltre 40 mila (40 mila, esatto) chili ed è mosso da un motore di circa 18 mila centimetri cubici. Malgrado la mole è abbastanza veloce, raggiungendo su strada i 62 chilometri orari, ma essendo un mezzo esclusivamente da lavoro va da sé che la velocità non è troppo importante. In compenso, una volta chiamato a svolgere i suoi compiti, ecco che cosa sa fare: con il verricello sviluppa una forza di trazione di 35 tonnellate, con il vomere sbanca 200 metri cubi di terra ogni ora a una velocità di avanzamento di 8 chilometri l'ora; si arrampica su pendenze del 60 per cento. Il confratello in versione pionieri è dotato di una trivella supplementare che riesce a perforare il terreno con un -buco, di due metri d'altezza (o di profondità) e settanta centimetri di diametro. Entrambi guadano sino a 2,10 metri. I tecnici lo chiamano 320 PTM: in pratica è un trattore per il trasporto dei carri con un semirimorchio Oto Melara-Bartoletti. Serve esclusivamente per caricare e trasportare il più velocemente possibile i cingolati da un punto all'altro. Questa specie di mostro (tra l'altro è quello che colpisce di più i visitatori) ha un motore di 17 mila centimetri cubici e dispone di una potenza di 450 Cv. Su strada raggiunge i 65 chilometri l'orae ha un'autonomia di oltre 600 chilometri. Il caricò utile è di 50 mila chilogrammi. E si potrebbe continuare cosi, passando in rassegna un'altra mostra, altrettanto interessante, quella cioè dedicata ai mezzi militari d'epoca: 40 mezzi che ogni collezionista vorrebbe avere, come il trattore Pavesi del 1919 o il piccolo automezzo paracadutabile Mighty-mite che sol¬ tanto nel '53 era ancora in dotazione ai «marines americani». Oltre ad avere una loro importanza storica tutti i mezzi esposti sono anche — sotto l'aspetto puramente tecnico e per certe soluzioni costruttive — una valida testimonianza di 50 anni di processo evolutivo. Il carro Leopard in versione «pionieri»: ha una trivella capace di fare un buco di 2 metri
Persone citate: Bartoletti, Campagnola, Leopard
Luoghi citati: Torino
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