«Se si cambiava la legge sulle armi fallivano le fabbriche di doppiette» di Franco Giliberto

«Se si cambiava la legge sulle armi fallivano le fabbriche di doppiette» A colloquio con gli industriali armieri di Gardone Valle Trompia «Se si cambiava la legge sulle armi fallivano le fabbriche di doppiette» DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE BRESCIA — Chi in Italia, al Nord o al Sud, entra in un negozio di armaiolo e chiede un fucile da caccia ha novanta probabilità su cento di vedersi offrire una doppietta costruita da una fabbrica della Valle Trompia. Valle che da Brescia sale al Nord fra i laghi d'Iseo e d'Idro ed è da secoli il luogo in cui, meglio e in maggiore quantità, si fabbricano armi italiane. Perciò a Gardone Valle Trompia, Comune propulsore del lavoro armiero, c'era un'attesa più acuta che altrove per il risultato soprattutto di un referendum: quello che avrebbe potuto abolire il porto d'armi. Ma come si sa non è stato abolito un bel nulla. E i valtrumpini hanno tirato un sospiro di sollievo. Il sindaco di Gardone, prof. Giovanni Bondio, all'uscita dalla scuola media dove insegna lettere, ci spiega com'è trascorsa la vigilia elettorale. «Non c'era più timore di un risultato sfavorevole all'economia della Valle — dice — perché la gente ormai aveva capito che il referendum abrogativo sarebbe stato bocciato e le cose sarebbero rimaste tali e quali. Altro spessore, invece, avevano i timori della gente nel gennaio scorso, quando ancora la Corte Costituzionale non si era pronunciata sull'ammissibilità del referendum per la caccia. Ecco, fosse rimasto quel referendum, le fabbriche d'armi della Valle avrebbero potuto anche chiudere, da un giorno all'altro, se il Paese si fosse dichiarato in maggioranza contro la caccia-. — Perché? Lei pensa che il voto sarebbe stato diverso? •Non ne ho la certezza, ma credo che le percentuali dei "si" e dei "no" si sarebbero quasi equivalse. In Italia c'è ancora tanta gente che avrebbe votato emotivamente, ricordando un'unica immagine: quella dell'omaccione armato da un lato e quella della piccola allodola dall'altro, fatta secca con un colpo di fucile. Molti votanti con una divisione tanto manichea in mente, si sarebbero messi dalla parte dei volatili-. — Invece per il referendum sul porto d'armi questo non è accaduto... •No, perché il discorso era più complesso, si prestava meno a conclusioni semplicistiche e rozze. Come privare delle armi tanti lavoratori, per esempio i metronotte? E perché privare il cittadino onesto del diritto, se vuole, di proteggersi o di sentirsi più sicuro con una pistola in casa o alla cintola?.. Argomenti contro i referendum abrogativi in fatto d'armi a Gardone se ne ascoltano molti. Dice il dott. Carlo Peroni, responsabile delle pubbliche relazioni della «Beretta»: •Proprio in quest'ultimo periodo stiamo documentando un primato eccezionale: la Beretta fabbrica armi dal 1526, quando le forniva alla Serenissima Repubblica di Venezia. Ora non c'è altra azienda al mondo che possa vantare un'esperienza ed un curriculum come il nostro. Possibile che un'attività lavorativa durata secoli, dovesse adesso, per lo sfizio di poche decine di per¬ sone, essere messa in discussione e magari cessare d'improvviso? •In Italia le industrie e le aziende artigiane che fabbricano armi — per la maggior parte concentrate nel Bresciano — hanno un fatturato di mille miliardi e 33 mila lavoratori addetti. Chi avrebbe il coraggio di buttare a mare una fetta tanto considerevole della nostra economia, soltanto in ossequio a utopistici impulsi?-. All'uscita della fabbrica d'armi •Bernardelli» (che segue in classifica la «Beretta. e nel Bresciano si affianca per importanza alla «Franchi», alla •Breda». alla «Antonio Zoli» e alla «Gamba») un gruppetto di operai commenta a sua volta i risultati del referendum sul porto d'armi. •Io vorrei sapere chi sono stati quei 404 cittadini che a Gardone hanno votato per il "sì" — dice un tecnico incisore —. Con quale coraggio l'hanno fatto Va bene che i "no" erano quasi 8 mila, ma perché fare i bastian contrari proprio qui in Valle?-. Un altro tecnico aggiunge: «/n Valle Trompia solo per quanto riguarda i fucili da caccia se ne costruiscono 300 mila all'anno e ogni fucile, poco che costi, è venduto dalle 400 mila lire in su. Nella provincia di Brescia ci sono circa 20 mila addetti al settore, tre quarti dei quali gravitano nelle oltre cento fabbriche d'armi — grandi o artigianali — della Valle Trompia. Nessuna campagna denigratrice sarebbe riuscita mai a mutare questa realtà, che è da potenziare semmai e nonjia_ mortificare ». Franco Giliberto

Persone citate: Antonio Zoli, Beretta, Bernardelli, Bresciano, Carlo Peroni, Giovanni Bondio

Luoghi citati: Brescia, Gardone, Idro, Italia, Venezia