Per il governo si profila lo scoglio della loggia P2 di Luca Giurato

Per il governo si profila lo scoglio della loggia P2 Forlani risponde alla Camera sul caso Gelli Per il governo si profila lo scoglio della loggia P2 ROMA — La valanga dei «no» che ha sepolto ogni richiesta dei radicali e. in minor misura, del Movimento per la vita ha rafforzato il governo: la de non cova nessun proposito di rivincita per l'aborto ed è soddisfatta che il -sì» del pei e del psi per l'ergastolo sia stato respinto dagli elettori. Sull'altro «fronte». Craxi aveva minacciato la crisi se la «crociata clericale» fosse riuscita ad abrogare la legge sull'aborto, ma l'iniziativa del gruppo di Casini «è addirittura riuscita a riabilitare il Fanfani del divorzio», come malignamente è stato detto ieri alla direzione del psi. I referendum, dunque, non hanno destabilizzato i rapporti tra i partiti di governo. Forlani. però, ha avuto solo poche ore per godersi questa gradevole realtà. Un'altra realtà, carica di tensione politica e di interrogativi inquietanti, minaccia il quadripartito: l'inchiesta sulla loggia massonica P2. Oggi, il presidente del Consiglio risponde personalmente, alla Camera, alle interrogazioni di tutti i gruppi politici che chiedono di sapere i nomi dei 953 presunti iscritti alla P2. Contemporaneamente, i plichi sulle trame e i nomi della loggia consegnati dai magistrati milanesi verranno aperti dal presidente della Commissione Sindona, Francesco De Martino. Né Forlani e né De Martino, come responsabili di due altissime cariche del potere esecutivo e legislativo, potrebbero oggi rivelare niente, malgrado le fortissime pressioni che salgono anche dall'interno dei loro partiti. Sono in corso, infatti, due indagini che il presidente del Consiglio e il presidente della «Sindona» non vorrebbero né sconfessare né scavalcare, anche per esigenze giuridico-penali. L'inchiesta della magistratura sulla P2 non si è esaurita: continua. Cosi pure quella dei «tre saggi» (Sandulli. Crisafulli. Levi-Sandri) istituita proprio del presidente del Consiglio. Se, sul piano ufficiale e giuridico, questi sono dati di fatto inoppugnabili, sia Forlani sia De Martino non intendono assolutamente ignorare un'altra realtà, non meno si¬ gnificativa: quella politica, sullo sfondo di un Paese e di un Parlamento che chiede chiarezza e verità: reclama un rilancio della «questione morale». Giusti o sbagliati che siano, quei 953 nomi sono, a Montecitorio, sulla bocca di tutti. Lo saranno ancor più da stasera, quando i membri della Commissione Sindona (che in fatto di segreto istruttorio hanno molti peccati da farsi perdonare) potranno consultare i plichi dei giudici di Milano. Ecco, dunque, il dilemma Luca Giurato (Continua a pagina 2 in nona colonna)

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