Tempo perduto

Tempo perduto Tempo perduto Il bilancio politico dei referendum si delinea positivo. L'alta percentuale dei votanti conferma che sui grandi temi i cittadini sono sempre pronti a rispondere. I risultati dimostrano che il voto è stato motivato più da convincimento che dalle indicazioni dei partiti e che il ricorso indiscriminato ai referendum non solo non risponde alla volontà della grande maggioranza, ma è inutile, perché distraente e costoso. La vittoria dei no è stata schiacciante per la legge Cossiga, l'ergastolo, il porto d'armi e per il referendum sull'aborto proposto dai radicali. Meno schiacciante, ma considerevole, per il referendum proposto dai cattolici del movimento per la vita. La valanga dei no sulla legge Cossiga e sul porto d'armi poteva anche essere prevista: la gente, anche se assume atteggiamenti critici, confida nello Stato e nelle leggi che esso si dà. Accetta le leggi che escono dal Parlamento, le rispetta anche quando ritiene che siano migliorabili. A suo tempo sulla legge Cossiga abbiamo mosso alcune osservazioni negative, ma abbiamo sempre affermato che le norme contro il terrorismo, condizionate da necessità contingenti, debbano essere mantenute sino a quando non cessino le condizioni che le hanno imposte. In quanto al porto d'armi appare risibile la richiesta di abolire con lo specioso motivo che la licenza favorirebbe l'uso delle armi. Il malvivente non si preoccupa di acquistare la pistola nel negozio autorizzato, non va a denunciarla e non chiede autorizzazioni. Meno scontato, nella misura raggiunta, era il no sull'ergastolo. Il partito comunista e il partito socialista si erano schierati per il si (anche se con impegno più debole che per l'aborto) e i sì hanno un valore di gran lunga inferiore del peso elettorale dei due partiti. L'ergastolo è una condanna che mal si addice al criterio di umanità che dovrebbe essere alla base della pena e a quel concetto di rieducazione del condannato che la Costituzione sottolinea. Ma era sbagliato il momento: oggi la gente ha paura per la dilagante criminalità comune e per il terrorismo tutt'altro che debellato, e teme che ridurre le pene possa favorire chi intende male operare e mortifichi il sentimento di giustizia. Diciamo che era scontato anche il no per il referendum radicale sull'aborto e lo stesso partito propo/iente lo aveva avvertito, se parte dei dirigenti avevano rinunciato a difenderlo. Il movimento per la vita ha ottenuto per il suo referendum un numero di suffragi inferiore alla percentuale che la de conta nel Paese. Si aggiunga che anche il msi aveva chiesto il si ai suoi simpatizzanti. L'aborto è un problema che non può essere ristretto alle sole indicazioni delle forze politiche; ben più che il divorzio tocca i convincimenti morali di ognuno. La maggioranza degli italiani ha avvertito che la scelta non era tra aborto e non aborto, ma tra il ritorno all'aborto clandestino e l'aborto legalizzato nelle strutture pubbliche. Quindi tutto rimane come prima, ma i partiti per lungo tempo sono stati distolti da problemi urgenti; il Paese è stato turbato perché la campagna per il sì e per il no, in particolare quella sull'aborto, ha scatenato emozioni, tensioni e provocato anche lacerazioni. In più c'è il non indifferente costo: quanti miliardi sono stati sciupati, mentre il governo non sa come trovare fondi per l'erario? Il referendum è previsto dalla Costituzione come espressione diretta della volontà popolare, ma il suo uso troppo disinvolto è inutile e dannoso. Che significato ha mobilitare un Paese quando poi si ottengono risultati cosi scarsi? E' evidente che c'è sproporzione tra la facilità con cui si indice un referendum e la sua rispondenza. Cinquecentomila firme sembravano chi sa quale traguardo: si dimostra che una organizzazione di partito, anche piccolo, le ottiene senza eccessiva fatica. Uno dei primi impegni per il Parlamento deve essere quello di rivedere le norme sul referendum, fissare condizioni che lo limitino a casi eccezionali. Quando c'è un Parlamento che funziona è inimmaginabile che si legiferi, pur in maniera abrogativa, con la consultazione diretta, di volta in volta, dei cittadini. Si restituisca al Parlamento il suo compito primo, quello di fare le leggi, e si evitino velleitarie contrapposizioni che non aiutano la democrazia.

Persone citate: Cossiga