Ragione e pietà in morte di Sands di Mario Ciriello

Ragione e pietà in morte di Sands Ragione e pietà in morte di Sands Mi lascia perplesso il commento di Firpo al suicidio di Bobby Sands (La Stampa, 6 maggio). Non è un atto isolato, altri lo stanno seguendo, e sono giovani. Non mi sento di chiamare fanatismo irrazionale la loro scelta, anche se non la capisco. Decidere di morire in questo modo, con una lentissima agonia che richiede di rinnovare la scelta di minuto in minuto per 40-50 lunghissimi giorni, mi sembra una cosa terribile che solo una ragione altrettanto terribile può" sostenere. Per questo sento il bisogno di esprimere in qualche modo rispetto per queste morti. Che almeno siano seme di pace e non di nuova violenza. G. Bertolino, Torino Mi ha amaramente sorpreso il tono e la sostanza dell'editoriale di Luigi Firpo apparso su La Stampa del 6 maggio, intitolato (con ambiguità gratuita) «I giorni dell'ira». Dice il giornalista che «il disperato eroismo non riesce a toccarci nel profondo». Ritengo invece che tutti i politici per ragioni politiche e tutte le persone normali per ragioni umane si sentano profondamente impressionati dall'olocausto di Bobby Sands e di quelli che si sono comportati come lui e si stanno comportando come lui. Se si dà ad intendere che Bobby Sands non sia altro che un delinquente comune, allora si abbia il coraggio di dire che sono delinquenti comuni anche i nostri martiri, quelli che hanno reso possibile la libertà d'Italia, che consciamente hanno sacrificato la vita per gli ideali più belli e più nobili. Si abbia il coraggio di dire che non c'è ideale per il quale valga la pena di sacrificarsi, che non c'è nessun modo di sottrarsi alla ragion politica dei più forti. Giovanni Gambetta, Roma Come assiduo lettore della Stampa da oltre cinquant'anni. nel periodo precedente la morte del guerrigliero-terrorista nord-irlandese Bobby Sands ho letto tutti i servizi di Mario Ciriello da Belfast. Ho letto poi. il 6 maggio. «I giorni dell'ira» del professor Firpo, che condivido pienamente: è un tentativo umano di gettar acqua su un fuoco crudele. Ho letto infine l'intervista di Lamberto Fumo (8 maggio) al professor Enrico Chiavacci, ritenuto uno fra i più qualificati moralisti della Chiesa cattolica romana e riporto una sua frase, per me interessantissima: «In questa situazione in cui si potrebbe riconoscere a Bobby Sands il diritto di resistenza armata e. quindi, di uccidere i nemici...». Il mio pensiero mi ha portato al mahatma Gandhi, ho riletto il suo curriculum vitae; indi ho aperto l'Evangelo secondo Matteo, ho riletto il discorso della montagna. Cristo dice: Non uccidere, amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano. E nell'episodio del suo arresto ferma anche la mano di colui che vuol difenderlo. E' perentorio, non fa dei «distinguo», non parla di guerre o guerriglie sante, non cita attenuanti. A questo punto, come credente, istintivamente penso: Il Padre nostro che è nel regno dei cieli quale posto avrà assegnato a questi due suoi figli. Gandhi e Sands? Aldo Canale. Ivrea (To) Ho seguito la polemica tra Firpo e altri commentatori a proposito del suicidio di Bobby Sands. Ho letto la replica di Firpo, su La Stampa del 10 maggio: mi ha convinto. Ciononostante continuo a provare pietà. Alberto Gili. Torino

Luoghi citati: Belfast, Evangelo, Italia, Ivrea, Roma, Torino