La Turchia bifronte di Alfredo Venturi
La Turchia bifronte OSSERVATORIO La Turchia bifronte La Turchia è un Paese che ha scelto l'Europa, ma giace per oltre nove decimi in quella che si è sempre chiamata Asia Minore. Un Paese che guarda all'Occidente, ma ha connotati da Terzo Mondo. Bastino due cifre: inflazione all'80 per cento (dato del 1979), tasso di crescita demografica del 2.4 per cento. I paradossi di questo Paese «atlantico» che si affaccia sul Mar Nero e ha frontiera con l'Iran non finiscono qui. Non è forse l'unico, fra gli alleati Nato, nel quale i generali non si limitano a elaborare piani di difesa, ma reggono' anche il peso del governo? E non è forse il solo ad avere un avversario storico e un nemico potenziale, la Grecia, proprio all'interno dell'Alleanza? E infine, questo Paese «occidentale» non presenta forse l'unicità di una tradizione e di una maggioranza islamica? La Turchia è un Paese tragico e affascinante. Affascinante, perché la sua crisi istituzionale, civile e sociale, nasce da una crisi d'identità. Da quando Remai Atatiirk, raccolti i resti di quello che era stato l'Impero Ottomano, volle trasformarli in uno Stato laico ed europeo, le coordinate politiche della Turchia non hanno ancora trovato il loro assetto. C'è un distacco apparentemente incolmabile fra Velile politico-culturale, modernista e occidentalizzante, e un popolo ancorato a tradizioni tenaci. C'è insomma, esattamente come sulla carta geografica, una piccola Turchia europea, un'immensa Turchia asiatica. Ma questo è anche un* Paese tragico. Perché i suoi paradossi hanno finito con l'esplodere in un fenomeno terroristico senza precedenti e senza paragoni. Le cifre: più di cinquemila morti fra il '76 e 1*80. un anno fa il sanguinoso primato di una trentina di vittime al giorno. E' stato a questo punto, lo scorso 12 settembre, che i militari hanno occupato i palazzi governativi di Ankara. Sono passati otto mesi e si parla di grande successo: la media dei morti è infatti scesa a uno solo al giorno, mentre i tribunali speciali lavorano a pieno ritmo, distribuendo condanne capitali a destra e a sinistra. Quando si dice «destra» e «sinistra» in Turchia non si esaurisce il discorso sul terrorismo. Non ci sono soltanto i guerriglieri «rivoluzionari», che pure coprono l'intera gamma, dal leninismo antimperialista al tardo maoismo: né soltanto gli squadristi del neofascismo, dai quali sembra provenire Mehmet Ali Agca, l'uomo che ha tentato di uccidere il Papa. Accanto ai terroristi di sinistra, ai «lupi grigi» del colonnello Turkes e agli altri nazionalisti armati di mitra, ci sono gli akinci (guide), braccio militare degli oltranzisti islamici. Per tacere, poi, dei due separatismi: soprattutto quello armeno, protagonista già prima di Ali Agca di una sanguinosa esportazione del dramma turco, ma anche quello curdo. Di questo tragico intreccio i governi democratici, fossero ispirati dal blando progressismo di Bulent Ecevit o dal moderatismo conservatore di Suleyman Demirel, non hanno potuto venire a capo. Ora ci stanno provando i generali: forse incoraggiati dal precedente del nodo gordiano, che si trovava proprio dalle loro parti, e che un colpo di spada bastò a sciogliere. Alfredo Venturi
Persone citate: Ali Agca, Bulent Ecevit, Mehmet Ali Agca, Remai Atatiirk, Suleyman Demirel, Turkes
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