Quando il vitello diventa maggiorenne
Quando il vitello diventa maggiorenne Quando il vitello diventa maggiorenne In Emilia-Romagna, l'assessore regionale alla Sanità ha deciso che i vitelli possono ora raggiungere il peso di 300 chilogrammi - Prima non potevano superare i 220 BOLOGNA — Da un po' di tempo i vitelli, in Emilia-Romagna, sono più pesanti. Lo ha stabilito l'assessore regionale alla sanità. Decimo Triossi, per concludere una complicata vicenda che ha coinvolto veterinari, tecnici e operatori della macellazione, del commercio e allevatori e che ha avuto anche risvolti giudiziari. E' stato anzi l'avviso di reato di un pretore, che accusava di frode in commercio un macello e di falsa certificazione un veterinario, a porre il problema, a prima vista ozioso di quand'è che un bovino diventa adulto. Nel caso concreto, il veterinario aveva classificato come vitello, con tanto di timbro come impone la legge, la carne di un animale il cui peso superava i 220 chilogrammi, limite di «minorità» bovina sancito dall'art. 21 della legge 22 dicembre 1969 che forniva questo criterio per l'applicazione dell'imposta comunale di consumo sulle carni. Anche se dettato per uno scopo specifico, era però l'unico legislativamente esistente, ed era seguito da tutti. Ma. nell'imbastire il processo ci si è accorti che quella norma non era più in vigore, perchè abrogata da un decreto del 1972. col quale sono state abolite le imposte comunali di consumo, sostituite dall'Iva. Abrogata o no la norma, veterinari e tecnici erano tutti d'accordo che era comunque superata dalle moderne tecnologie di allevamento e di alimentazione che consentono di produrre, in poco più di sei mesi, animali di carne bianca del peso di oltre 300 chili che hanno ancora tutti i denti da latte e nessuno o scarsissimo sviluppo del rumine. In sostanza, vitelli. Di questa idea è stata anche una commissione al ministero della Sanità al quale la Regione ha chiesto lumi in materia: mancava, e manca tuttora, però, una norma e poiché l'obbligo di classificare le carni esiste, il problema non era affatto risolto. D'altra parte la questione coinvolge tutto il settore, non soltanto la massa affezionata alla preziosa e. stando ai dietetici, organoletticamente insulsa, fettina di vitello. Attenersi in mancanza di altro al vecchio limite dei 220 chilo¬ grammi, voleva dire condannare, letteralmente, al macello animali immaturi, porre limiti (considerando la nostra dipendenza dall'estero) ad una produzione che ci si sforza invece di incoraggiare. Senza contare che. nell'ambito comunitario, la classificazione merceologica di tipo rigido in vigore in Italia tra carne di vitello di bovino e carne di bovino adulto non esiste: esistono soltanto regolamenti che definiscono come bovino adulto l'animale che supera i 300 chilogrammi a peso vivo. Per arrivare a una soluzione, la Regione Emilia-Romagna ha convocato una riunione alla quale hanno partecipalo rappresentanti del servizio veterinario delle regioni Lombardia e Marche, veterinari provinciali, direttori di macelli, docenti universitari, industriali della macellazione e produttori di vitelli. Si è arrivati cosi a formulare i criteri da seguire (300 chili, dentatura da latte completa, alimentazione lattea, assenza o quasi di rumine). L'assessore regionale ne ha fatto oggetto di una circolare inviata a tutti i veterinari provinciali della regione e per conoscenza ai ministeri competenti, agli assessorati di tutte le regioni italiane, oltre che al nucleo antisofisticazioni dei carabinieri, alle unità sanitarie locali e a tutti gli enti e organizzazioni interessati. Nel documento è specificalo che i criteri sono validi - fino a quando non saranno emanate le disposizioni a carattere nazionale dal competente organo ministeriale».
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