Che cosa ci insegna questo attentato di Edward Kennedy

Che cosa ci insegna questo attentato UN ARTICOLO DI EDWARD KENNEDY SUL FERIMENTO DI GIOVANNI PAOLO II Che cosa ci insegna questo attentato WASHINGTON — E' accaduto di nuovo. Ancora una volta, la violenza lacera il fragile tessuto umano della nostra civiltà. Il massimo simbolo di pace del nostro tempo è stato colpito in una pioggia di pallottole. La mano in procinto di alzarsi nel segno della benedizione si è d'improvviso levata in un gesto di dolore. E' stata una pallottola che ha colpito il cuore del mondo. E' un altro giorno di preghiera e di meditazione. Con tristezza, dobbiamo riflettere sul significato di un atto del genere per noi personalmente e per l'intera umanità. E subito bisogna affermare e riaffermare che mentre l'attentato al Papa — e ad altri grandi leader* prima di lui — ferisce tutto il mondo, non condanna però la razza umana nella sua totalità. E' un crimine individuale, e non una responsabilità comune. Lo stesso Pontefice ha parlato in termini commossi della «dignità della persona umana». La sua prima enciclica si intitola Redemptor homi ni s. Cristo quale redentore della razza umana, amore che sorpassa la comprensione dell'uomo, è il punto focale del suo pontificato. Nella nostra umanità vede una speciale nobiltà, uno spirito a immagine e somiglianza di Dio, e non un baratro di tenebre. In altri momenti terribili come questo, abbiamo sentito l'errata diagnosi che il nostro è un Paese malato. Ora, sentiamo dire lo stesso del mondo intero. Ma non vi è nulla di insito in noi che renda questi mali inevitabili. Vi è invece qualche cosa che tutti noi possiamo fare adesso e negli anni a venire contro la violenza. Possiamo ridedicare noi stessi all'ideale di pace che il Papa ha additato per la nostra esistenza e per quella del mondo. Quasi due anni fa, Giovanni Paolo II si è recato in Irlanda, ha aperto le braccia a quella terra tormentata e ha parlato in modo profetico dei suoi problemi. «Non dovete credere nella violenza, non dovete appoggiare la violenza, ha detto, non è l'insegnamento cristiano... Dovete credere nel perdono e nell'amore». Il Papa ha anche levato la voce contro la proliferazione delle armi nucleari e le devastazioni delle bombe nelle guerriglie. Oggi, tutti i Paesi accomunati dal dolore per l'attentato al Pontefice dovrebbero obbedire al suo profetico monito alle Nazioni Unite contro «la produzione di armi sempre più numerose, sofisticate e potenti. Vi è il rischio, ha ricordato, che un giorno, da qualche parte, in qualche modo, qualcuno metta in moto il terribile meccanismo di distruzione universale». Il Pontefice ha riconosciuto la necessità di un rafforzamento della difesa, ma ha anche invocato il massimo sforzo in- ternazionale per la fine del riarmo. Il nostro compito è di partecipare alla sua determinazione di sradicare l'ingiustizia e annullare la violenza. Come ha dichiarato in Irlanda, «bisogna dimostrare che vi è una strada pacifica al conseguimento della giustizia». Alle Nazioni Unite, il Papa ha anche chiesto che il mondo intero aderisca «alla dichiarazione del diritti umani, i diritti degli esseri umani come individui concreti e degli esseri umani nel loro valore universale». Il Papa si è posto al fianco di coloro che vengono oppressi, che sopportano la sofferenza dei bisogni materiali e spirituali. Si è posto al loro fianco da Harlem a Varsavia, dallo Iowa al delta del Fiume Congo. Ad Auschwitz, il Papa ha pregato in ginocchio, e si è pronunciato contro il fascismo e l'antisemitismo. E' il nostro turno di metterci al suo fianco ne! -nstro Paese e nel mondo, «pei . : libertà dei popoli e la loro «risia di un futuro migliore». C'è chi afferma che la figura del Papa è *roppo carismatica, e che ciò è pericoloso. Ma un mondo così sofferente necessita del suo calore, delle sue cure, del suo appello: tutti vogliamo che la sua mano ci accarezzi, ci conforti, ci benedica, e che la sua voce trasmetta il messaggio che è la vita spirituale che ci rende veri fratelli e sorelle. Giovanni Paolo II è un buon pastore, e l'intera umanità è il suo gregge. Tutte le famiglie che hanno perso un figlio o un genitore, un fratello o una sorella, a causa della violenza, avvertono un dolore che non si può esprimere. L'attentato al Papa fa toccare con mano questa sofferenza alla vasta famiglia dell'umanità. Preghiamo per lui e per noi perché abbiamo bisogno di lui. Subito dopo la notizia dell'attentato, quanti di noi si sono recati a pregare alla Messa nella cattedrale di San Giuseppe, come milioni di altre persone nelle altre chiese di tutto il mondo, hanno trovato il libro delle preghiere aperto su questo passo: «Sarò tuo testimone nel mondo, o Signore. Diffonderò il tuo nome tra i miei fratelli». Giovanni Paolo II è un testimone di Dio nel mondo. Ci porta il nome di Dio e la pace. E' un^vero messaggero del Vangelo, un portatore della buona novella. Edward Kennedy

Persone citate: Giovanni Paolo Ii

Luoghi citati: Fiume Congo, Iowa, Irlanda, Varsavia, Washington