Il fuoristrada «made in Usa» di Gigi Mattana
Il fuoristrada «made in Usa» In prova con Flnternationaj Scout a trazione integrale Il fuoristrada «made in Usa» È una grande giardinetta metallica a due porte con motore giapponese a gasolio e turbocompressore - Sfiora i 130 chilometri all'ora - In Italia costa quasi 24 milioni di lire Dopo anni di incontrastato (e meritato) predominio nella fascia alta della clientela delle vetture 4x4, ora forse la Flange Rover ha trovato un avversario: è l'americano International Scout che per dimensioni, prezzo e prestazioni globali è sulla carta molto vicino al fuoristrada inglese. Com'è fatto. Lo Scout è una giardinetta metallica a due porte dalla piacevole linea tipicamente Usa: a prima vista (soprattutto a causa dell'altezza) sembra enorme, poi in realtà si scopre che è lunga 4,21 metri (un po' meno di una «131» Fiat) e larga un metro e 78 centimetri (come una Mercedes): con i suoi 2070 chili è però in assoluto il «fuoristrada» più pesante sul mercato italiano. Molto buono l'accesso ai posti anteriori, discreto a quelli posteriori (si ribalta soltanto lo schienale); dietro tre persone stanno comode in larghezza, ma il sedile è un po' spartano e con lo schienale troppo basso; adatto alle esigenze di ogni famiglia l'immenso vano bagagli. Al posto di guida si apprezza subito l'ottima visibilità, mentre il sedile, anche se comodo, rende indispensabile l'uso delle cinture perchè non offre il minimo ancoramento laterale sui percorsi tortuosi e specie in fuoristrada. L'interno, per chi non è abituato alle vetture americane, lascia perlomeno sconcertati: è un misto di particolari piacevoli e altri criticabili. Buona, completa e leggibile la strumentazione, ma comandi fondamentali come tergicristallo e interruttore luci non sono sul piantone sterzo, ma sotto la plancia: dolcissimo il servosterzo, ma grave la mancanza del lunotto termico e del tergilunotto (provate a viaggiare con questo «mostro» sotto la pioggia fidandovi solo del retrovisore esterno). Porse, per essere meno severi, bisognerebbe sapere qual è il prezzo negli Usa e a quali scopi è destinato laggiù lo Scout: in Italia per 23 milioni 350 mila lire e un «superbollo» di 729 mila lire si ha il diritto di pretendere il meglio. Come va. Si dà mezzo giro di chiave, si schiaccia un pul¬ sante e quando, dopo ventitrenta secondi, si spegne la spia rossa, si può fare l'avviamento: il motore è un giapponese 6 cilindri diesel di 3245 ce con turbocompressore che sviluppa 101 cavalli a soli 3800 giri: è un propulsore molto piacevole, silenzioso anche al minimo, che però ha bisogno di essere ben caldo per dare il meglio. Il raggio di sterzata è molto più contenuto che su normali berline (i tornanti in montagna sono un divertimento) ma quello splendido servosterzo che consente di posteggiare la vettura con due dita è troppo leggero in marcia per i nostri gusti e nei primi chilometri sembra impossibile riuscire a tenere lo Scout in strada: poi si capisce che era un'impressione, ma comunque per guidarlo con un po' di «grinta» non bisogna essere dei novellini. Buono il cambio a quattro marce con innesti precisi, dolci sia freni che frizione, cosi come è facile l'inserimento delle quattro ruote motrici e delle marce ridotte (sulla plancia si accendono scritte luminose). La International accredita allo Scout una velocità massima di 130 chilometri l'ora: noi ci siamo avvicinati, ma è indubbio che alcune caratteristiche del mezzo (servosterzo, baricentro alto, peso elevato, sospensioni a balestre e assali rigidi) richiedono un fondo autostradale perfettamente omogeneo per poter marciare a velocità elevate. Sarebbe anche ingiusto confrontare lo Scout con altri 4x4 sui tipici terreni alpini delle nostre prove: il suo regno sono i grandi spazi, le tundre, i deserti: comunque su una mulattiera innevata, con le quattro ruote motrici inserite, è salito senza far rimpiangere fuoristrada più agili. Una nota positiva è il consumo: un'auto di questa stazza riesce a percorrere su terreni misti quasi 10 chilometri con un litro di gasolio. Un consiglio: noi abbiamo provato due «Scout» diversi dell'importatore torinese Avenati, uno standard e uno superaccessoriato. Non lasciatevi ingannare dalle apparenze e dagli accessori: soprattutto con le immense e figurative gomme da deserto la macchina va estremamente peggio. , a Gigi Mattana
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