Friuli: «Lo straniero non è passato» grazie alle forze mobili della Nato di Francesco Fornari

Friuli: «Lo straniero non è passato» grazie alle forze mobili della Nato Concluse, dopo quasi due settimane, le manovre militari a Pordenone Friuli: «Lo straniero non è passato» grazie alle forze mobili della Nato Una spettacolare esibizione di uomini e mezzi: spericolati assalti di commandos, attacchi in velocità di carri armati, aerei a volo radente - Soddisfatti generali e osservatori DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE PORDENONE — «Andante Exchange 81». la prima esercitazione della forza mobile della Nato (Amf) in Italia, si è conclusa, dopo quasi due settimane, nel poligono Cellina-Meduna, con una spettacolare esibizione di uomini e mezzi: spericolati assalti di commandos, attacchi in velocità di carri armati, aerei a reazione impegnati in pericolose azioni a volo radente. Tutti soddisfatti, alla fine, generali, politici, osservatori, anche se il bilancio definitivo della manovra potrà essere fatto solo fra qualche settimana, dopo che tutte le azioni saranno state riesaminate a tavolino e i risultati pratici analizzati alla luce delle critiche. Ormai definitivamente tramontato il tempo in cui nelle manovre si «vinceva» sempre, adesso si approfitta della possibilità di controllare «con il senno di poi» per vedere se quello che è stato fatto è stato fatto bene. Per la prima volta sono stati impegnati in Italia reparti della Amf, la forza mobile della Nato, il cui Stato Maggiore permanente si trova a Seckenheim, in Germania, in grado di concentrare in breve tempo unità scelte degli otto Paesi del Patto Atlantico in una delle nazioni amiche, minacciata militarmente. Fatta eccezione per la regione centro-europea, nella quale i due blocchi (Patto Atlantico e Patto di Varsavia) si fronteggiano direttamente, esistono — secondo gli strateghi della Nato — altre sette aree di possibile attrito militare, indicate come «aree di contingenza». Nel nostro Paese il confine che corre da Trieste al Brennero è compreso nell'area di contingente S-4. Le altre sono: la Norvegia Settentrionale (Am-1), la Danimarca e gli Stretti del Baltico (Am-2). la Tracia turca (S-l), la Tracia greca (S-2), la frontiera orientale turca (S-3) e la frontiera turco-sovietica (S-5). Scopo della forza mobile della Nato, che è operativa da una ventina d'anni, è dimostrare al nemico la volontà di tutti i Paesi alleati di concorrere alla difesa del settore minacciato. La Amf. un'entità militare di limitato potere combattivo, dovrebbe esercitare insomma un'azione dissuasiva nei confronti dell'avversario. La loro prima azione, infatti, consiste nel «mostrar bandiera» facendosi vedere nella zona di tensione. Questo «deterrent patrolling». pattugliamento dissuasivo, è stato attuato nei primi giorni dell'esercitazione, il cui presupposto tattico prevedeva una forte pressione nemica lungo la frontiera italo-jugoslava (per evidenti e opportune ragioni, arretrata di parecchi chilometri rispetto al confine reale). Circa 1500 soldati belgi, tedeschi, inglesi e americani si sono schierati nella zona minacciata, pattugliando il confine e rintuzzando, insieme ai soldati italiani, i primi tentativi d'infiltrazione avversaria. Pino al limite del possibile, nei primi giorni, i reparti della forza mobile hanno evitato di farsi coinvolgere in scontri a fuoco, limitandosi ad accorrere, con bandiere in testa, nei luoghi in cui l'avversario provocava incidenti di ogni genere (sabotaggi, attività di guerriglia, propaganda politica). «Andante Exchange 81» aveva come scopo pratico l'addestramento dei «posti comando» delle forze armate delle varie nazioni impegnate in un'azione congiunta. Più ancora che sul terreno, oggi le guerre si vincono a tavolino: è necessario un perfetto affiatamento fra i comandi dei reparti dei Paesi stranieri e quelli della nazióne in cui si combatte per ottenere risultati positivi e fronteggiare la minaccia con reali possibilità di successo. I reparti della forza mobile impegnati nell'area di «contingenza S-4» hanno dimostrato un'ottima preparazione e hanno dato un valido contributo — rivelatosi decisivo nelle fasi finali — alle forze italiane dislocate nel settore. La parte conclusiva della manovra — svolta alla presenza del sen. Bruno Lepre, presidente della Commissione Difesa del Senato, dell'amm. William J. Crowe, comandante in capo delle forze alleate del Sud-Europa e delle massime autorità militari italiane e straniere — presupponeva un intervento dell'Amf per far fronte ad un'infiltrazione di carri armati nemici nel nostro schieramento. Un commando di paracadutisti belgi ha attaccato un caposaldo avversario asserragliato in due case coloniche che dominava le strade di accesso alla zona minacciata, sbaragliandolo. Successivamente. reparti tedeschi e italiani (bersaglieri) con armi anti-carro. si sono messi in posizione per fronteggiare l'attacco nemico, mentre carri armati inglesi e italiani accorrevano a dar manforte, assistiti dall'aviazione (stupende ed emozionanti le evoluzioni a bassa quota degli A-10 americani, aerei a reazione armati di un cannoncino anticarro a sette canne rotanti) e sorretti dal fuoco di sbarramento dell'artiglieria. Impossibilitato a resistere, il nemico si è ritirato : secondo «Andante Exchange 81». la pace è stata ristabilita. Francesco Fornari

Persone citate: Bruno Lepre, William J. Crowe

Luoghi citati: Danimarca, Germania, Italia, Norvegia, Pordenone Friuli, Trieste, Varsavia