Selli aveva aa fascicele segrete anche sella vicenda Eni-Petremin di Marzio Fabbri

Selli aveva aa fascicele segrete anche sella vicenda Eni-Petremin I giudici milanesi hanno trasmesso gli atti ai colleghi romani Selli aveva aa fascicele segrete anche sella vicenda Eni-Petremin Possibile riapertura dell'inchiesta, sulla base dei documenti sequestrati in casa dell'esponente massone - D caso delle tangenti sul petrolio saudita fini in Parlamento DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MILANO — Ce n'era proprio per tutti fra le carte che Lido Gelli, della Loggia massonica P2, gelosamente custodiva nella sua villa di Arezzo e nello stabilimento che ha nella stessa città toscana. Questa volta i carteggi sequestrati dalla Guardia di Finanza andata sul posto per incarico dei giudici milanesi che si occupano del falso rapimento inscenato da Michele Sindona nell'agosto 1979 riguardano il «caso Eni-Petromin», quello che nella primavera dell'anno scorso costrinse alle dimissioni Giorgio Mazzanti, presidente dell'ente di Stato per l'energia. E' probabile che sulla base di quanto è stato scoperto l'inchiesta sia riaperta quanto prima dai giudici della capitale che hanno avuto dai colleghi •milanesi una imponente documentazione proprio in questi giorni. E' infatti avvenuto che i sostituti procuratori Viola e Fenlzìa ricevessero, per esaminarlo, uno dei fascicoli di Gelli. Lo scopo era di stabilire se ci fosse materia per aprire un'inchiesta penale e eventualmente interessarvi l'autorità competente. L'indagine, una delle sette scaturite dal sequestro aretino, è parsa molto interessante ai sostituti milanesi che hanno ravvisato la competenza dei colleghi romani, ai quali, appunto, hanno spedito la documen tazione. Ma Viola e Fenizia hanno ritenuto opportuno inviare copia di tutto anche al presidente della Camera del deputati perché lo affidi alla Commissione inquirente che già si era interessata del caso, come del resto i giudici della capitale. Il carteggio riguarda la fornitura di petrolio trattata direttamente dall'Eni con l'ente petrolifero di Stato dell'Arabia Saudita «Petromin». Si era saputo che per cedere il greggio all'Italia era stato richiesto il pagamento di alcune tangenti che dovevano passare attraverso una società finanziaria panamense, la Sophilan. Il pagamento di tangenti in Medio Oriente, era stato fatto osservare dall'Eni, non solo è pratica corrente nelle nazioni arabe, ma anche condizione necessaria per ottenere la fornitura richiesta di greggio. Ugualmente ne era nato un vero e proprio «caso» politico sollevato principalmente da Rino Formica, all'epoca se¬ gretario amministrativo del psi, sostenuto dal suo segretario politico Bettino Craxl. Quando poi era emerso 11 sospetto che le tangenti, invece che rimanere in Arabia, fossero tornate nel nostro Paese sotto forma di finanziamenti ad alcuni gruppi o correnti politiche, la procura della Repubblica di Roma aveva aperto un fascicolo nel quale si facevano, tra gli altri, i nomi dell'esponente del psi Claudio Signorile, del presidente dell'Eni Giorgio Mazzanti (socialista), del ministro delle Partecipazioni Statali Toni Blsaglia e di Giulio Andreotti. Proprio il nome di Bisaglia aveva fatto si che si interessasse della vicenda anche la Commissione parlamentare inquirente, che però aveva deciso per l'archiviazione con un voto a maggioranza dei suoi membri. Successiva a questa archiviazione è giunta, l'8 agosto dell'anno scorso, anche quella dell'ufficio istruzione del tribunale di Roma cui l'inchiesta era giunta dopo la formalizzazione da parte della procura della Repubblica. Anche la Corte dei conti non aveva ritenuto opportuno procedere oltre, non ravvisando irregolarità di tipo amministrativo. I magistrati milanesi ritengono che quanto hanno scoperto tra le carte di Gelli possa aprire nuove strade all'accertamento della verità e hanno quindi preso la decisione di trasmettere gli atti benché non siano certi che nelle carte sequestrate di recente ci siano elementi del tutto nuovi rispetto a quelli già emersi. Proprio per questo, e per evitare il sorgere di conflitti di competenza, hanno preferito spogliarsi subito dell'inchiesta. Secondo indiscrezioni parrebbe che la nuova documentazione sia molto interessante. Le fonti cui avrebbe fatto ricorso Licio Gelli per mettere insieme i suoi fascicoli paiono essere di prima mano e ci sono alcuni resoconti di colloqui fra ministri o fra uomini politici di una precisione estrema come se provenissero da servizi segreti: ora, data, luogo dell'incontro e contenuto della conversazione. I giudici milanesi hanno però trattenuto presso di sé altri carteggi relativi a forniture di petrolio assicurate all'Italia dopo che Mazzanti non era più a capo dell'Eni. Marzio Fabbri

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