Ufficiale corre alla Camera e porta la notizia a Rognoni di Alberto Rapisarda

Ufficiale corre alla Camera e porta la notizia a Rognoni Ore 17,20: costernazione e tensione a Montecitorio Ufficiale corre alla Camera e porta la notizia a Rognoni Il ministro dell'Interno, con Colombo, si è subito recato al Gemelli ROMA — Un ufficiale dei carabinieri in borghese, trafelato, ha raggiunto il ministro dell'Interno Rognoni al bar di Montecitorio, lo ha chiamato in disparte e gli ha dato la notizia dell'attentato al Papa. Rognoni l'ha riferito immediatamente al ministro degli Esteri, Colombo, che era anche lui alla «buvette» ed insieme sono usciti quasi di corsa per recarsi al policlinico «Gemelli». Cominciava cosi alle 17,20, nel «cuore politico» del Paese, un logo-, rante pomeriggio in cui, dalla iniziale incredulità, si passava alla tensione e alla preoccupazione che sconfinava nella paura quando si diffondeva addirittura la voce che il Papa era morto. Paura per le tensioni che si sarebbero create nel Paese in occasione dei referendum, paura delle possibili strumentalizzazioni di parte, paura per possibili rivolgimenti internazionali (e si pensava alla Polonia) nel caso Giovanni Paolo II fosse realmente morto. Tra i primi accorreva nella sala stampa di Montecitorio (dove ci sono le telescriventi delle agenzie di stampa e un televisore) il capo dei deputati de, Gerar¬ do Bianco. Pallido, il viso tirato, non riusciva ad evitare un commento dettato evidentemente dalla forte emozione: «Ciò accade quando, invece di dibattere i problemi con tolleranza e spirito di carità, come sempre ha fatto il Papa, si aizza e si determinano dei climi di violenza che portano strumenti malati a queste conseguenze*. Gli faceva eco dal Senato il vicecapogruppo democristiano, Rossi: •Bisogna augurarsi, sia pure nella drammaticità del fatto, che il gesto sia solo opera di un folle*. Rispondeva immediatamente il deputato radicale Boato: -Il peggior modo di rendere onore .alla figura del Papa sarebbe di usare strumentalmente l'attentato di cui è rimasto vittima nelle vicende politiche interne italiane*. •Di che nazionalità è l'attentatore?* era la domanda più pressante dei politici presenti, assieme a quella sulle condizioni del Papa. Diceva il ministro socialista Manca, nel cortile di Palazzo Chigi: .E' difficile dire ora se l'attentato sia legato o meno agli avvenimenti italiani e al referendum sul divorzio*. A Montecitorio, il comunista Pajetta era quasi senza parole: «Non mi sento di dichiarare altro che 10 sconforto che sia accaduta una cosa così grave in un momento così delicato nel Paese. Mi auguro che non si tratti di una ferita gravissima*. Ma verso le 18 da un medico del «Gemelli», interpellato per telefono da un'agenzia, arrivavano notizie sconfortanti sulle possibilità di ripresa del Papa. E' stato il momento di massima tensione in Parlamento. I deputati de presenti, Ciccardini, Fiori, sono sbiancati. L'on. Balzamo, socialista, diceva alla fine quello che molti pensavano: «£' una provocazione infame contro 11 popolo italiano che lascia trasparire oscure manovre internazionali*. Si era saputo che l'attentatore non era italiano, ma un turco. Data la lunga consuetudine con le trame del terrorismo interno si sviluppavano analisi fantapolitiche alla ricerca del «mandante» internazionale. Ma intanto, con le notizie più rassicuranti che provenivano dalle telescriventi, la grande paura era già passata. Alberto Rapisarda

Persone citate: Balzamo, Boato, Ciccardini, Fiori, Giovanni Paolo Ii, Pajetta, Rognoni, Rossi

Luoghi citati: Polonia, Roma