Mistero e forza espressiva nelle statuette scolpite dagli indigeni della Nuova Guinea
Mistero e forza espressiva nelle statuette scolpite dagli indigeni della Nuova Guinea Padova: una interessante rassegna nell'ex chiesetta di San Rocco Mistero e forza espressiva nelle statuette scolpite dagli indigeni della Nuova Guinea PADOVA — Dopo una serie di mostre di carattere urbanistico (il centro storico di Copenaghen), storico-documentario (gli archivi degli Alinari a Padova), artistico (cento opere restaurate nel nuovo museo civico nell'ex convento agli Eremitani), il «progetto Patavinitas». elaborato dall'assessorato ai beni culturali del comune allo scopo di riscoprire l'identità smarrita della città, si arricchisce di un'altra, suggestiva rassegna di carattere artistico - geografico - antropologico. Dall'I 1 maggio al 2 giugno verrà aperta, nell'ex chiesetta di S. Rocco, in via S. Lucia, la mostra «Sculture del Sepik». fiume della Nuova Guinea, le cui sorgenti non sono ancora state esplorate. La rassegna, oltre a proporre un affascinante viaggio attraverso la cultura e la civiltà dei Papua, aborigeni di stirpe negroide, forse trasmigrati nell'epoca preistorica dal con¬ tinente africano secondo un'attendibile tesi storica, darà modo — attraverso l'esposizione di un'ottantina di sculture di varia misura dedicate in larga, parte al culto degli antenati, ma anche alla rappresentazione di animali sacri quali il coccodrillo o l'uccello-divinità — di venire a contatto con usi. costumi e tradizioni di questa parte del nuovo continente, e in paricolare della Melanesia, di cui la Nuova Guinea, con circa due milioni e 800 mila abitanti, è l'isola pricipale. L'interessante mostra è curata da Antonio Santamaria, studente di architettura e appassionato curatore di antiche civiltà che ha raccolto, da collezionisti>privati e da alcuni musei dell'Australia, numerosi pezzi dell'arte primitiva, quasi tutti lavorati con pietre fatte a lama e raccolte nei villaggi lungo il fiume Sepik. Attraverso le rozze immagi¬ ni di statue sgrezzate e lavorate con mastodontici gusci di conchiglia, si penetra nella religiosità animistica di popolazioni sparse in piccoli gruppi tribali che parlano circa ottocento lingue diverse e oltre duecentomila dialetti, legate al culto degli antenati, dispensatori di forza vitale cosmica, anche nelle maschere che adornano l'esterno delle loro capanne. Le sculture, tutte lignee e che nella zona dei monti Maprik accentuano le notazioni coloristiche, sono decorate con vivaci colori vegetali intesi come agenti di forza soprannaturali. Alcuni critici hanno usato il termine «naif» nei confronti di quest'arte primitiva. Ma la sommarietà dell'opera che talvolta assume valori surreali non può nascondere il profondo contenuto di mistero e a volte propiziatorio di una tradizione tramandata per millenni. L'idea di allestire una mo¬ stra d'arte primitiva delle popolazioni della Nuova Guinea è nata da un padovano emigrato da anni in Australia Peter Agnoletto. ora divenuto collezionista d'arte primitiva, il quale, spinto dal desiderio di conoscere e di penetrare nel mondo ancora sconosciuto delle popolazioni della Nuova Guinea, ha compiuto alcune spedizioni risalendo il fiume Sepik. che ha una larghezza media di un chilometro, e prendendo contatto con la gente di quei villaggi che si affacciano sul fiume ha acquistato numerosi pezzi, alcuni dei quali sono stati inviati a Padova al nipote Antonio Santamaria. La mostra, che rimarrà1 aperta sino al 2 giugno, è senza dubbio una delle più interessanti e originali realizzate nel quadro del «progetto Patavinitas» studiato dall'amministrazione comunale di Padova. Attilio Trivellato
Persone citate: Alinari, Antonio Santamaria, Peter Agnoletto
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