Mitterrand, il quinto moschettiere

Mitterrand, il quinto moschettiere IL NEOPRESIDENTE NELLA TRADIZIONE DELLA SINISTRA FRANCESE Mitterrand, il quinto moschettiere Ha preso la distanza dai comunisti, come uno dei quattro grandi leader dell'opposizione che lo precedettero, Leon Blum, che fin dal 1920 previde cosa avrebbe portato il bolscevismo - Jean Jaurès, assassinato nel 1914, si è identificato con la causa della pace e del socialismo - Come Thorez si giocò il destino di un Tito francese - La politica di Mendès-France contro il presidente De Gaulle Lo storico Emmanuel Leroy Ladurie. 51 anni, è professore al Collegio di Francia. Tra i suoi libri: Montaillou. storia di un villaggio occitano e il Carnevale di Romans. illustrazioni esemplari dei metodi della «nuova storia». Esiste una tipologia degli uomini politici? Se si, il Francois Mitterrand degli anni 1958-81 trova naturalmente posto, con un piccolo gruppo di leaders, in una categoria che è tutta francese. La potremmo situare in blocco sotto un'etichetta generica intitolata, con riferimento al tipo di personaggio da essa inesso in causa, al «grande uomo politico di sinistra all'opposizione», o più semplicemente, per evocare Balzac, «un grande uomo di sinistra a Parigi». Francois Mitterrand ha abitato per quasi un quarto di secolo, con una costama che lo onora, in un palco insieme seducente e scomodo perché decisamente di opposizione. A dire il vero, il primo segretario del partito socialista, cosi accasato, non mancava di compagni né di precursori. Quale potere Quinto in lista, avelia perlomeno quattro omologhi, certamente dii'ersi da lui e dwersi l'uno nei confronti degli altri. I quattro, nell'ordine, sono Jean Jaurès, Leon Blum, Maurice Thorez e Pierre Mendès-France. Non è escluso che in futuro Michel Rocard figuri a sua volta nella serie, quando però il tempo avrà maturato, non la sua personalità, che è perfettamente «matura-, ma il suo destino, al quale non manca, per essere completo, che un po'di patina supplementare. Cominciamo da Jean Jaurès: questo intellettuale, storico pieno di intuizioni, unifi¬ catore del socialismo e tuttavia riformista nel midollo, esercita fino al 1914 un ministero della parola. Essa gli conferisce, in Francia e nell'Internazionale, un potere più reale di quello di cui gode, grazie alla partecipazione al governo, un qualsiasi piccolo e oscuro ministro della belle epoque. L'assassinio di Jaurès. nel 1914. dà alla sua vita (e certo non si chiedeva tanto) una perfezione concettuale. Essa identifica quest'uomo con la causa della pace e del socialismo. All'inizio e alla fine della carriera di Jaurès c'era la parola. Ben poca cosa, in confronto al potere concreto. Leon Blum è stato qualche volta presidente del Consiglio e alcune delle nostre leggi sociali più importanti derivano dal suo governo del 1936. trascinato, quasi travolto dagli scioperi. Non c'era tuttavia uno di quegli uomini politici alla Churchill che dominano gli avvenimenti oppure li assoggettano ai propri scopi. Eppure, incontestabilmente, è il suo bilancio all'opposizione che gli consente di figurare nella serie dei quattro o cinque personaggi che sto evocando. Opponendosi innanzitutto alla creazione del partito comunista francese: fin dal 1920. quando tanti sono ciechi, Blum dice ciò ette varrà fino ai nostri giorni sul bolscevismo. I comunisti non glielo perdonano. Blum ebbe pertanto un ruolo essenziale nella ricostruzione del partito socialista. Più tardi, a sua volta, negli Anni Settanta, toccherà a Mitterrand risuscitare questo partito dalle sue ceneri in cui ardevano ancora alcune braci di antica grandezza. Analogo apprezzamento in Blum di ciò die resterà, con successi diversi, l'elemento più controverso nell'eredità I delle sinistre francesi (quelle del '36 e del '74), cioè l'unione con il pcf. Ci si può chiedere cosa il nostro partito comunista, per quanto autenticamente operaio, abbia in comune con le aspirazioni legittime — libertà, socialismo, democrazia — che hanno animato la sinistra da oltre un secolo. E' vero che nel 1945 Blum pubblicherà un libro lucido, A l'échelle humaine. in cui ritroviamo modulate per un'epoca nuova le sue analisi cosi critiche sul bolscevismo fatte nel 1920. Dopo ciò che ho appena detto sul pcf, forse qualcuno si stupirà che proponga di ammettere Maurice Thorez nel club archetipico, e molto esclusivo, dei nostri leaders dell'opposizione. Certo, il passivo di Thorez è pesante. Negli anni 1920-1930 gli uomini dell'Internazionale comunista, o di Mosca, lo hanno manipolato come hanno voluto. Fra quei personaggi alcuni erano di indubbia qualità. Tra il '39 e il '41. Thorez si giocò il destino di un Tito francese (è il caso di rimpiangerlo?). Ebbe il torto immenso, per obbedire agli ordini di Stalin, di disertare il suo reggimento per raggiungere l'Urss. Il suo biografo Robrieux ha tracciato di questo capo supremo del pcf un ritratto impietoso, dipingendolo come una tigre di strutto, priva di spina dorsale e di carattere. Ma l'ammirevole erudito che è Robrieux fu talvolta ingiusto con il personaggio di cui tracciava magistralmente la biografia. Thorez infatti in certi momenti seppe se non resistere, almeno discutere con Mosca. Come Blum, come Jaurès, come Mitterrand, egli aveva per la cultura e i suoi rappresentanti un rispetto non sentito allo stesso grado dall'uomo che occupa attualmente il posto di segretario generale del partito comunista francese. Marchais. Mendès-France rappresenta invece l'incarnazione per eccellenza, sotto il profilo del punto d'onore, del grande oppositore di sinistra. Ne personifica il rigore morale, o quello che dovrebbe essere all'occorrenza. Il suo passaggio al potere fu sostanziale ma breve. I francesi volentieri lo fonderebbero in bronzo e gli erigerebbero statue, se questa moda monumentale esistesse ancora nelle nostre piazze. Non si sono fatti la minima premura nel confidargli la direzione del governo. Questo accadde, fra l'altro, per la sua opposizione senza sfumature al regime gollista? Un «progetto» Francois Mitterrand, ancora giovane, era una delle stelle in ascesa della Quarta Repubblica, sulla quale già incombeva l'agonia. Dal 1958 si è installato nel ruolo ingrato e dignitoso dell'eterno oppositore che avevano illustrato prima di lui i nostri quattro moschettieri: Jaurès, Blum, Thoreze Mendès. Come Leon Blum, Mitterrand ha ricostruito il partito socialista, come Blum. e forse più di lui. si è servito con alterne fortune dell'unione con la sinistra, chiamata un tempo -fronte popolare-. Come tre dei suoi -predecessori-, Jaurès. Blum e Mendès. ha conferito alla funzione del grande oppositore un lustro e anche, perché non dirlo, una costanza e una dignità morale che non srè scoraggiata dinanzi agli scherni e alle sconfitte. Non si è costretti a lutare per lui specie se si è scoraggiati da un -progetto socialista- che porta l'unghiata del Ceres. Centre d'études et recherches économiques et sociales, scoraggiati inoltre da un'alleanza con il partito comunista, abortita ma mai negata. Mi sembra però che bisogna concedere a Francois Mitterrand una certa dose di simpatia, stima, ammirazione e amicizia. Ma da dove proviene il ruolo che ha occupato quest'uomo e che magari, con l'aiuto delle elezioni, cesserà di occupare tra qualche mese? E su cosa si basa la somiglianza ai suoi quattro omologhi? Si dirà forse che è il partito comunista a impedire a priori alla sinistra di ottenere la maggioranza dell'elettorato ed essere così condannata all'opposizione quasi perpetua dal 1920 al 1980? Non è un'ipotesi falsa, ma non si applica a Jean Jaurès morto ben prima del congresso di Tours. In verità il modello strutturale del -grande oppositore di sinistra- trova origini in un passato anterio| re all'inserimento del bolscei vismo in Francia. E' prece| dente persino a Jaurès. La tradizione nazionale della proinncia. così come a Parigi, vuole infatti che agli occhi di molti il potere politico de facto conti meno del magistero morale de jure esercitato da una personalità splendente e solitaria che si impone opponendosi. Voltaire, e più tardi Hugo, ciascuno nel suo genere, si comportarono perciò da grandi uomini fuori del comune, il che voleva dire esprimere una coscienza contestatrice. Nessun monarca e nessun elettorato li avevano investiti di quella missione. Mi si obietterà che Victor Hugo fu per un certo tempo Pari di Francia, e mol- to più tardi deputato. Però la sua traversata del deserto sotto il Secondo Impero, all'epoca dei -Chàtiments- era durata due decenni. Le maggiori opposizioni del Ventesimo Secolo incarnano, che lo vogliano o no. una leadership impalpabile su milioni di persone. L'Illuminismo, e quindi il Romanticismo, avevano assegnato di preferenza ai grandi scrittori questo direttorio situato tanto in alto. La tradizione di Jaurès e di Blum. di cui ho descritto le recenti incarnazioni, può trovare anche dei titoli di nobiltà nella storia politica francese prima del 1900. Se ci è caro il ricordo di Gambetta, non è in seguito delle sue brevi comparizioni al ministero. Fu principalmente e innanzitutto all'opposizione e poi, nella maggioranza, l'anima della Repubblica, o una delle sue anime. Dai tempi delia Rivoluzione francese Mirabeau e, su uno scalino più basso. Danton, marcarono la loro epoca con discorsi che si imposero ai loro concittadini affascinati, ma quando si parla della loro azione di governo essa fu piuttosto modesta, o nulla. Leader della Fronda parigina, il cardinale De Retz personificò la sconfitta di un modo di agire. Tuttavia i suoi scritti, il suo pensiero e la sua teoria della tattica rivoluzionaria gli hanno senza dubbio guadagnato un posto nella storia. Un posto considerevole come quello occupato dal suo potente avversario Mazarino.il cardinale-ministro. ' Dobbiamo dunque ringraziare il partito comunista francese per essere stato l'ostacolo e l'abbattitore sistematico di alcuni grandi personaggi. Thorez escluso, sui quali l'opposizione di sinistra ha potuto contare in Francia dal 1920? Non avendo avuto presidenti, abbiamo ottenuto archetipi. Se De Gaulle fosse stato di sinistra la sua traversata del deserto si sarebbe certamente prolungata oltre il quarto di secolo. E la Francia e il potere avrebbero certamente perso. La serie seducente dei nostri grandi oppositori, unicamente popolata di civili, si sarebbe felicemente arricchita di un sesto uomo: un militare con le greche. E. Leroy Ladurie