Il peso della storia

Il peso della storia dal fronte popolare ad oggi Il peso della storia Credo che sulla vittoria di Mitterrand si faccia sentire il «peso della storia» della Francia e del suo movimento popolare e operaio, ma che al nuovo presidente francese si ponga più che mai il compito, per la sua futura azione di governo, di liberarsi, in una certa misura almeno, di questo peso stesso. Non vi è dubbio, mi pare, che il peso della storia abbia' giocato a favore della vittoria, quasi facendo beneficiare Mitterrand di certe costanti che, in Francia, seppure in forma nuova, permangono attraverso un movimento ondulatorio, che ora le spinge sotto la superficie e ora le riporta sopra. A partire dalla metà degli Anni 30 fino ad oggi, le sinistre hanno invariabilmente tratto la loro forza dall'essere opposizioni, talora divise fra loro e condannate all'impotenza e talora spinte a coagularsi, unirsi, lottare per riemergere. Ma non vi è del pari dubbio che la forza dell'unità non è mai stata tale da consentire di superare le divisioni interne: all'interno dei socialisti; fra socialisti e comunisti; fra socialisti e comunisti da un lato e quelle forze non socialiste e non comuniste dall'altro che, nei momenti ascensionali, finiscono per aggregarsi ai partiti della sinistra. D'altra parte, le sinistre sono riuscite ad arrivare a un successo complessivo soltanto quando queste forze non di sinistra si sono unite a loro (è il caso del 1936 e del 1981). Sicché una sinistra non unita è riuscita ad arrivare a sconfiggere i conservatori unicamente nel caso di una convergenza di questo tipo. Ma una simile convergenza pone subito in luce la sua natura, i suoi problemi, la sua potenziale debolezza: essa è forte in quanto cartello di no; debole sotto il profilo della capacità propositiva. La lezione del Fronte popolare del 1936 è molto significativa. Il Fronte ebbe la sua base d'accordo nella risposta alla minaccia d'involuzione autoritaria espressasi nettamente nel febbraio 1934 e nella convinzione di poter opporre alla crisi economica e sociale una strategia riformatrice. Senonché, nel passaggio alla fase realizzatrice-, il governo del Fronte popolare, costituitosi dopo le elezioni vittoriose del 1936, mostrò la debolezza insita nell'eterogeneità della coalizione. I risultati iniziali non furono da poco, ma non ressero ai contraccolpi. * * I socialisti di Blum si trovarono a dover destreggiarsi, oltre che di fronte alla gravità dei problemi di governo, dinanzi alla precarietà di un'alleanza con i radicali per un verso e i comunisti per l'altro, generatrice di pesanti tensioni contraddittorie. I primi intendevano contenere le riforme sociali; i secondi premevano sull'acceleratore e, se accettavano una certa moderazione riformistica, intendevano però massimizzare la loro presenza (seppure, allora, non a livello di posti ministeriali). Le nazionalizzazioni varate da Blum in campo finanziario e industriale scontentarono i primi e non appagarono i secondi, mentre le reazioni della grande finanza e della grande borghesia provocarono la fuga dei capitali e inasprirono i contrasti sociali e politici complessivi. Nel giugno del 1937 il Fron¬ te era ormai svuotato e politicamente sconfitto. Per quanto il passato non possa valere come prova per il futuro, non ci si può sottrarre all'impressione che nella situazione presente e nelle basi della vittoria di Mitterrand si intravedano i due elementi che già erano stati caratterizzanti della vicenda del 1936-1937: la forza della coalizione in quanto opposizione, la sua eterogeneità e debolezza iniziale in quanto forza di governo. Se, dopo la lunga frantumazione delle sinistre francesi dal secondo dopoguerra all'inizio degli Anni 70 che hanno visto la rinascita socialista per iniziativa soprattutto di Mitterrand, si osserva la scena, si giunge alla conclusione che molto è mutato, ma non tanto, appunto, da indurre a pensare che i nodi emersi già nel 1936 siano superati. Anzi, il peso della storia si conserva, per aspetti tutt'altro che secondari, assai notevole. * * Il partito socialista ha conosciuto un rinnovamento davvero sorprendente. Il partito di Mitterrand è riuscito a ribaltare i rapporti di forza con i comunisti, ha consolidato i suoi rapporti con la società civile, ha vissuto la vicenda più che tormentata del Programma comune e delle alleanze con il pcf tenendo saldamente in mano la leadership della sinistra nel suo insieme. Purtuttavia, ancora una volta, le sinistre, che traggono la loro spinta unitaria e ascensionale nella lotta contro i loro avversari, riflettono concezioni assai difficilmente amalgamabili. La forza di Mitterrand è stata nella capacità di articolazione dei suoi legami e orientamenti. La rinascita socialista si è compiuta utilizzando molte facce, fatte valere in diverse direzioni. In sintesi, le più importanti sono due. L'una è quella di una socialdemocrazia moderna, in grado nella politica interna di apparire accettabile a imprenditori e tecnocrati, senza il cui concorso Mitterrand non può portare a buon fine i propositi riformatori, e in politica estera fedele all'atlantismo e all'Europa: l'altra è quella rivolta a ottenere l'appoggio delle masse lavoratrici anche comuniste, che si attendono una «nuova Francia», una energica redistribuzione del reddito, maggiore democrazia nelle relazioni industriali. Non manca poi il volto aperto alle istanze libertarie, «autogestionarie», ecologiche, ecc. Quale disciplina e coerenza riuscirà a dare il nuovo presidente (che deve , superare lo scoglio assai arduo delle prossime elezioni politiche) a uno schieramento cosi articolato, al limite della contraddittorietà? La storia recente del pcf, il rapporto con il quale avrà ovviamente un valore decisivo, è tale da non deporre a favore di un grande ottimismo. Nonostante l'alleanza con i socialisti, il contenuto che il pcf ha dato ad essa è pieno di spine per i reciproci rapporti. Al di là della «primavera eurocomunista» (che il pcf ha poi mutato in un «inverno» veterocomunista e filosovietico), l'anima che il pcf fa valere è operaista, sempre pronta a denunciare i «cedimenti» socialisti, rivolta a uno statalismo considerato quale immutabile connotato del vero socialismo. E' da chiedersi, dunque, se Mitterrand riuscirà a non rendere troppo pesante il peso della storia. Molto dipenderà anche dal fatto che il pcf faccia la sua parte: una parte, sempre a giudicare dal peso della storia, più improbabile che probabile. E' anche vero, però, che la storia pesa, ma non è mai la stessa. Massimo L. Salvadori

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