Si sono ricostruiti da soli la casa e la stalla, ora aspettano le mucche

Si sono ricostruiti da soli la casa e la stalla, ora aspettano le mucche L'esempio di una delle famiglie a cui andrà il dono dei nostri lettori Si sono ricostruiti da soli la casa e la stalla, ora aspettano le mucche L'assegnazione del bestiame (un migliaio di vacche pregiate, capre, pecore) tra due settimane a Baragiano Scalo, nel centro della Lucania - Quasi ultimate le graduatorie - La seconda operazione di Specchio dei tempi nella zona più povera del Paese Il nostro inviato ci telefona da Pescopagano (Potenza): Macchie gialle di ginestra e vivide chiazze di papaveri rossi si rincorrono tra dirupi e gole selvagge, nell'esplodere di una primavera che illumina i tormentati itinerari del terremoto. Sotto il sole di maggio, mitigato dalla brezza, nel .cratere» a Nord-Ovest della provìncia di Patema, dove il sismo ha colpito più forte, la gente della Basilicata lotta ancora, giorno dopo giorno, per medicare le terribili ferite del novembre scorso. Sembra che questa terra, così avara di ricchezze, richieda per la ripresa uno sforzo eccezionale: ma nessuno dispera, fidando nelle proprie risorse e in una secolare tradizione di sacrificio. Ogni contributo è un'iniezione di fiducia. E qui, fra queste famiglie. La Stampa si appresta a ultimare, a nome dei propri lettori, la seconda parte dell'operazione solidarietà: tra due settimane, a Baragiano Scalo (comune a pochi chilometri da Potenza), nel corso della manifestazione zootecnica «Una mostra mercato per la ricostruzione», Specchio dei tempi consegnerà a centinaia di contadini — piccoli allevatori colpiti dal terremoto — il bestiame acquistato con fondi della sottoscrizione: oltre un migliaio di mucche pregiate, capre, pecore e cavalli, per il valore di circa un miliardo. Dopo il villaggio di Lioni ( Avellino ), costruito per l'emergenza nella provincia campana con il più alto tributo di distruzione e di morti, ecco dunque — come molti lettori ci avevano chiesto — un'iniziativa rivolta al futuro, per la gente contadina di un'altra regione e di una provincia altrettanto provata La perdita di animali sotto le macerie ha costituito per alcuni piccoli allevatori un colpo durissimo; c'è chi ha svenduto, per disperazione, agli sciacalli del dopoterremoto un piccolo capitale di bestiame messo insieme con sacrifici di generazioni; i gravi danni alle strutture, con stalle e cascinali crollati, hanno messo in ginocchio la parte più debole della categoria. Perciò l'iniziativa di reintegrare in parte il patrimonio zootecnico delle famiglie colpite, nel tentativo d'impedire l'esodo, una drammatica fuga dalle campagne. Le graduatorie sono ormai quasi ultimate, e mentre sulla piazza del mercato di Baragiano Scalo si montano le tettoie destinate a raccogliere il bestiame, abbiamo raggiunto nel cuore del «cratere» alcune famiglie destinatarie degli aiuti. Gente semplice e cordiale, abituata a strappare con fatica dal proprio mestiere i redditi più bassi di tutto il Paese; giovani e anziani, coppie, famiglie numerose che il disastro ha costretto a ricominciare da capo: oggi ne presentiamo alcune ai lettori, e altre ne faremo conoscere in seguito, perché sappiano che il loro gesto di solidarietà può dare certamente buoni frutti. Da contrada Padulapiana di Pescopagano, ecco, per esempio, l'immagine di due coniugi che si sono subito rimessi al lavoro, con caparbia volontà. Angelo Mastrodomenico, di 54 anni, e la moglie Maria, di 48, affittuari di 16 ettari di terreno, hanno perso in pochi secondi — domenica 23 novembre — l'abitazione e la stalla, con tutta la scorta di provviste. «Quindici quintali di vino e quaranta di grano — ricordano — oltre ad orzo, salumi, formaggi e, naturalmente, tutti i mobili. Ci siamo salvati perché in quel momento eravamo con i nostri due figli nell'aia, a giocare con la cagna "Birra" , appena divenuta madren. Mostrano il setter bianco dagli occhi tristi, accucciato vicino alle macerie della cascina: 'Proprio in quei giorni aveva dato alla luce cinque cuccioli: loro, i piccoli, erano tutti in casa e sono rimasti sotto le rovine». Con un figlio ancora studente e l'altro, diplomato perito industriale, che da cinque anni cerca invano lavoro, la rcldqcrccdndsus ricchezza dei Mastrodomenico era tutta in questo fazzoletto di terra preso in affitto dal '65. Perciò sono rimasti qui sin dalla notte del sismo, con ciò che il terremoto ha loro lasciato: tre vacche, qualche maiale e un manipolo di conigli. La prima camera da letto dopo il disastro è stato un fienile di fortuna, sei metri quadrati; poi Angelo ha tirato su, sgobbando giorno e notte, una casetta di tufo come ripostiglio ed una stalla di assi e lamiera per il bestiame. Ora marito e moglie costruiscono insieme, chiodo su chiodo, anche la tettoia per il fieno e accolgono con gratitudine l'aiuto che giunge dal Piemonte: « Una o due vacche in più sono importanti: ne avremo cura, statene certi. Per noi, pochi capi di bestiame ed il lavoro dei campi sono tutta la vita. Non abbiamo altro posto dove andare, né serve cedere alla rassegnazione: non possiamo permettercelo». Roberto Reale Maria Mastrodomenico, col marito Angelo, raccontano con orgoglio le loro fatiche di costruttori

Persone citate: Angelo Mastrodomenico, Maria Mastrodomenico, Mastrodomenico