Un «polverone» sulla Loggia di Gelli rischia di compromettere le indagini di Sandra Bonsanti

Un «polverone» sulla Loggia di Gelli rischia di compromettere le indagini Si moltiplicano indiscrezioni e fotocopie di documenti segreti Un «polverone» sulla Loggia di Gelli rischia di compromettere le indagini I magistrati non escludono che sia lo stesso Gran Maestro a rendere note carte scottanti - Psi, pri e psdi temono che si instauri un clima da caccia alle streghe ROMA — Carmelo Spagnuolo alla procura di Roma; il colonnello Antonio Viezzer al Sid; Giovanni Fanelli alla dirigenza degli «Affari Riservati.; il generale Picchiotti tra i carabinieri; e Licio Gelli a tenere le fila (insieme con Sindona) di enormi interessi bancari italiani e internazionali: visti cosi, i cinque avvisi di reato per associazione a delinquere emessi dal giudice Sica rappresentano già un nucleo, un piccolo mondo perfettamente completo, inserito ai vertici di tutte le principali strutture dello Stato. Su questo nucleo, sulle persone che ruotavano intorno ad esso e anche sui «padrini politici» ancora non individuati sta lavorando la procura di Roma: è al cuore della P2 che mirano le indagini, non certo agli ingenui «fratelli», iniziati perché convinti dal fascino sottile di Licio Gelli. I politici intanto avvertono i rìschi del clima torbido che si sta creando intorno a questa indagine, che in altri anni forse sarebbe stata addirittura impossibile. E' cominciata la guerra delle veline, proprio come ai tempi del Sifar: girano fotocopie di «appunti» di Gelli e ieri mattina Sica ne ha fatta sequestrare una nella sede dell'agenzia «Repubblica» diretta da Ugo Dell'Amico (figlio di Landò Dell'Amico, ex direttore dell'agenzia «Montecitorio»). L'appunto era scritto su un foglio intestato della P2 e portava in calce la firma di Licio Gelli. Battuto a macchina, un testo breve che riferisce di un presunto accordo editoriale fra gruppo Rizzoli e gruppo Caracciolo, nonché di «entrature», per quest'ultimo, presso il Banco Ambrosiano. Come è arrivato quel foglio firmato Gelli all'agenzia che si definisce «quotidiano politico — finanziario riservato»? Sembra che i magistrati considerino non del tutto infondata l'ipotesi che Gelli, ormai in difficoltà, abbia scelto di far giungere lui stesso alcune carte scottanti a destinazione. Certo è che il polverone sugli affiliati alla loggia Gelli e sugli scopi che alcuni di essi perseguirono dal 1971 in poi si fa ogni giorno più accecante. L'inchiesta di Sica, nata, a quanto è stato detto, per connessioni col sequestro Sindona, è sul punto di allargarsi a macchia d'olio. L'indagine sul colonnello Viezzer potrebbe infatti portare in mezzo ad altri ben noti personaggi dell'ufficio «D» del Sid. Il generale Maletti e il capitano La Bruna hanno avuto più volte a che fare con Licio Gelli, e il generale Miceli fu molto vicino all'uomo d'affari di Arezzo. Si è saputo ieri che il capitano La Bruna sin dal 1974 stava facendo indagini riservate per il Sid su Gelli, tanto che si recò a Pistoia, città d'origine di Gelli, e chiese informazioni a personagi degli ambienti di destra: precise deposizioni su questo episodio sono state raccolte dal giudice Tamburrino che a Padova ha indagato sulla «Rosa dei venti». Il colonnello Viezzer intanto ha fatto sapere che i suoi rapporti con Gelli risalgono al '70. Secondo Viezzer. Gelli. a quel tempo, si occupava di un ambasciatore ungherese e lo ospitava in casa sua. Fu cosi che, sulle traccia di quell'ambasciatore, Viezzer, allora capo dei servizi segreti a Firenze, incontrò Gelli il quale da allora fu molto gentile con alcuni sottufficiali e ufficiali (fra i quali il capitano La Bruna) tanto che vendeva loro abiti a metà prezzo della sua ditta. Viezzer fa anche capire che Gelli, quando aveva a che fare con gente del Sid, si muoveva a livello più alto del suo e trattava direttamente col generale Miceli. A Gelli e Miceli era in quel tempo molto vicino anche Carmelo Spagnuolo: si sa che nelle sue case di Santa Margherita Ligure e di Milano gli inquirenti hanno sequestrato del materiale interessante, ma non si sa di cosa si tratta. Qualcosa di più sul «centro occulto» di Gelli è raccontato dal generale Picchiotti in un'intervista all'Espresso. •Nella parte coperta della P2. dice Picchiotti .affluiscono persone di un certo rilievo nella vita pubblica italiana Per mettere in guardia contro possibili «cacce alle streghe» sono scese in campo alcune forze politiche. I socialisti temono che il clima che si è creato possa contribuire .a nascondere definitivamente questioni sulle quali sembrava si fosse iniziato a fare una certa luce, come il complesso caso Sindona.. A proposito della velina sul caso RizzoliCaracciolo VAvanti! si chiede se rappresenti 'il contenuto di uno schedario nel quale fatti rilevanti sono stati classificati, oppure se si tratta di una raccolta di informazioni assunte presso le fonti più varie.. I socialdemocratici, dopo aver dichiarato il loro consenso a Forlani per aver costituito la commissione dei tre saggi, chiedono che, .provato con documenti quanto ora è a livello di sospetti, si puniscano esemplarmente i colpevoli ma si rispetti l'onorabilità degli innocenti. Sarebbe contro i principi del nostro ordina¬ mento democratico se si volesse criminalizzare la massoneria.. Spadolini afferma che .da alcuni anni, si va delineando sullo sfondo della realtà italiana una trama di centri di potere occulto che uniscono disinvoltamente complicità politiche e pressioni dei gruppi magari mascherate sotto etichette legate a realtà o tradizioni storiche di¬ verse. Sandra Bonsanti

Luoghi citati: Arezzo, Firenze, Milano, Padova, Roma, Santa Margherita Ligure