DALL'INTERNO E DALL'ESTERO di Emilio Pucci
DALL'INTERNO E DALL'ESTERO Lo assicura in un'intervista il direttore delle Poste Ugo Monaco «Le lettere arriveranno puntuali sempre che non scioperino i treni» Rispetto al passato, aggiunge, c'è un deciso miglioramento - In futuro ci sarà un servizio più efficiente e più moderno - Per anni i lavoratori del settore sono stati pagati male ROMA — Il servizio postale è sempre sotto il mirino delle critiche più feroci. Sono lamentele esagerate o l'utenza ha tutte le ragioni per protestare? Lo chiediamo ad Ugo Monaco, da otto anni direttore generale del ministero delle Poste. «E' vero che siamo nell'occhio del ciclone — risponde Monaco — ma è altrettanto vero che tutti i servizi pubblici si trovano nella nostra stessa situazione. C'è solo il fatto che le Poste, essendo a eostante contatto con il pubblico, sono quelle più soggette a reclami per qualsiasi carenza». — Il socialista Servadei, però, in tre distinte interrogazioni, sostiene che alle Poste si lavora poco, male e, talvolta, con sprechi di denaro pubblico... «Noi siamo con la coscienza a posto. In una situazione ancora difficile facciamo di tutto per poter garantire alla meglio i servizi. Quanto alle accuse di Servadei. sono fatti che andranno verificati. Abbiamo già disposto degli accertamenti. Non mi risulta, comunque, che alla sede di Roma si entri in ritardo (ci sono degli appositi periodici controlli) o che ci siano state "gite a Roma" del personale per la presentazione di domande ai concorsi interni». — A suo giudizio, quindi, le Poste funzionano... «Il servizio c'è, nonostante tutto. Semmai, i difetti sono la mancanza di celerità e la mancanza di regolarità». — E le sembra poco... «No, ma rispetto ad un passato non troppo lontano si registra un deciso miglioramento. L'azienda sta infatti attuando una serie di provvedimenti che dovranno dare alle Poste la sospirata efficienza. C'è, intanto, una notevole ripresa per quanto riguarda i tempi di consegna della corrispondenza. Ne fanno fede gli attestati di fiducia che incominciamo a ricevere non solo dai grandi utenti, ma anche da gente comune. Nel novembre scorso, un giornale ha addirittura parlato di "miracolo della posta", quando, due giorni dopo il terremoto, i nostri uffici sono stati riaperti in tutte le zone disastrate e le pensioni pagate regolarmente». — Merito del piano di ristrutturazione? «Certo: l'amministrazione si sta muovendo lungo due linee di indirizzo. La prima è quella del miglioramento delle condizioni di lavoro ed economiche del personale. L'accordo sul rinnovo del contratto siglato nei giorni scorsi impegna a smaltire l'accumulo di corrispondenza avutosi sotto Pasqua per effetto degli scioperi. Da parte nostra c'è l'impegno (ed è questo il secondo obbiettivo) a completare i concorsi per l'assunzione di nuovo personale o per il passaggio interno di categoria. Inoltre, si stanno anche migliorando le condizioni ambientali di lavoro e, con esse, le condizioni di professionalità con l'introduzione dei nuovi sistemi di automazione e meccanizzazione. E' vero che la costruzione dei centri è in ritardo ma tenteremo di recuperare». — Quando, allora, potremo avere una Posta finalmente moderna? ' «E' una domanda cui è difficile rispondere, perché non amo fare promesse, ma stare ai fatti. Posso dire soltanto che con questi provvedimenti stiamo marciando sulla strada giusta. Il miglioramento è lento ma progressivo e resta sempre condizionato alla necessità di regolamentare l'a- zione sindacale nell'ambito dei pubblici servizi. Vorrei ricordare, in proposito, che basta soltanto uno sciopero dei treni o degli aerei per provocare ritardi, anche di giorni, nel recapito di lettere, raccomandate, telegrammi e pacchi». — Lei attribuisce buona parte dei disguidi a cause esterne all'amministrazione, come gli scioperi nel settore' dei trasporti, l'assenteismo, una distribuzione più difficile nelle grandi città. Nessun errore di gestione? «Ci sono anche problemi addebitabili all'azienda, primo fra tutti quello di aver mal pagato per anni il lavoratore, postelegrafonico. Mettiamoci pure ambienti di lavoro quasi sempre antigienici e poco accoglienti. Ora si sta rimediando, ma c'è ancora moltissimo da fare. La svolta dovrebbe venire dal nuovo contratto, mentre, con il piano di ammodernamento, i fondi per gli investimenti hanno superato il 20 per cento del totale. Per elevare ulteriormente la quota si dovrebbero però adeguare le tariffe postali ai costi effettivi». Emilio Pucci
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