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Musorgskij dilettante complicato SI CHIUDE OGGI ALLA SCALA IL CONVEGNO SUL GRANDE MUSICISTA Musorgskij dilettante complicato MILANO — Si conclude oggi alla Piccola Scala il -Convegno Internazionale Musorgskij»: in tre giorni di relazioni e discussioni ha rappresentato, sotto il profilo culturale, il momento più significativo del -Festival» che il teatro milanese ha intitolato al compositore nel primo centenario della morte. Dopo l'apertura ufficiale e l'introduzione ai lavori di Francesco Degrada, direttore scientifico della manifestazione, la prima relazione è stata letta da Cari Dahlhaus, Musorgskij nella storia della musica del XIX secolo: lo studioso berlinese ha da poco pubblicato una storia musicale dell'Ottocento, preparando la quale, per chiarire a se stesso e agli altri metodo e impostazione, ha finito con lo scrivere un altro libro, da poco tradotto anche in italiano, i Fondamenti di storiografia musicale: una circostanza che dice molto sulla natura problematica, sulla visione complessa dell'illustre musicologo. Qualità che hanno brillato anche nell'intervento milanese: secondo la buona tradizione tedesca, Dahlhaus tratta i termini realismo, classicismo, romanticismo non come formule di comodo, ma come individui concreti: ma ne mette sempre in discussione i presupposti, fa contemporaneamente una storia della musica e una storia delle formule critiche in cui la prima si è cristallizzata. Per Musorgskij è partito dal termine dilettantismo, usato prò e contro il compositore, quindi ha spiegato cosa significhi realismo in Musorgskij e nella musica in genere. Nell'età, il secondo Ottocento, in cui il realismo domina in letteratura, la musica sembrò defilarsi da questa tendenza, come arte romantica, anti realistica per predestinazione: unica eccezione, appunto, Musorgskij, che Dahlhaus inserisce a pieno titolo in quella corrente riconsiderando termini come -dilettante», -prosa musicale», chiamando a testimoniare i formalisti russi (Sklovskij) e compiendo brevi sondaggi in episodi del Boris. Anche Massiìno Mila (Classicità del «Boris»), con esperienze e metodo diversi, è pervenuto ad un medesimo accertamento del realismo musorgskijano: attinto tramite un razionalismo anti romantico, una componente -classicache rende il Boris lontano dal -dramma musicale continuo» (d'ispirazione romantica) a causa di una maggiore concretezza formale, -di una plasticità ed evidenza dei temi», di una autonomia della musica nei confronti della parola e del dramma. Tutte le relazioni sono state ordinate con molta avvedutezza in modo da sottoporre all'attenzione l'intera figura di Musorgskij in tutte le sue virtualità e prospettive. Dedicato alla storia del Gruppo dei Cinque è stato l'intervento di Luigi Pestalozza, che ha analizzato con grande finezza i motivi della dissoluzione del gruppo, riconoscendo proprio alle novità strutturali, linguistiche e drammatiche di Musorgskij la ragione vera della spaccatura: e sul terreno storico critico sono scese anche le relazioni degli studiosi sovietici Gozenpud, Orlova e Kandinskij. alcune preziose per l'apporto di dati inediti. I rapporti di Musorgskij con la critica coeva sono stati trattati da Robert W. Oldani, il quadro storico della Russia del tempo lo ha delineato Robert Ridenour; sul piano della critica testuale è intervenuto David Lloyd-Jones (orchestrazione originale del Boris;,- di grande interesse, per i rapporti estramusicali, le relazioni di Nicoletta Misler su Musorgskij e Hartmann (il pittore dei Quadri d'una esposizione.!, di Eridano Bazzarelli e di Fausto Malcovati sull'incontro del musicista con Pushkin e Gogol. Ritratti di singole opere hanno tracciato Mario Baroni. Gioacchino Lama Tornasi, Piero Santi, Rubens Tedeschi. Oggi il Convegno si chiude con l'esplorazione di zone meno battute: le liriche per canto e piano (Roman Vlad>, il -pianismo» di Musorgskij (Piero Rattalino), i suoi riflessi sulla tradizione musicale sovietica (Ivan Ivanovic Martinov) e su quella francese (Claudio Casini). Giorgio Pestelli