Visita al carcere di Porto Azzurro chiamate l'«ergastolo dei suicidi» di Vincenzo Tessandori

Visita al carcere di Porto Azzurro chiamate l'«ergastolo dei suicidi» Nella seconda metà di aprile tre detenuti si sono tolti la vita Visita al carcere di Porto Azzurro chiamate l'«ergastolo dei suicidi» Una vita difficile non soltanto per i reclusi: anche le guardie hanno gravi problemi DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE PORTO AZZURRO — Ora lo chiamano il carcere dei suicidi. Si sono uccisi in tre, all'ergastolo di Porto Azzurro da meta aprile, c l'ultimo l'altra sera. Avevano 71, 33 e 43 anni, storie diverse e disperate. Dicono in direzione: -E' scoppiata una specie di epidemia psicologica'. C'è tensione nella casa penale e mille problemi antichi sono esplosi. Da sei giorni gli agenti si sono consegnati in caserma: protestano per la vita impossibile cui sono costretti. A Forte San Giacomo esiste la più alta concentrazione di detenuti condannati a vita: 75 su 289. Gente senza futuro che ora, dicono, spera in un miracolo quando tra i referendum si dovrà decidere an¬ che sulla pena perpetua. Ieri c'erano 443 detenuti, chi non ha l'ergastolo deve scontare lunghe condanne. La rocca, trasformata in carcere nel 1858, occupa una posizione incantevole su una collina all'ingresso del golfo di Porto Azzurro: l'inferno, dicono qui, accanto al paradiso, anche se molti, a cominciare dalla direzione, sono impegnati per rendere meno grama la vita dei prigionieriGran parte dei detenuti lavora, viene stampato un mensile («La grande promessa»), funziona una tivù alternativa a circuito interno: Dice il direttore, Raffaele Ciccotti, 52 anni, marchigiano, sposato, con due figli, nell'amministrazione dal 1954, a Porto Azzurro da undici an- i n e n a a i o, e i. ), a e a - ni: -I problemi sono enormi. Abbiamo 130 agenti e ne mancano almeno quaranta; i turni sono pesanti, la preparazione è scarsa, il livello culturale delle guardie molto basso: le scuole militari che dovrebbero prepararle non sono adeguate. Ormai esiste una pericolosa discrepanza con il livello culturale del detenuto, spesso più alto di quello della guardia». Fare il sorvegliante in carcere è definito dal dottor Ciccotti -lavoro ingrato e poco gratificante sotto il profilo umano'. Un'ora di straordinario viene compensata con 1000 lire lorde, 720 nette, un detenuto che lavora, assicurano, ne ottiene 1800-2100 ed esiste un tetto oltre il quale gli straordinari agli agenti non sono retribuiti. La vita nel microcosmo scivola lenta, l'ergastolo cancella tutto, osserva Ciccotti. Ha detto: «La speranza di libertà è quella che permette di sopravvivere'. Aggiunge: -L'ergastolo dovrebbe essere abolito perché non si giustifica sotto il profilo umano né sotto quello giuridico, e neppure socialmente perché non costituisce un deterrente. Chi vuole commettere dei reati ritiene di farla franca. Noi tutti operatori penitenziari ci troviamo ad agire meglio di fronte ad una persona motivata ad affrettare i tempi della liberazione, e quindi viene facilitato anche il lavoro di recupero. L'ergastolano spesso commette dei reati perché sa di non avere più niente da perdere». Su questo punto è d'accordo anche il comandante delle guardie, maresciallo Aurelio Mascioni, da ventisette anni a Porto Azzurro: -Spesso ho notato che le famiglie tendono a rompere con chi è condannato a vita». E il cappellano, don Giovanni Vavassori, da undici anni nell'istituto, sottolinea come per gli ergastolani «i primi anni siano terribili.. Da tempo immemorabile la situazione nel carcerario è pesante. Se ne è parlato ieri pomeriggio anche a Portoferraio, al convegno sull'« Arcipelago toscano» organizzato dalla Regione. Sulle isole esistono quattro prigioni: oltre a Porto Azzurro, ci sono carceri a Capraia, mentre la Gorgona e Pianosa sono completamente occupate dagli istituti penitenziari. E Pianosa sembra un «polo» molto delicato, dove la tensione è al massimo e dove esiste una diramazione, la «Agrippa» a massima sorveglianza, nella quale sono concentrati brigatisti come Alberto Franceschini, Luca Nicolotti e Raffaele Fiore, nappisti come Nicola Pellecchia. presunti piellini militanti della XXII Ottobre genovese. Dovrebbero esserci un direttore e tre vicedirettori. crcacnldldalcpma i la responsabilità è da qualche Itempo sulle spalle del dottor iCiccotti perché nessuno vole-1va accettare. Sull'isola è stato |per ora una sola volta. Ag- 1giunge: -Pianosa è da anni un istituto alla deriva, dove i problemi si acuiscono. Il per- sonale non è preparato, molte jguardie sono giovanissime, al-\cune sono state inviate li per |punizione». Le carceri sulle isole sono ancora attuali? Il pretore di Portoferraio. dottor Mario Della Valle, nella relazione fatta ieri al convegno ha sottolineato che -se per il territorio la presenza degli istituti comporta effetti di segno opposto o comunque valutabili positivamente sotto alcuni aspetti, quelli nell'ambito car- cerario sono senz'altro negativi'. Poi ha spiegato: -Si voleva relegare il più lontano possibile e isolare anche geograficamente dal contesto sociale, alla stregua dei lebbrosi, i reclusi che molto spesso venivano visti più come degli animali feroci che come esseri umani da reinserire pienamente nella società'. E ha concluso: -Oggi gli istituti penitenziari delle isole non rispondono più a questa finalità e in particolare a quella della sicurezza, che ne costituiva il motivo principale». Vincenzo Tessandori

Luoghi citati: Porto Azzurro, Portoferraio