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Berlino Ovest Enigma alle urne di Tito Sansa
Berlino Ovest Enigma alle urne OSSERVATORIO Berlino Ovest Enigma alle urne Nessuno azzarda previsioni sull'esito delle elezioni per il rinnovo del Parlamento di Berlino alle quali sono chiamati domani un milione e mezzo di abitanti del settore occidentale dell'ex capitale. Benché ufficialmente tutti lo neghino è fuori dubbio che il risultato potrebbe avere influenza sulla costellazione politica in tutta la Germania se — come molti temono — la coalizione di governo socialdemocraticoliberale dovesse uscire sconfitta dalle urne. Potrebbe essere il preludio di una futura collaborazione dei liberali con i democristiani, all'opposizione tanto a Berlino quanto a Bonn. Quelle di domani sono elezioni anticipate, imposte dai democristiani in seguito alle dimissioni del sindaco socialdemocratico Dietrich Stobbe, il cui governo fu coinvolto nello scandalo edilizio dell'imprenditore Garski. E Bonn, avvertendo il pericolo, ha sacrificato in gennaio uno dei suoi uomini più prestigiosi, il ministro della giustizia Joachim Vogel (uno dei delfini del cancelliere Helmut Schmidt) inviandolo in gennaio a Berlino per recuperare la fiducia intorno al partito socialdemocratico. In soli cento giorni, Vogel è riuscito a raccogliere le simpatie dei berlinesi, ma non a dissipare la sfiducia nei confronti del partito. Sondaggi demoscopici rivelano che il 44 per cento degli elettori è a favore del nuovo sindaco, ma solo il 33 per la socialdemocrazia, esattamente il contrario di quanto avviene per il suo rivale, il democristiano Richard von Weizsaecker, che è preferito dal 33 per cento degli interrogati i quali per il 44 per cento preferiscono il suo partito. Data questa insolita situazione delle preferenze incrociate, è probabile che domani sera né l'uno, né l'altro dei grandi partiti avrà ottenuto un numero di voti sufficiente per una stabile maggioranza. Di sicuro è soltanto il «trend» degli elettori: contrario ai socialdemocratici (che due anni fa ottennero il 42,7 per cento) e favorevole ai democristiani (che ebbero il 44,4 per cento). Le grandi incognite sono costituite dai liberali (che ottennero, 1*8,1 per cento e stavolta rischiano di non superare il quoziente del 5 per cento indispensabile per entrare nel Parlamento) e dalla «lista alternativa» di giovani contestatori di sinistra che tutti i sondaggi danno per sicuri con circa 1,8 per cento. Nonostante l'incertezza e l'alta posta in gioco, la campagna elettorale si é svolta con toni moderati, grazie soprattutto alla signorilità dei due grandi rivali. Allo slogan dei democristiani: «E' l'ora del cambio di guardia», i socialdemocratici hanno risposto: «E' già avvenuto con Vogel» e «quattro mesi di Vogel sono buoni, quattro anni di Vogel saranno ottimi». Messa da parte la grande politica, i temi offerti all'elettore sono stati quelli che direttamente lo interessano e gli stanno a cuore: la crisi edilizia, le occupazioni di case da parte dei giovani, l'invasione degli stranieri, l'ordine pubblico, l'invecchiamento e lo spopolamento della città. In lizza per i 12S seggi del Parlamento berlinese sono otto partiti (ma quelli che contano sono solo quattro, i socialdemocratici, i democristiani, i liberali, e la «lista alternativa» che ha per simbolo un porcospino) e 9 candidati a titolo personale. Tito Sansa
Persone citate: Dietrich Stobbe, Helmut Schmidt, Joachim Vogel, Ovest Enigma, Richard Von Weizsaecker, Vogel
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