Un altro giovane detenuto si è impiccato a San Vittore

Un altro giovane detenuto si è impiccato a San Vittore E' il secondo suicidio nel giro di soli tre giorni Un altro giovane detenuto si è impiccato a San Vittore Il recluso, di 34 anni, era in carcere per un duplice omicidio DALLA REDAZIONE MILANESE MILANO — Saverio Saracino. 34 anni, in carcere per duplice omicidio, è stato trovato morto impiccato nella sua cella di San Vittore.. Nel giro di tre giorni è il secondo detenuto morto: lunedì scorso era toccato ad Alessandro Carbone, 32 anni, tossicodipendente in attesa di giudizio per furto, che si era ucciso impiccandosi in un gabinetto. A loro vanno ad aggiungersi altri due morti: Claudio Bertelli, rapinatore, impiccatosi il 5 gennaio e Antonio Bufano, ucciso a coltellate il 14 marzo, durante l'ora d'aria. E poi i feriti, in qualche caso rimasti tali solo per il tempestivo intervento delle guardie, come il medico Emilio Cornacchia, aggredito e ferito a colpi di karaté, strappato ai suoi aggressori mentre stavano per mettergli un cappio al collo. Altri sono stati accoltellati e l'ultimo ferimento risale a tre giorni fa, vittime Salvatore Mattella ed Egidio Soloperto. Tutto ciò si scopre leggendo le cronache di questi ultimi mesi ma moltissimi altri sono stati gli episodi di violenza mai raccontati, le aggressioni, le risse, i pestaggi. Notizie rimaste dentro le mura del carcere, coperte dall'omertà dei detenuti o da una malintesa prudenza da parte delle autorità. In più si aggiunge il dramma di chi in carcere arriva ammalato o si ammala: «Le terapie, le diagnostiche, l'assistenza infermieristica sono di una carenza spaventosa — si legge in un comunicato redatto dai detenuti in stato di agitazione —: in questi ultimi mesi si sono verificate tre morti per queste carenze e altri casi sono in corso al limite della sopravvivenza». Sulla morte di Saverio Saracino, come già su tutti gli altri episodi di violenza, è stata aperta un'inchiesta della magistratura. Oggi con tutta probabilità verrà eseguita l'autopsia per stabilire se si tratta di suicidio o se invece il detenuto è stato ucciso. Il magistrato inquirente ha interrogato come testimoni quattro agenti di custodia, tre detenuti e un medico del carcere: l'unica cosa che ha potuto accertare è che la morte risale a pochi minuti prima della scoperta del cadavere: sembra infatti che sia stata tentata, inutilmente, una pratica di rianimazione. Saracino era in carcere dal 30 aprile per l'uccisione di Luigia Ciampolillo, prostituta, e Donato Marrano, suo convivente e protettore. I due erano stati assassinati la notte del giorno prima a colpi di pistola. Le indagini non erano state difficili. Il delitto era avvenuto nel cortile di un condominio nel quale abitava appunto Saverio Saracino, per anni amico e protettore della Ciampolillo. Poche ore dopo il fermo, la confessione. Saracino ammise di avere sparato ai due: «Luigia — raccontò agli inquirenti — voleva indietro alcuni mini-appartamenti. Mi ricattavano perché dessi loro i soldi». La Ciampolillo e l'amico erano andati all'appuntamento con il Saracino per un «chiarimento»; «Ho insto che Marrano tenet>a la mano in tasca e temevo mi volesse sparare, ho fatto fuoco». Dopo aver colpito l'uomo, Saracino si è accanito contro la donna che fuggiva: due colpi alla schiena. Quindi è tornato indietro, ha visto che Marrano era solo ferito e con altri due colpi ha ucciso pure lui. In carcere aveva chiesto di essere messo in «isolamento volontario»: gli avevano dato una cella singola da dove non usciva mai, neppure per l'aria. E proprio durante l'aria è morto: impiccato ad un'inferriata con la cinghia dei pantaloni usata come cappio. La porta era aperta ma apparentemente nessuno si è accorto di niente in tempo per salvarlo.

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