Si trasforma in rissa il duello tra il presidente e Mitterrand di Bernardo Valli

Si trasforma in rissa il duello tra il presidente e Mitterrand Stasera finiscono i comizi, domenica il ballottaggio per l'Eliseo Si trasforma in rissa il duello tra il presidente e Mitterrand DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE PARIGI — Nessun presidente della Terza. Quarta. Quinta Repubblica, insomma dal 1871. aveva consentito l'esistenza di un sindaco di Parigi. Per più di un secolo nessun capo di Stato, né Mac Mahon né De Gaulle ha voluto un concorrente prestigioso sulle ri re della Senna. La carica era stata abolita. In un momento di liberalismo. Giscard l'ha ripristinata: poi si è certamente pentito. Adesso Chirac. sindaco di Parigi, segue silenzioso e potente le ultime battute della campagna elettorale (i comizi finiscono stasera) dal palazzo del Municipio, devastato o distrutto da due rwoluzioni e puntualmente riparato o ricostruito sull'antico modello rinascimentale. Eliminato al primo turno con onore (più del 18 per cento dei voti) il sindaco di Parigi è rimasto uno dei maggiori protagonisti del duello decisivo tra Giscard e Mitterrand. I suoi silenzi, le sue brevi dichiarazioni hanno pesato e pesano ancora. Potrebbero risultare decisivi. Il suo ufficio si affaccia sulla Senna. E' più grande e più luminoso di quello di Giscard nel palazzo dell'Eliseo, dove conta entrare un giorno. Forse tra sette anni. Non è ancora cinquantenne, può aspettare. Ora svolge il ruolo singolare di un concorrente scartato in semifinale che può determinare la vittoria di uno dei suoi avversari rimasti in lizza. Se Giscard resterà presidente lo dovrà a Chirac. se perderà lo dovrà egualmente a Chirac. Con i suoi silenzi e le sue brevi, reticenti dichiarazioni, il capo neogollista ha ritmato la campagna elettorale. Le ha dato anzitutto un tono negatila. Il suo primo appello agli oltre cinque milioni di elettori neogollisti, all'indomani del primo turno, è stato nella sostanza: io non posso votare Mitterrand, ma voi votate pure contro Giscard. Mercoledì sera ha detto: votate contro Mitterrand. Si è ben guardato dal dire votate per Giscard. A destra lo slogan in negativo è rimasto quello dominante. Nella Francia '81 si vota contro qualcuno e non per qualcuno. Sicché si avrà domenica sera un capo dello Stato eletto «contro» il candidato sconfitto. Un capo di Stato in negativo. Lo stesso presidente si è dovuto adeguare allo stile imposto da Chirac. per ottenere i voti dei neogollisti che gli sono indispensabili per restare all'Eliseo. Negli ultimi interventi non insiste troppo sulla difesa del suo settennio, ma piuttosto sul pericolo che a suo aiwiso comporterebbe una vittoria del candidato socialista, privo della maggioranza parlamentare necessaria per far funzionare le istituzioni della Quin¬ ta Repubblica (al tempo stesso presidenziale e parlamentare), alleato reale o virtuale dei comunisti, portatore di un programma che accentuerebbe statalismo e burocrazia, per via delle promesse nazionalizzazioni (undici gruppi industriali e tutte le banche). Questa tattica giscardiana è stata definita «sordida» e «menzognera» da Mitterrand, il quale ha dedicato ieri sera il suo tempo televisivo a denunciare «le dodici bugie pronunciate in venti minuti» dal suo avversario la sera prima. Il leader socialista ha appesantito il linguaggio. «Sparare alle spalle è la sua specialità» ha detto di Giscard. Arroccato nel municipio rinascimentale sulla Senna. Chirac tace. Lui. abituato alle risse politiche, assiste silenzioso alla rissa finale dei suoi avversari. Mercoledì ha compiuto un passo in favore di Giscard. Non poteva far altro. I deputati neogollisti lo hanno' spinto a quel gesto: sono stati eletti nel '78 insieme con i giscardiani. spesso con i voti giscardiani. e non vogliono lo scioglimento del Parlamento promesso da Mitterrand. Ma l'apparato del partito (rpr) era ostile e lo resta. Ora si dà da fare per far capire agli elettori che «si può» votare contro Giscard. Fanno di più: si dichiarano certi della vittoria di Mitterrand. Nel quartier generale neogollista si pronostica la'vittoria del candidato socialista. La caccia ai voti gollisti impegna anche la sinistra. Mitterrand esibisce gli amici del generale defunto che si sono dichiarati contro Giscard. Il fantasma di De Gaulle domina in queste ore la campagna elettorale. Scrive il direttore di Le Monde: «I due candidati invocano volentieri il generale De Gaulle. Ma si rivolgono allo stesso personaggio? Per Giscard d'Estaing è evidentemente il fondatore della Quinta Repubblica, per Francois Mitterrand è colui che, dai comunisti ai liberali, unì i francesi dal '44 al '46. Ma il presidente uscente e il suo avversario hanno entrambi contribuito alle sue dimissioni nel 1969. Almeno su questo punto sono alla pari. In apparenza un certo numero di coloro che vengono chiamati gallo-chiracchiani lo perdonano meno a Giscard d'Estaing che a Mitterrand. Domenica i loro voti saranno decisivi». Saranno insomma gli elettori di Chirac al primo turno a determinare la vittoria di Giscard o Mitterrand al ballottaggio. Ma anche i voti comunisti conteranno. Sono comunque essenziali al candidata socialista. E non è detto che egli li abbia già acquisiti. Come Chirac. Marchais ha imposto una campagna elettorale in negativo. Dice: votate per Mitterrand per iiotare contro Giscard. Molti militanti potrebbero interpretare questo invito come un'esortazione ad astenersi. Bernardo Valli

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