Tripoli potrà avere un ce ufficio» in Usa Reagan non rinuncia ai petrolio libico

Tripoli potrà avere un ce ufficio» in Usa Reagan non rinuncia ai petrolio libico Segni di distensione dopo l'espulsione di tutti i diplomatici di Gheddafi Tripoli potrà avere un ce ufficio» in Usa Reagan non rinuncia ai petrolio libico Tuttavia Washington preferisce che «nessun americano si rechi in Libia né vi risieda» - «Non siamo in grado di proteggerli» - L'incaricato d'affari libico: volevamo costruire un ponte tra i due Paesi, non esportare la rivoluzione DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK — La chiusura dell'ambasciata libica a Washington e l'espulsione del suo personale non significa che le relazioni diplomatiche tra gli Stati Uniti e la Libia saranno totalmente interrotte. La superpotenza è disposta a concedere al regime di Gheddafi l'apertura di un ufficio presso un'altra ambasciata per la tutela dei suoi interessi in territorio americano. Chiede però che le sia permesso di fare altrettanto a Tripoli, dove la rappresentanza Usa è virtualmente chiusa dal dicembre '79. da quando cioè fu assalita da una folla di dimostranti. Lo ha precisato ieri a Washington il dipartimento di Stato. 24 ore dopo l'annuncio della drastica misura. Gli Stati Uniti sono anche pronti a continuare le importazioni di petrolio dalla Libia, circa 650 mila barili al giorno, il 5 per cento del loro fabbisogno, per cui spendono tra i 10 e i 12 miliardi di dollari l'anno. Non intendono neppure espellere i 4000 studenti libici attualmente nelle loro università «purché rispettino la legge e seguano il programma accademico ». Pre feriscono tuttavia che -nessun cittadino americano si rechi in Libia o l'i risieda... perché il governo Usa non è in grado di fornire assistenza né protezione». Gli americani in territorio libico sono oltre 2000, in genere impiegati nel settore petrolifero. Queste precisazioni, che tendono a sdrammatizzare l'ordine del presidente Reagan, potrebbero evitare che la crisi tra gli Stati Uniti e la Libia precipiti. Tripoli finora non ha adottato ritorsioni. L'incaricato d'affari a Washington, Houderi, che come gli altri dovrà partire entro mercoledì, ha reagito in modo pacato. Ha detto che il suo incarico era di «costruire un ponte, tra i due Paesi, -non di esportare la rivoluzione», e ha espresso il rammarico di non potere finire il suo lavoro. Houderi è l'uomo che due anni fa cercò di «arruolare» come agente commerciale per la Libia il fratello dell'allora presidente Carter. Billy. provocando uno scandalo. A Washington si pensa che il regime di Gheddafi non voglia rinunciare agli introiti petroliferi, necessari al proprio riarmo. Perché il governo Reagan ha preso un provvedimento clamoroso, se non si proponeva di andare fino in fondo? La risposta l'ha data il portavoce della Casa Bianca. Allin. «Il comportamento libico, negli Stati Uniti e nei rapporti internazionali — ha detto — era diventato inaccettabile». Il portavoce ha elencato i capi d'accusa: Tripoli appoggia il terrorismo, dà la caccia ai suoi oppositori anche in territorio americano, finanzia e arma i movimenti rivoluzionari comunisti nel Nord Africa, pratica una politaca di aggressione nei confronti dei vicini, funziona da arsenale dell'Unione Sovietica. Sono tutti addebiti che Houderi ha respinto. Ma. chiaramente. Reagan ha voluto ammonire il regime di Gheddafi. Con la chiusura dell'ambasciata e l'espulsione dei diplomatici, il presidente ha raggiunto due obbiettivi. Ha dimostrato di agire contro i Paesi da lui considerati, a torto o ragione, fonti di destabilizzazzione: e ha cancellato la sensazione di debolezza data alla parte più conservatrice degli Stati Uniti con la revoca dell'embargo delle esportazioni di cereali all'Urss. il mese scorso. Sul suo «libro nero» figura adesso Cuba. Vi è la sensazione, a Washington, che Reagan prepari misure anche contro Castro. Proprio ieri il Dipartimento di Stato ha denunciato infatti l'intervento cubano in Guatemala. «Castro — ha detto il portavoce Fischer — addestra e aiuta 2000 guerriglieri». Un emissario di Reagan. il general Walters. ex vicedirettore della Cia. andrà in Guatemala la settimana prossima. A parere della stampa americana, dietro l'irrigidimento americano nei confronti della Libia si nascondono due esigenze: mettere sull'avviso Gheddafi che la superpotenza non accetterebbe un tentativo di sovversione in Egitto e in Sudan, tentativo che secondo la Cia sarebbe in preparazione, e impedire che la Libia ottenga la bomba.atomica dal Pakistan. Questo ultimo punto è stato toccato una decina di giorni fa dalla rete televisiva Abc. secondo cui tra Gheddafi e il Generale Zia esiste un accordo: il primo fornirebbe uranio del Ciad al secondo, e questi in cambio lo farebbe partecipe della superarma. E' difficile accertare sino a che punto tali informazioni, non confermate ufficialmente, siano fondate. E' indubbio comunque che un nuovo motivo di tensione si è aggiunto ai numerosi altri già esistenti in Medio Oriente, proprio nel momento in cui si delinea il pericolo di una guerra tra Si¬ ria e Israele. La conflittualità russo-americana si esende nel Terzo Mondo e ritmo accelerato. Non a caso, gli Stati Uniti hanno annunciato la drastica misura una settimana dopo che Gheddafi si era recato a Mosca e aveva ordinato armi per 12 miliardi di dollari. Questo sviluppo potrebbe costituire la giustificazione per chiedere ai Paesi arabi basi militari: un preludio negativo alla ricerca della distensione promessa a Roma alla Nato. e. c.