Un Rasputin per noi?

Un Rasputin per noi? Un Rasputin per noi? Ciascuno ha il Rasputin che si merita. Alla nostra piccola decadenza basta Licio Gelli, il capo della loggia massonica P 2 che è filiazione ed eresia del Grande Oriente d'Italia. Non disturba lo stile dimesso, alla mano, dell'uomo d'affari di Arezzo, che è partito verso la sua malconosciuta carriera da semplice impiegalo della Permaflex: i suoi esordi non troppo esoterici, paesani, ben si addicono a quella che continua a chiamarsi, come al tempo delle gloriose origini, «società dei liberi muratori». Disturba che l'attività segreta del suo Piccolo Oriente servisse di copertura a iniziative molteplici e tutte — a quanto si dice — piuttosto torbide: progetti di repubblica presidenziale e di golpe, evasioni fiscali e tangenti petrolifere, traffici internazionali e consuetudini con Sindona. Spiace, anche, che abbia sostituito martelli e cazzuole con archivi di transazioni commerciali, fototessere ed elenchi nominativi che, così come si mettono le cose, suonano inevitabilmente compromissori nei confronti degli iscritti. Agenti dei servizi segreti, generali, magistrati, giornalisti, politici smentiscono o attenuano il senso dell'affiliazione. Certo è possibile la buona fede usurpata, e perfino che gran pane di quei nomi riempissero, come dire, un carnet di intenti, fossero le vittime designate, magari improbabili, delle trappole di Gelli. Faccia luce, chi può e deve, per mettere ai riparo i galantuomini e allo sbando gli eventuali corrotti. Ma gli altri, che vergogna. Cedere al magnetismo di Gelli. Farsi raccomandare da una tessera della sotto-massoneria. Giocare alla società segreta oggi, nell'età del registratore e della fotocopia! 1. m.

Persone citate: Gelli, Licio Gelli, Sindona

Luoghi citati: Arezzo, Italia